Viterbo - Probabile rinvio per lo sciopero degli avvocati penalisti
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 Attilio Manca |
 Angela Manca, la madre di Attilio Manca |
 Gianluca Manca, il fratello di Attilio |
 Antonio Ingroia, neoavvocato della famiglia Manca |
Viterbo – Udienza preliminare ad alto rischio per il caso Attilio Manca.
La seduta di stamattina davanti al gup Franca Marinelli salterà quasi sicuramente. Motivo: l’astensione degli avvocati dell’imputata Monica Mileti, accusata di aver ceduto al giovane medico siciliano l’eroina che lo ha ucciso nella sua casa a Viterbo, il 12 febbraio 2004.
Inizia, infatti, oggi la tre giorni di sciopero degli avvocati penalisti contro la registrazione dei colloqui tra gli avvocati e i loro clienti, a volte citate nelle ordinanze dei gip.
Un’astensione destinata a sbaragliare per un giorno non solo il caso Manca, ma anche l’inizio del maxi processo Asl e altre importanti vicende davanti al collegio viterbese.
C’è da scommettere che gli avvocati di parte civile Antonio Ingroia Fabio Repici si opporranno con tutte le loro forze a un rinvio. Ma probabilmente non basterà. In caso di sciopero c’è poco da fare. Anche per una vicenda che si trascina ormai da dieci anni come il caso Manca, tornato prepotentemente sotto i riflettori dopo l’ultima puntata di “Chi l’ha visto?”.
Mercoledì scorso, la trasmissione di Rai3 ha rilanciato con forza la tesi dei familiari di Manca: le indagini sulla morte di Attilio sono state sciatte. Mal curate. Imprecise. Trascurando del tutto la pista Provenzano, battuta sempre e solo dai familiari: il boss della mafia sceglie Manca come suo urologo personale, poi lo fa eliminare perché testimone scomodo a 35 anni, con due iniezioni di eroina e tranquillanti.
Il giornalista di “Chi l’ha visto” Paolo Fattori ha scoperto un verbale falso firmato dall’allora capo della squadra mobile viterbese Salvatore Gava. C’è scritto che “nelle date in cui Provenzano si è recato a Marsiglia per le note cure mediche il dottor Manca era in servizio nel reparto di Urologia presso l’ospedale Belcolle di Viterbo”. Ma dai fogli di presenza risulta il contrario: Manca si è assentato dall’ospedale viterbese il 25 e il 26 ottobre 2003. Non era presente il 31 e il 30 ha staccato nel primo pomeriggio. Perché?
Non basterà questo, forse, a dimostrare che Manca era tra i medici voluti dal capo dei capi per la sua operazione alla prostata in Francia. Né è sufficiente un verbale sbagliato per sostenere che Gava fosse in malafede. Ma, intanto, quella relazione dell’ex capo degli agenti viterbesi, autentica fino a ieri, oggi diventa un falso.
Un’ombra sulle indagini che, forse, potrà portare a riconsiderare anche quanto sostenuto finora dalla madre Angela Manca, che ricorda distintamente di aver parlato al telefono con Attilio dalla Francia proprio nell’ottobre 2003. Il giovane medico avrebbe detto alla madre che era in Costa Azzurra “per vedere un intervento”. Ma nei tabulati non c’è traccia di quella chiamata.
E la procura di Viterbo, nel frattempo, è giunta a tutt’altre conclusioni: l’unica potenziale responsabile della morte di Attilio è Monica Mileti, la presunta pusher romana che gli avrebbe ceduto la dose letale di eroina.
Le posizioni degli altri indagati, tutti siciliani dell’hinterland barcellonese, tra cui il cugino Ugo Manca, sono state archiviate.
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