Viterbo – “C’abbiamo il macchinario in azione tutta la notte che fa i coriandoli…”.
E’ un’intercettazione del 2008 a calamitare l’attenzione del pm Paola Conti, pubblica accusa al processo Cev.
Ieri la nuova udienza del dibattimento a carico di 26 imputati tra ex amministratori – anche l’ex sindaco di Viterbo Giancarlo Gabbianelli – e imprenditori, alla sbarra per reati contro la pubblica amministrazione: dalle fatture per operazioni inesistenti all’abuso d’ufficio.
Tre i testimoni ascoltati. Una è un’impiegata della società di progettazione Interpro. L’amministratore è la moglie dell’imputato Armando Balducci, ex city manager del comune di Viterbo. Con un’accusa di associazione a delinquere sulla testa, insieme ad altri 16 imputati.
E’ dell’impiegata la voce nell’intercettazione dell’8 agosto 2008. E’ lei a parlare a un collega di quel “macchinario per fare i coriandoli in azione tutta la notte”. Il pm vuole saperne di più. Lei risponde evasiva: “Non saprei… giocavamo. Parlavamo di un matrimonio…”.
Per l’accusa, invece, i due colleghi parlavano di “una visitina” ricevuta in quei giorni in ufficio. “Una visitina stronza – avrebbero detto nell’intercettazione – di quelle cattive”. Una visita della finanza, che cercava documenti riguardanti Balducci. Presunte consulenze prestate dall’architetto per conto della società della moglie. Le fiamme gialle non ne trovarono traccia.
Il pm ritiene che quei documenti siano stati distrutti. Magari col “macchinario che fa i coriandoli”. Perché, effettivamente, in ufficio, una macchinetta che distruggeva i documenti c’era.
Per quelle sue risposte poco convincenti, l’impiegata rischia un’imputazione per falsa testimonianza. Il collegio dei giudici ha disposto la trasmissione degli atti in procura.
Due gli argomenti approfonditi durante il resto dell’udienza: fatture per prestazioni inesistenti e modalità di affidamento dei servizi del comune alle imprese. “Ditte pescate essenzialmente da un consorzio e a cui il Cev subappaltava i lavori”, spiega un responsabile della società partecipata del comune. L’impiegato ricorda fatture per operazioni inesistenti o non eseguite direttamente dalle ditte che le emettevano in tre casi: isole ecologiche, perdite d’acqua nelle scuole e realizzazione di impianti fotovoltaici, sempre per le scuole comunali.
Affidamenti senza gara, dice il primo testimone. E lo conferma l’ultimo, il ragioniere contabile del Cev. Che però precisa: “Il comune esaminò a fondo questa scelta, così come l’amministratore delegato del Cev. Gli appalti venivano dati al Cev, che li subaffidava agli imprenditori del consorzio di imprese socio della partecipata. Avevano dalla loro il parere positivo di almeno due legali. Perciò hanno scelto questa impostazione”.
Erano gli ultimi testimoni dell’accusa. Rinviato l’ascolto della parte offesa Claudio Londero, costretto, secondo i pm Conti e Pacifici, “a consegnare indebitamente 32 mila euro in contanti” all’unico imputato accusato di concussione.
Dalla prossima udienza, parola agli imputati. Poi, la raffica di testimoni delle difese.
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