Viterbo - Sostanze tossiche in casa dei genitori del giovane medico
 Attilio Manca, l'urologo trovato morto nel 2004 |
 Angela Manca, la madre di Attilio Manca |
 Gianluca Manca, il fratello di Attilio, con il suo avvocato Fabio Repici |
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– Insulti e offese. Alla memoria di Attilio Manca e alla sua famiglia.
E’ Angela Manca a denunciarlo. La madre dell’urologo trovato morto nella sua casa a Santa Maria della Grotticella nel 2004, ha pubblicato un nuovo post sul sito di Attilio. Poche righe per rendere pubbliche tutte le angherie subite in questi sette anni. Dalla morte di Attilio in poi.
“Una vera persecuzione nei riguardi miei e di mio marito”, scrive Angela, iniziata “dopo la denuncia che dietro l’omicidio di Attilio c’era la mafia”. “La nostra abitazione (ndr. I coniugi Manca abitano a Barcellona Pozzo di Gotto, provincia di Messina) – continua la madre dell’urologo – è stata invasa da strane sostanze irritanti per le vie respiratorie, tanto che più volte siamo finiti al pronto soccorso per gravi problemi respiratori.
Polizia e carabinieri ci hanno consigliato di abbandonare questa casa, ma noi abbiamo continuato a resistere, anche perché questa è la casa dove sono cresciuti i nostri figli, dove abbiamo trascorso gli anni sereni della nostra vita, dove la mafia ci ha consegnato Attilio in una bara, dove ci sono i ricordi di una vita”.
Una sera, a metà maggio, dopo aver sentito “il solito odore nauseabondo”, i coniugi Manca hanno chiamato i vigili del fuoco, che hanno rilevato un’alta concentrazione di sostanze tossiche. “Ci hanno intimato di abbandonare la casa immediatamente perché nel sonno potevamo perdere i sensi” scrive la signora Manca. Episodi analoghi si sono verificati anche nei giorni successivi.
Intanto, da Barcellona Pozzo di Gotto, la madre, il padre e il fratello di Attilio, Gianluca Manca, attendono il responso del gip Salvatore Fanti in merito all’archiviazione del caso. E’ la terza volta che il pm Petroselli la richiede. Ed è la terza volta che la famiglia Manca si oppone. Perché per loro, l’ipotesi che Attilio si sia ucciso è inaccettabile e impossibile.
Il giovane medico viene trovato cadavere nel suo appartamento a Santa Maria della Grotticella il 12 febbraio 2004. A causarne la morte, dirà l’autopsia, l’effetto combinato di tre sostanze: alcolici, eroina e Diazepam (il principio attivo contenuto nel sedativo Tranquirit). Sul braccio sinistro i segni di due iniezioni letali. Ma Attilio, dicono i parenti, non può esserseli fatti da solo: è mancino.
Di diverso avviso il pm Petroselli, convinto che il giovane urologo si sia suicidato. Da qui la richiesta di archiviazione del caso, respinta, finora, per due volte dal giudice Mautone.
La parola spetta, ora, al collega Fanti che, all’ultima udienza del 16 luglio 2010, disse di volersi prendere del tempo. “Una settimana al massimo”, aveva assicurato il giudice. E invece, sono passati undici mesi.
Una riflessione lunga come la lista di investigazioni suppletive presentata, all’ultima udienza, dall’avvocato della famiglia Manca, Fabio Repici. Trentadue richieste di accertamenti ulteriori, per colmare i vuoti lasciati dalla Procura. “Imponenti lacune investigative”, secondo Repici, che vanno dai mancati accertamenti sui tabulati telefonici alle impronte sulle siringhe trovate accanto al corpo di Attilio.
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