Viterbo - Il 30 giugno l'udienza preliminare per Birindelli, Gianlorenzo & co.
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 Paolo Gianlorenzo |
 Angela Birindelli |
 Viviana Tartaglini |
 Erder Mazzocchi |
Viterbo – C’è anche la Regione Lazio tra le parti offese dell’inchiesta Vinitaly – macchina del fango.
Sono quindici le persone danneggiate dai reati contestati all’ex assessore regionale all’Agricoltura Angela Birindelli, al giornalista Paolo Gianlorenzo e agli altri sei indagati che, il 30 giugno, compariranno davanti al gup di Viterbo, dopo le richieste di rinvio a giudizio.
Con l’ex assessora e il giornalista, rischiano il processo la collega di Gianlorenzo Viviana Tartaglini, il direttore dell’assessorato all’Agricoltura Roberto Ottaviani, l’ex commissario Arsial Erder Mazzocchi, i dipendenti pubblici Luciano Rossini e Sara Bracoloni e l’imprenditore Giuseppe Fiaschetti.
Tanti fatti. Tante accuse. Tante persone che, potenzialmente, potrebbero batter cassa ai protagonisti dell’inchiesta, qualora decidessero di costituirsi parte civile.
Nell’elenco delle vittime ci sono i sei collaboratori di “Nuovo Viterbo oggi” e “L’Opinione di Viterbo e Alto Lazio”, giornali oggi inesistenti e diretti, fino a pochi anni fa, da Gianlorenzo. Sono Daniele Camilli, Roberto Pomi, Luca Appia, Mario Ramundo e Glauco Antoniacci. Tutti licenziati, dopo l’aut aut imposto dalla direzione: o accettavano il taglio dello stipendio o se ne andavano. La scelta finale, comunque, non sarebbe spettata a loro. E archiviato il capitolo “Opinione”, sono andati in procura a denunciare le rocambolesche vicende della cooperativa editrice del giornale, oltre alle minacce, agli insulti e al clima di paura che regnava in redazione, dove polstrada e polizia giudiziaria trovarono persino un tirapugni.
Poi ci sono i bersagli della macchina del fango di Gianlorenzo: il sindaco di Grotte di Castro Piero Camilli, l’imprenditore della sanità Roberto Angelucci, l’ex capogruppo regionale Pdl Francesco Battistoni, ritrovatisi al centro dei feroci articoli dell’ex direttore. In particolare Battistoni, fulcro del presunto accordo tra Gianlorenzo e la Birindelli: la pubblicità dell’assessorato al giornale in cambio della campagna stampa contro l’ex capogruppo.
E ancora: il prestanome dell’ex senatore Ciarrapico, Antonio Riccardi, per il quale Gianlorenzo si spacciò per telefono. Le pressioni del giornalista sul notaio Fabrizio Fortini, per avere un atto a prezzo scontato, e quelle dell’ex assessora sui big dell’Ente autonomo Fiere di Verona, il direttore Giovanni Mantovani e il presidente Ettore Riello, con lo scopo di affidare a una ditta amica l’allestimento dello stand Lazio al Vinitaly. E infine, Stefano Bizzarri, il dipendente Arsial che l’assessora voleva cacciare da un workshop sul cinipide, costretto anche a presentare una domanda di trasferimento da Caprarola a Viterbo. Solo per antipatia.
Una ridda di accuse in cui è facile perdersi.
Paolo Gianlorenzo risponde di:
tentata estorsione per le “macchine del fango” a Battistoni, Angelucci e Camilli e le minacce di licenziamento ai collaboratori del giornale;
corruzione per l’accordo con l’assessora, pubblicità-macchina del fango contro Battistoni;
minacce a un collaboratore;
detenzione di arma per il tirapugni in redazione;
appropriazione indebita per i 5mila euro della cooperativa editoriale, per pagare spese legali;
falso sul verbale di un’assemblea della cooperativa;
tentata concussione e rivelazione di segreti d’ufficio per la vicenda del notaio Fortini;
sostituzione di persona per aver usato un prestanome dell’ex senatore Ciarrapico, durante una telefonata;
Angela Birindelli di:
tentata estorsione e corruzione per la macchina del fango a Battistoni;
tentata concussione e abuso d’ufficio per la “cacciata” di Bizzarri;
peculato per la macchina di servizio usata per ragioni private;
abuso d’ufficio e tentata concussione per i presunti tentativi di pilotare l’allestimento dello stand Lazio al Vinitaly;
Viviana Tartaglini risponde di:
tentata estorsione per le minacce di licenziamento ai collaboratori del giornale;
ingiurie a un collaboratore;
appropriazione indebita per i 5mila euro della cooperativa editoriale, per pagare spese legali;
falso sul verbale di un’assemblea della cooperativa;
Luciano Rossini risponde di:
tentata concussione e rivelazione di segreti d’ufficio per la vicenda del notaio Fortini; in qualità di funzionario dell’Agenzia delle entrate avrebbe detto a Gianlorenzo di un imminente controllo sulla categoria dei notai. Informazione che, per l’accusa, è stata usata come strumento di pressione dal giornalista e dal funzionario, per ottenere vantaggi patrimoniali personali
Sara Bracoloni risponde di:
rivelazione di segreti d’ufficio per aver rivelato a Gianlorenzo informazioni sul rapporto di lavoro della figlia di un giudice;
Erder Mazzocchi risponde di:
tentata concussione, concussione e abuso d’ufficio per la “cacciata” di Bizzarri;
soppressione di atti;
Roberto Ottaviani e Giuseppe Fiaschetti rispondono di:
abuso d’ufficio e tentata concussione in relazione alla vicenda Vinitaly.
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