– Due gli appalti nel mirino della Procura in cui è citato il nome dell’assessore provinciale Gianmaria Santucci. E qui ogni parola va pesata altrimenti si rischia di dare vita a una macchina del fango anche involontariamente.
Va detto che l’assessore per quello che si è potuto capire dalle carte delle indagini non viene mai intercettato direttamente.
Il suo nome viene fatto da terzi: funzionari e imprenditori. Va anche spiegato che ovviamente chiunque può dire di un’altra persona ciò che vuole, senza che questa persona abbia fatto veramente le cose che qualcuno gli attribuisce.
Come dire tra mondo e parole non c’è nessuna connessione necessaria.
Oltretutto non si può non pensare a un “effetto Mussolini”. Nel ventennio bastava dire che una cosa la voleva Mussolini e tutti eseguivano. Cose simili forse possono ancora accadere, magari a livelli molto meno elevati.
Va anche detto che Santucci non risulta indagato e che le conversazione in cui si parla di lui non hanno avuto alcuna rilevanza penale nei suoi confronti. Allo stato delle indagini Santucci appare non coinvolto nelle vicende, quindi. E va detto che anche gli indagati per le leggi italiane sono innocenti fino a prova contraria.
Il primo appalto in questione, in relazione al quale compare il nome di Santucci, è quello per il ponte di Fastello per un ammontare di 388 mila euro. Indagati per turbativa d’asta sono gli imprenditori Gianfranco Chiavarino, Domenico Crocicchia e Roberto Tomasetti. Secondo la ricostruzione degli investigatori l’appalto sarebbe stato pilotato per far vincere la Chivarno snc.
In base alle intercettazioni ambientali e telefoniche dei funzionari e degli imprenditori, nelle carte dei magistrati si afferma che “in prima battuta emerge come i funzionari della provincia di Viterbo che si stanno occupando degli atti siano consapevoli del fatto che, alla luce delle ditte che saranno invitate a presentare offerte (ditte nominativamente indicate dall’assessore ai Lavori pubblici e viabilità in carica, Santucci) la gara sarà facilmente vinta dalla Chiavarino snc”.
Poi sempre dalle carte emergerebbe che lo stesso Santucci avrebbe però dato rassicurazioni per l’aggiudicazione all’imprenditore Crocicchia.
Poi accade qualcosa di ancora più strano. Nonostante che, secondo un funzionario della provincia, “Gianmaria si era raccomandato di non dire alle varie ditte invitate l’elenco delle altre, in quanto non si può fare”, alla fine l’elenco viene conosciuto dagli imprenditori, che secondo le indagini della procura si sarebbero messi d’accordo. Vincitore risulta la Chiavarino Snc. Come dire diverse informazioni che in realtà sembrano incoerenti tra loro. Con situazioni tutte da rendere intelligibili.
Il secondo appalto in cui viene menzionato l’assessore Santucci è quello per i lavori di asfaltatura a Grotte Santo Stefano. Indagati per turbativa d’asta sono gli imprenditori Daniela Chiavarino, Nello Gentili, Galli Fabrizio, e due dipendenti della ditta Chiavarino.
In questo caso il nome di Santucci compare in modo ancora più defilato. Secondo gli inquirenti, Daniela Chiavarino in possesso dell’elenco delle ditte invitate avrebbe chiesto alle aziende di non presentare l’offerta. Aggiudicandosi l’appalto con appena il 2 % di ribasso ed essendo l’unica ditta ad aver fatto una offerta.Una nuova dirigente provinciale ha, però, annullato la gara per ovvie ragioni. C’era una sola offerta e oltretutto con un ribasso irrisorio.
Daniela Chiavarino si sarebbe recata in provincia per avere chiarimenti sull’annullamento della gara e avrebbe parlato con la dirigente e con Santucci che gli avrebbe consegnato un foglietto senza proferire parola. Anche in questo caso il fatto emerge da una conversazione dell’imprenditrice con un suo collaboratore. Che in un secondo tempo dice di aver incontrato in macchina l’assessore che gli avrebbe spiegato il perché dell’annullamento.
Il foglietto che potrebbe apparire qualcosa di misterioso, in realtà sembra essere un foglio in cui vengono spiegate le ragioni dell’annullamento della gara. Qualcosa di addirittura ufficiale. Un verbale o qualcosa del genere. Questo si deduce dal fatto che al solito collaboratore, che sostiene che “se la gara era stata aggiudicata e poi revocata allora non è legittimo altrimenti sì”, l’imprenditrice Daniela Chiavarino, che ha il documento, lo legge per rispondere all’osservazione, comprendendo che la gara non le era stata mai stata aggiudicata.
Questo è quanto emerge dalle carte e dalle intercettazioni. Pur non essendoci alcun risvolto penale a questo punto sarebbe utile che l’assessore chiarisse le due situazioni descritte da terzi. E magari ne desse un senso.
Ernie Souchak
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