Viterbo – Domiciliari inadeguati, per la difesa di Paolo Gianlorenzo.
Gli avvocati del giornalista arrestato non si accontentano della pronuncia del tribunale del Riesame. Per questo hanno deciso di impugnarla davanti alla Suprema Corte di Cassazione.
Per il ricorso hanno dieci giorni di tempo a partire dall’arrivo delle motivazioni. Significa che tra stesura, deposito e fissazione dell’udienza Gianlorenzo passerà tutte le feste a casa. Forse anche qualche giorno in più.
“La decisione del Riesame è stata, per certi versi, positiva – afferma Carlo Taormina, difensore di Gianlorenzo insieme al collega Franco Taurchini -. L’ordinanza di custodia cautelare in carcere è stata annullata e sono stati disposti i domiciliari. Le motivazioni dicono che la calunnia non era configurabile, per le ragioni che abbiamo sempre sostenuto. Sull’aggressione alla moglie di Battistoni, invece, il Riesame resta fermo sulle conclusioni del gip Francesco Rigato”.
Nelle 38 pagine che hanno spedito Gianlorenzo in carcere, il gip del tribunale di Viterbo definiva l’episodio “inquietante”. Il giornalista, incontrando la moglie del suo nemico giurato Francesco Battistoni, ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio, le avrebbe ostruito il passaggio, parandosi davanti a lei su una scalinata. Succedeva alla scuola Pietro Vanni, frequentata sia dai figli di Gianlorenzo che da quelli di Battistoni. La signora lo ha denunciato per minacce e violenza privata. E per l’ex direttore di Nuovo Viterbo oggi, già indagato per estorsione, sono scattate prima le manette e poi i domiciliari.
Sulla pericolosità sociale, Taormina scuote la testa: “Le motivazioni non ne parlano in alcun modo. Gianlorenzo non viene definito pericoloso”.
I domiciliari, piuttosto, sarebbero stati conservati per la vicenda della signora Battistoni. Cosa che lascia perplessi gli avvocati. “Discutere di una violenza privata mi pare abbastanza esagerato – dichiara Taormina -. Vogliamo far dire alla Cassazione quali sono le qualificazioni giuridiche di quell’episodio. Per questo faremo ricorso”.
Non solo. “Ci preme anche la questione di merito, riguardante l’intero impianto accusatorio e le ipotesi di estorsione a carico di Gianlorenzo. Secondo noi, il suo coinvolgimento in quei fatti è del tutto marginale”.
Proprio da qui nacque l’indagine. La terza a carico del giornalista, dopo quella sulle false fatture del Pdl regionale e l’altra sulla macchina del fango, in concorso con l’ex assessore regionale Angela Birindelli. Il terzo fascicolo su Gianlorenzo era stato originariamente aperto per estorsione: il pm Massimiliano Siddi, titolare di tutte e tre le inchieste, ipotizza un sodalizio a due tra il giornalista e il suo ex avvocato Samuele De Santis. Il primo avrebbe aiutato il secondo a procacciarsi clienti, puntando a intimorirli facendo leva sul loro presunto coinvolgimento in indagini importanti.
De Santis finì ai domiciliari. Gianlorenzo indagato a piede libero. Arrestato solo a novembre, quando agli episodi di estorsione si era aggiunta la denuncia della signora Battistoni. Nel frattempo, l’avvocato ha collaborato con gli inquirenti: in un lungo interrogatorio in procura ad agosto ha preso le distanze dal giornalista, definendosi lui stesso vittima di pressioni da parte di Gianlorenzo. Le indagini, per ora, continuano, ma la chiusura non sembra lontana.
Stefania Moretti
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