Viterbo - Per gli inquirenti l'indagine finisce qui - Battistoni pronto a costituirsi parte civile per la vicenda Vinitaly - macchina del fango
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 Paolo Gianlorenzo  Paolo Gianlorenzo  Paolo Gianlorenzo  Paolo Gianlorenzo |
 Francesco Battistoni |
Viterbo – Stalking a mezzo stampa, chiesta l’archiviazione per Paolo Gianlorenzo.
Resta lettera morta la denuncia di Francesco Battistoni per la persecuzione giornalistica da parte dell’ex direttore di “Nuovo Viterbo oggi”.
L’ex capogruppo Pdl alla Regione Lazio si era rivolto agli inquirenti a dicembre, dopo l’ennesimo attacco di Gianlorenzo. Sul suo sito web, fu pubblicato il copia-incolla di un articolo del “Messaggero” sulla chiusura dell’inchiesta sulle spese pazze del gruppo regionale Pdl. Sotto l’articolo, una foto di Battistoni, come a suggerire un coinvolgimento dell’ex capogruppo che, invece, era uscito dall’inchiesta.
Nella sua denuncia, Battistoni scriveva che quel modo allusivo del giornalista di raccontare i fatti rappresentava “un unicum con tutta l’attività denigratoria continua e costante posta in essere dal Gianlorenzo”. L’ex capogruppo citava il profluvio di articoli che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni sulle testate dirette da Gianlorenzo. In alcuni veniva accostato a “fantomatiche indagini prive di fondamento”. “Un’azione persecutoria assurda e ingiusta”, si legge ancora nella denuncia sporta dall’ex sindaco di Proceno che, in quell’accanimento, ha visto ben più della diffamazione: “una molestia continua”.
Per gli inquirenti, però, l’ipotesi è da archiviare. Gianlorenzo non sarebbe ritenuto responsabile del reato di stalking a mezzo stampa. O forse non ci sono elementi sufficienti per sostenere l’accusa in giudizio. Fatto sta che per il giornalista, la procura non vuole il processo. Almeno non per questo reato.
“Non ci è arrivata nessuna comunicazione ufficiale di una richiesta di archiviazione – afferma l’avvocato di Battistoni, Enrico Valentini -. Quando avremo notizie certe in questo senso, nulla ci vieterà di opporci. Ma per ora non abbiamo deciso”.
L’ex capogruppo Pdl, intanto, è pronto a costituirsi parte civile contro Gianlorenzo e l’ex assessora regionale all’Agricoltura Angela Birindelli, freschi di richiesta di rinvio a giudizio per l’inchiesta Vinitaly-macchina del fango. Proprio Battistoni sarebbe stato il fulcro del presunto accordo tra l’assessora e il giornalista: 18mila euro al giornale di Gianlorenzo dall’assessorato all’Agricoltura in cambio di una campagna stampa feroce contro l’ex capogruppo. La macchina del fango, appunto. Articoli come manganellate per colpire l’immagine di Battistoni e affondarla. Gianlorenzo e Birindelli ne discutono al telefono.
Il giornalista fa “indagini patrimoniali” su Battistoni. Cerca qualcosa “per farlo saltare”, con l’aiuto della Birindelli. Lo trova secondo lui nelle intercettazioni dell’inchiesta Asl. Battistoni non è indagato, ma per Gianlorenzo poco cambia. “C’è da decide che volemmo fa con Battistoni, c’ho le carte… Finalmente ho trovato le carte”, annuncia entusiasta all’assessora a marzo 2012, venti giorni prima di finire sotto inchiesta insieme a lei.
“Ma davero o per scherzo?”, risponde la Birindelli incredula. “Davero davero. Ce l’ho tutte dalla prima all’ultima”. La decisione va presa insieme, dice lui: “Bisogna che se vedemo un attimo a voce e decidiamo quello che c’è da fa, se prima o dopo il congresso. Prima del congresso decidiamo”. Il dossier Battistoni con le intercettazioni della Asl finisce in mano al capo di gabinetto Giovanni Zoroddu. Per Gianlorenzo, ormai, è tutto pronto: “Domani scoppia Battistoni”, annuncia a un suo collaboratore. Ma Zoroddu lo manda via, pregandolo di non costringerlo a chiamare i carabinieri. Anche perché, come spiegato dallo stesso capo di gabinetto agli inquirenti, “questo tipo di questioni alla presidenza della Regione non interessavano minimamente”.
Intanto il giornalista fa pressioni sul diretto interessato. “Ti prego. Ti supplico. Ti imploro – scrive Gianlorenzo a Battistoni in un sms -. Chiama Genova (Manfredi Genova, editore dell’Opinione di Viterbo, ndr) e digli di non pubblicare le intercettazioni che riguardano te, Angelucci, il tuo amico Di Mario. Sono sconvolto al solo pensiero di poterle vedere riportare su un quotidiano. Saluti cari e grazie di quanto riuscirai a fare, Paolo”. E ancora avrebbe detto sempre a Battistoni: “Sarai contento che non sono più direttore… come ho già detto ad altri, a Ciarrapico e a Bonatesta, è meglio morire di cancro che avere un nemico come me… e come mi capita l’occasione, se ti posso fare del male ti farò del male”.
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