Viterbo – “C’era bisogno di un gesto importante per dimostrare la volontà di collaborare”.
Gianfranco Fiorita scrive queste parole dal Paraguay al suo avvocato Roberto Alabiso. E’ la sera di venerdì 29 agosto quando il dentista latitante dal 2010 manda un’email al suo legale.
“Ho pensato che questo è il momento più indicato per presentarsi al giudice in Italia, visto che è cominciata la difesa – scrive Fiorita -. Per questo mi sono recato all’ambasciata in Italia, dove mi hanno preparato il biglietto e il documento provvisorio di viaggi. Mi hanno detto che viaggerò da solo e che quando arriverò a Roma ci sarà qualcuno ad aspettarmi, probabilmente della questura di Viterbo”.
E infatti la polizia c’è. Fiorita viene bloccato lunedì a Fiumicino dagli agenti della polaria e della squadra mobile di Fabio Zampaglione, terza sezione reati contro il patrimonio, coordinata dal sostituto commissario Marco Buttinelli.
Anche nell’email al suo difensore il dentista a processo per essere volato via con 600mila euro domanda se il giudice potrà interrogarlo subito. E ieri mattina lo ha chiesto di nuovo all’avvocato Alabiso nel loro colloquio in carcere. Il primo faccia a faccia dopo quattro anni.
“L’unico che può ascoltarlo è il giudice del processo Eugenio Turco, all’udienza dell’8 gennaio – afferma il difensore del dentista -. Lo stesso giudice aveva respinto la nostra richiesta di revoca della misura cautelare a luglio, ferma restando, per Fiorita, la possibilità di tornare in Italia per risarcire i suoi clienti. E’ stato fatto esattamente quello che il giudice suggeriva: Fiorita è tornato anche per restituire le somme che i clienti hanno perso”.
Non tutti, si intende. Già in una delle vecchie email il dentista si diceva disponibile a saldare i suoi debiti, ma solo con chi ne aveva diritto, lasciando da parte i “furbetti di quartiere”. Dopo la fuga da Viterbo, nell’ottobre 2010, gli furono sequestrati quattro appartamenti e una cassetta di sicurezza piena di oggetti di valore.
La difesa, comunque, punta alla libertà. Non agli arresti domiciliari. “In tal caso non potrebbe darsi da fare in nessun modo per risarcire i clienti. Senza contare che non ci sono più le esigenze di custodia cautelare. Inquinamento delle prove? Parliamo di fatti del 2010 per cui è in piedi un processo in stadio avanzato per appropriazione indebita. Ripetizione del reato? Rovinerebbe la sua reputazione per sempre. E quanto al pericolo di fuga, è appena tornato da un paese in cui poteva restare a vita. L’espulsione dal Paraguay è impossibile per chi è padre di due figli piccoli come Fiorita”.
In Sudamerica il dentista ha lasciato la moglie, una bimba di 5 anni e il maschio di 18 mesi. Vorrebbe portare anche loro in Italia.
Per ora, l’unico tentativo che il dentista può fare è cercare di ottenere la libertà. La difesa presenterà la sua richiesta al giudice venerdì.
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