Viterbo – Si difendono gli arrestati dell’operazione Babele.
Dopo il blitz antidroga di lunedì mattina, è partita la prima tranche di interrogatori di garanzia dei 25 finiti in manette per lo spaccio in pieno centro.
Tanti indagati, tante strategie possibili. Qualcuno si è avvalso della facoltà di non rispondere, preferendo battere direttamente la strada del Riesame.
Per altri si presenta la questione precedenti: tra gli arrestati c’è chi ha già riportato condanne e dovrà fare i conti col passato, anche in termini di ricalcolo della pena. Qualcun altro, ancora, è incensurato.
Chi ha parlato, si è difeso negando lo spaccio o confermando, al massimo, il consumo personale di droga. Ma c’è anche chi ha ammesso tutti gli addebiti e si prepara a chiedere il patteggiamento, o chi ha detto di aver cambiato vita, chiudendo per sempre con gli stupefacenti.
Già oggi alcuni dei legali presenteranno le loro istanze di scarcerazione. In caso di esito negativo, resta sempre il tribunale della libertà. Per fare ricorso, c’è tempo fino al 29 maggio.
Sempre oggi, il gip Marinelli continuerà la lunga trafila degli interrogatori in carcere, per poi passare all’ascolto dei sette ai domiciliari.
Ai 31 arrestati dai carabinieri e dalla finanza si contesta di aver alimentato lo spaccio a cielo aperto, in centro storico, con due diverse bande a spartirsi il traffico: da un lato i dominicani, spacciatori di cocaina, proveniente dall’estero, “stanziati” tra San Faustino e via Cairoli; dall’altro i tunisini, che importano marijuana e hashish da Roma e controllano il quartiere di San Pellegrino.
Un traffico venuto a galla dalle indagini avviate a inizio 2013 dal nucleo investigativo coordinato da Giovanni Martufi e dai finanzieri della sezione mobile del nucleo di poliza tributaria, al comando di Domenico Costagliola.
Nonostante gli italiani siano più della metà degli arrestati, avrebbero avuto un ruolo marginale rispetto ai dominicani, alcuni riconosciuti dagli inquirenti come una specie di gestori dello spaccio, anche se vere e proprie figure di vertice non sono state indicate. In caso contrario, l’insieme delle due bande avrebbe assunto la fisionomia di un’associazione a delinquere.
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