Viterbo – (f.b.) – Un “meccanismo estorsivo” quasi perfetto.
Avvicinare le future vittime, prospettargli il pericolo di essere indagate in un’inchiesta, millantare di controllare i mezzi di informazione e, infine, ottenere rapidamente il certificato con le eventuali notizie di reato.
Erano questi i quattro passi chiave sui quali si sarebbe basata l’estorsione in concorso messa in piedi in più di un’occasione dall’avvocato Samuele De Santis e dal giornalista Paolo Gianlorenzo, arrestato sabato 23 novembre con le accuse di calunnia, violenza privata e, appunto, estorsione.
Un “modus operandi” abbastanza semplice, ma efficace al punto di mettere con le spalle al muro i propri bersagli.
La tattica utilizzata dai due viene descritta punto per punto nell’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di Gianlorenzo e redatta dal gip del tribunale di Viterbo Francesco Rigato. Tattica che sarebbe andata in porto almeno in due casi.
Paolo Gianlorenzo e Samuele De Santis “al fine di trarne un ingiusto profitto, in concorso tra loro, mediante minacce, implicite e larvate costringevano Paolo Bianchini a conferire al De Santis la delega per effettuare una richiesta ex articolo 335 c.p.p., finalizzata a ricevere comunicazioni dalla Procura della Repubblica di Viterbo” relative alla sua eventuale iscrizione nel registro delle notizie di reato in qualità di indagato.
Procedura praticamente identica riproposta anche nei confronti di Luigi Todaro che, sempre al fine di far ottenere la delega all’avvocato De Santis, “costringevano, mediante un complesso sistematico e organico di condotte intimidatorie e minatorie”.
Secondo quanto raccontato da Luigi Todaro “De Santis e Gianlorenzo avevano alimentato in lui un forte senso di paura prospettandogli l’imminente applicazione nei suoi confronti di una misura cautelare sulla scorta di atti e informazioni in loro possesso”.
Un sistema che, invece, non funzionò né con Amedeo Orsolini né con Armando Balducci. Il primo, ad esempio, dopo aver avuto alcuni contatti con De Santis e con Gianlorenzo “non li aveva più rivisti avendo deciso di continuare ad avvalersi del suo difensore di fiducia”.
Il terzo step della presunta tecnica estorsiva sarebbe stato quello di tranquillizzare le vittime millantando di poter controllare in qualche modo una parte della stampa.
“Il Bianchini – si legge ancora nell’ordinanza – ha riferito di aver ricevuto un sms con il quale il De Santis gli aveva comunicato: uscita soft su Etruria News, Gianlorenzo non si controlla, però non è pesante, se vuoi uscire sui giornali con la cronaca giudiziaria fammi sapere che te la organizzo come si deve”, mentre in una intercettazione del 21 febbraio del 2013 “intercorsa tra il De Santis e il Gianlorenzo il primo viene colto nel dire all’altro: la stampa lo sai la controllo eh, non te sta a preoccupà…”.
Il reato ipotizzato è quindi l’estorsione perché “la minaccia costitutiva del delitto di estorsione, oltre a essere palese ed esplicita, può essere manifestata anche in maniera implicita e indiretta, essendo solo necessario che essa sia idonea a incutere timore e a coartare la volontà del soggetto passivo”.
Ognuno aveva il suo ruolo e se uno di quelli principali di Samuele De Santis era di manifestare “la possibilità di ottenere il certificato di cui all’articolo 335 c.p.p. in tempi rapidi rispetto all’ordinario”, la presenza di Gianlorenzo agli incontri con le vittime “aveva il preciso scopo di incutere ancor più timore nella parte offesa in ragione dei metodi giornalistici non proprio morbidi adottati dallo stesso”.
Un meccanismo che si è dimostrato, alla fine, tutt’altro che perfetto. L’ex assessore provinciale Paolo Bianchini e l’avvocato Luigi Todaro hanno infatti deciso di raccontare tutto agli inquirenti e i due indagati dovranno ora rispondere di estorsione in concorso.
L’avvocato Samuele De Santis è stato alcuni giorni ai domiciliari e poi liberato, mentre per Paolo Gianlorenzo si sono aperte sabato 23 novembre le porte del carcere di Mammagialla. Poi, dopo l’interrogatorio di garanzia il gip gli ha concesso i domiciliari con il divieto di utilizzare telefono e mezzi informatici per comunicare con l’esterno, anche tramite terzi.
Mecoledì mattina, infine, gli avvocati Carlo Taormina e Franco Taurchini hanno impugnato la misura cautelare dei domiciliari al tribunale del Riesame.
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564Informativa GDPR