Mafia - L'assessore intervistato sul caso del suo collega, l'urologo di Barcellona Pozzo di Gotto morto nel 2004
 Attilio Manca, il medico trovato morto a Viterbo nel 2004 |
 L'assessore comunale Massimo Fattorini |
 Gianluca Manca, il fratello di Attilio, con il suo avvocato Fabio Repici |
 Angela Manca, madre di Attilio, al corteo del febbraio 2010 in memoria del figlio |
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– Il caso di Attilio Manca torna in tv.
Dopo “Servizio pubblico” di Michele Santoro, anche “Chi l’ha visto” è tornato a occuparsi del medico 35enne di Barcellona Pozzo di Gotto, morto in circostanze mai chiarite a Viterbo.
La trasmissione di Rai3 gli ha dedicato un ampio servizio nella puntata di ieri sera.
Ospiti di Federica Sciarelli, i familiari del giovane urologo: il padre Gioacchino, la madre Angela e il fratello Gianluca, insieme al loro avvocato Fabio Repici.
Un’occasione in più per ribadire tutti i punti oscuri delle indagini sulla morte di Attilio, avvenuta il 12 febbraio del 2004 a Viterbo, nella casa in via Santa Maria della Grotticella in cui il medico viveva.
Attilio è stato ucciso da un mix di eroina e tranquillanti. Overdose, la causa della morte. E allora perché aveva il setto nasale deviato? Come ha fatto a iniettarsi da solo la dose letale se era mancino e gli unici segni di puntura trovati sul suo corpo erano sul braccio sinistro? E poi, le siringhe. Gli investigatori le hanno trovate col tappo salva-ago accuratamente reinserito. Che senso avrebbe avuto compiere quel gesto, per un uomo agonizzante, che stava per togliersi la vita?
Su quelle siringhe, analizzate otto anni dopo la morte di Attilio, non è stata trovata, tra l’altro, nessuna impronta. Nemmeno del giovane urologo che, se davvero si fosse suicidato, avrebbe dovuto, teoricamente, lasciare una sua traccia.
L’autopsia avrebbe escluso che sul corpo della vittima fossero presenti altri segni di puntura, recenti o datati, oltre a quelli sul braccio sinistro. Ciò significa, secondo i familiari, che Attilio non faceva uso di droghe, né tantomeno era solito iniettarsi eroina in endovena. A confermarlo, ci sono anche le testimonianze dei suoi colleghi e conoscenti, tra cui anche l’assessore Massimo Fattorini, anche lui urologo come Attilio. “Ho lavorato al suo fianco e so per certo che era un professionista serio – ha detto Fattorini ai microfoni di Chi l’ha visto -. Non aveva gli sbalzi d’umore tipici di chi, in genere, fa uso di droghe. Non sarebbe stato in grado di fare operazioni di quella precisione, se fosse stato un tossicodipendente. Ne sono certo: Attilio Manca non si drogava”.
La pista più credibile, per i familiari, resta quella del delitto di mafia. Chiamato a operare il boss Bernardo Provenzano, Attilio è stato fatto fuori in un secondo momento, perché diventato un testimone scomodo. Due le coincidenze sospette: un viaggio in Francia dell’urologo, proprio nel periodo in cui il boss fu operato e l’ultimo periodo della latitanza di Provenzano trascorso proprio nell’Alto Lazio. In una zona dalla quale non doveva risultargli difficile cercare Attilio o farsi mettere in contatto con lui.
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