Macchina del fango - L'ex sindaco prima portato in trionfo dal giornalista, poi al centro delle sue trame politiche
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 Gianlorenzo festeggia la vittoria di Marini |
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 Gianlorenzo nella sede del Pdl per le amministrative del 2013 si occupa dei dati |
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– C’eravamo tanto amati. Paolo Gianlorenzo e Giulio Marini abbracciati e felici. Era il 29 aprile 2008.
Il giornalista, con il consueto stile anglosassone, portava in trionfo il nuovo sindaco di Viterbo, eletto al ballottaggio con un plebiscito. Festeggiano. Ridono. Il braccio del neosindaco intorno alle spalle di Gianlorenzo. Ma il quadretto felice non dura.
Quattro anni dopo, il giornalista inverte la rotta. La procura comincia a indagare su di lui. Scopre il “metodo Ciarrapico”, filosofia di redazione di Gianlorenzo: massacra il nemico – soprattutto se vuoi qualcosa da lui – e trovaci un accordo. E se la via del compromesso è sbarrata, attacca con la macchina del fango.
L’ex consigliere regionale Francesco Battistoni ne sa qualcosa. Ma c’è stato un momento in cui, oltre all’ex presidente della commissione Agricoltura, Gianlorenzo ha tramato anche contro il suo (un tempo) amato sindaco Giulio Marini. Lo rivelano le intercettazioni della polstrada, che sulla macchina del fango ha indagato instancabilmente per più di un anno su undici persone. Compresi Gianlorenzo e Marini.
La cornice di quelle intercettazioni è la chiusura dell’inchiesta Asl. Più di trenta inquisiti in tre anni di indagini. Gianlorenzo sguazza in quella disumana mole di carte. Tra 10mila pagine di atti, frutto del lavoro certosino dei pm, cerca il nome di Battistoni. Quando lo trova, non si mette a sottilizzare: pubblica le intercettazioni che lo riguardano, anche se Battistoni non è indagato. In più sparge ai quattro venti la voce di materiale su Marini, anche lui ovviamente non indagato in quella inchiesta. E al telefono, cerca consensi contro di lui.
“C’ho in mano tutta la documentazione della Asl”, spiega al cellulare all’ex consigliere comunale Mauro Rotelli. “Di conseguenza ritengo che almeno due del Pdl siano ufficialmente dichiarati morti”. Uno è Battistoni, l’altro è Marini che, per Gianlorenzo, “se dovrà difende bene”. Rotelli, curioso, chiede: “Ma perché? Le telefonate intercettate, roba così?”. “Tutto, tutto – risponde lui -. Tutto tutto tutto tutto… ma tutto”.
Rotelli, però, non sembra afferrare a che titolo i nomi di Marini e Battistoni compaiano in quelle carte. Cerca di capire: “Però questo non c’hanno nessun tipo di addebito insomma questi qua?”. La risposta di Gianlorenzo è una contraddizione in termini: “Probabilmente no, no, nessun addebito pur essendo chiare le contestazioni che gli fanno. L’accordo con Aloisio c’è proprio… dove definiscono che c’è proprio un legame, un accordo per fa le cose sporche. Sai a livello politico mo’ vai al congresso no lo so come…”.
Di certe cose, si affretta ad aggiungere, “non mi frega un cazzo, fondamentalmente non so candidato”, ma la telefonata vorrebbe essere una chiara strizzata d’occhio a Rotelli, “perché, voglio dì, al congresso ci sarà il diritto de parlà, no? Eh ci sarà il diritto di portare qualche volantino e di’ noi dovemo esse’ rappresentati da chi?”.
Del resto la convinzione degli investigatori, che quelle carte “andranno sfruttate a livello politico durante il congresso” si riverbera nelle intercettazioni con l’ex assessora indagata Angela Birindelli. Anche a lei Gianlorenzo parla di Marini tirato da lui in ballo nell’inchiesta Asl. “Poi ci so le intercettazioni che ancora non ho pubblicato. “Chiamo io Giulio, chiamo io Giulio”…” dice Gianlorenzo riportando un frase probabilmente di Battistoni. “Quelle pubblicagliele!”, suggerisce l’assessora regionale all’Agricoltura.
Con l’ex assessore comunale Sandro Zucchi, il tono è di perentoria strategia politica: “Eh! Bisogna che trovamo il sindaco alternativo, che non possa decide né Battistoni, né Giulio Marini… perché bisogna comincia’ a scrive le cose, mo’… un po’ di intercettazioni già ho cominciato a riportarle, ma mo’ tutta la settimana ci so’ le intercettazioni di Giulio Marini e Francesco Battistoni…”. Conversazioni dalle quali si scopre che, in vista del congresso, Gianlorenzo preparava “un bel piattino” al suo sindaco.
Ma nonostante tutto, per le elezioni comunali 2013 il giornalista era di nuovo lì. A controllare i dati in tempo reale alla sede del Pdl. Come se quelle intercettazioni così importanti sulla Asl non fossero mai esistite. Come se non avesse mai tramato contro Marini.
Della serie c’eravamo tanto amati.
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