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(s.m.) – “Lanzi mi confidò che il sindaco di Graffignano Adriano Santori aveva chiesto a titolo di tangente una percentuale del 10 per cento sull’ammontare di una gara”.
A riferirlo è Gabriela Annesi. La funzionaria del Genio civile parla poco e male del primo cittadino di Graffignano.
Arrestata due volte nell’appaltopoli viterbese, Annesi ha risposto per quattro ore alle domande del pm Stefano D’Arma. I tre quarti del suo colloquio in procura del 28 dicembre sono incentrati sul collega Roberto Lanzi, presunto perno del sistema di spartizione degli appalti. Ma la funzionaria tira in ballo anche il sindaco di Graffignano, inquisito per gli appalti della palestra di Sipicciano e la raccolta differenziata del 2010.
Sarebbe stato Lanzi a raccontare alla collega che Santori pretendeva una tangente. Precisamente il dieci per cento dell’importo a base d’asta di un appalto. Quale fosse, Annesi non sa dirlo. “Non ricordo con precisione la gara cui si riferisse – si legge nella sintesi del verbale di interrogatorio – né quale fosse il nome dell’impresa che avrebbe dovuto pagare”.
Per la procura, Santori avrebbe chiesto una percentuale analoga – tra il 5 e il 10 per cento – per favorire l’aggiudicazione del servizio di raccolta rifiuti alla Gesta srl. Nell’appalto della palestra, invece, Santori avrebbe preso una mazzetta da 6mila euro in due tranche. Ma il sindaco nega. E finora è stato l’unico a ottenere gli arresti domiciliari senza farsi interrogare dai pm.
Il resto dell’interrogatorio di Annesi è dedicato a Lanzi e ai rapporti con quello che, per i pm, è il numero uno di appaltopoli. “Che io sappia – ha spiegato la funzionaria al magistrato – Lanzi ha operato in regime di part-time presso l’ufficio del Genio civile per potersi occupare del ruolo di direttore tecnico del Cost (Consorzio per le opere e servizi della Tuscia, società consortile a responsabilità limitata, costituito da imprese coinvolte nell’inchiesta, ndr) dal marzo 2008 fino a tutto il 2010. Durante questo periodo Lanzi percepiva metà stipendio mentre aveva un’altra entrata che gli veniva pagata dal Cost per il suo lavoro”.
Il doppio ruolo di Lanzi come direttore del Cost e funzionario del Genio civile è centrale nell’inchiesta. I magistrati parlano di “evidentissimo e stridente conflitto di interessi”, con le imprese del Cost interessate agli appalti e Lanzi in grado di procurarglieli in cambio di tangenti. Per Annesi erano “consulenze”. Anche lei ne avrebbe svolta qualcuna a nero per 7mila e 500 euro. Ma ammette di non poter “escludere che l’attività di Lanzi quale consulente fosse relativa a procedure di gara in relazione alle quali era intervenuto il Genio civile di Viterbo a supporto delle stazioni appaltanti”.
In ogni caso, Lanzi non le parlò mai “di percentuali che gli venivano riconosciute in relazione alle gare per cui prestava consulenza”. Solo una volta, le disse “che era sua intenzione per il futuro quella di chiedere agli imprenditori di volta in volta interessati all’aggiudicazione di singole gare il pagamento di una somma di denaro prima dell’aggiudicazione stessa. Somma che sarebbe stata restituita all’imprenditore in caso di mancata aggiudicazione”.
La funzionaria a tratti difende il collega, a tratti prende le distanze. Precisa di avere “la sua stessa qualifica”, ma “i contatti (con gli imprenditori, ndr) venivano mantenuti da Lanzi”. Lei avrebbe fatto da segretaria nelle gare di Corchiano (restauro della biblioteca comunale) e Vignanello (urbanizzazione della zona industriale in località Centignano). Quanto all’appalto del campo sportivo di Vasanello e alla tangente da 2mila e 500 euro, dice di “non aver mai ricevuto soldi da Lanzi”. E continua: “Non so se l’elenco da invitare era stato fornito da Lanzi. Mi viene fatto notare che si trattava di ditte tutte facenti parte del Cost, ma le ditte invitate erano sempre più o meno le stesse”.
Infine, sull’esistenza di un ipotetico centro di raccolta delle tangenti, Annesi è lapidaria. “Non ho conti correnti in comune con Roberto Lanzi”, taglia corto la funzionaria.
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