Viterbo – Il centrosinistra stravince, la destra in grosso affanno e meno male che c’è Battistoni a salvare Forza Italia facendo eleggere Sandrino Aquilani.
Mentre nel Pd la lista civica surriscalda gli animi.
Il risultato delle elezioni provinciali restituisce un quadro piuttosto netto: il neo presidente Mauro Mazzola ha una maggioranza composta da nove consiglieri su dodici. Sei appartengono al Pd e tre alla civica presentata dal sindaco di Viterbo Michelini.
Vittoria schiacciante.
Tuttavia nel Partito democratico la zona Fioroni fa un conteggio diverso: nella lista di partito ha fatto eleggere Aldo Fabrini ed Eugenio Stelliferi, quindi i tre “civici” Maurizio Tofani, Livio Treta e Laura Voccia. Totale cinque.
Logica deduzione, la zona Popolare ha la maggioranza nella maggioranza. Cinque a quattro (il resto del Pd). Houston abbiamo un problema.
Se a risultato finale acquisito, esponenti democratici vanno a festeggiare il terzo eletto nella lista civica, qualcosa non funziona.
Ha funzionato, invece, almeno nei numeri, l’accoppiata con le due liste a sostegno di Mazzola. Nove consiglieri su dodici è un risultato quasi bulgaro. Dal fronte centrodestra si raccolgono i cocci. Tre eletti, fra la lista a sostegno di Bartolacci e uno in quella ispirata da Battistoni.
Fratelli d’Italia incassa l’elezione di Alberto Cataldi, il più votato in lista, mentre il secondo è Elpidio Micci, sostenuto fortemente dall’Ncd.
E Forza Italia? Meno male che c’era Francesco Battistoni. Con la sua lista è riuscito a far eleggere un azzurro, il sindaco di Vetralla Sandrino Aquilani.
“E’ un grande risultato – esulta Battistoni – soprattutto perché la lista non ha preso nemmeno un voto ponderato da Viterbo”. Le preferenze del capoluogo pesavano più di tutte le altre.
“Al contrario – continua Battistoni – abbiamo mostrato un radicamento forte sul territorio, che varrà quando ci saranno elezioni vere”. Quando un voto varrà un voto ovunque.
Eletto Sandrino Aquilani, ma non ce l’ha fatta l’altro big candidato, Piero Camilli.
A Viterbo Le ali della libertà non prende nemmeno un voto, stessa sorte toccata a Ricominciamo a far politica da sinistra.
E’ la lista presentata da Sel e che non elegge consiglieri provinciali.
Zero preferenze nel capoluogo. I conti non tornano.
In consiglio comunale c’è un rappresentante Sel, almeno nominalmente. Si tratta di Paolo Moricoli.
Da tempo si vocifera come sia molto più vicino al Pd zona Popolare che non a Sel e da altrettanto tempo si parla di un suo ingresso in giunta al posto di Raffaella Valeri.
Tutte chiacchiere, per carità.
Ma non avere dato il proprio consenso alla formazione che in consiglio si rappresenta, non aiuta certo a dissiparle.
Sul fronte degli eletti, nel Pd la potenza dei Cimini sbanca, con Maurizio Palozzi più votato, probabilmente a discapito pure di Mirko Luzi che non entra. Ce la fa invece, Gianluca Angelelli, seppure il sindaco di Civita Castellana fosse stato oggetto di un vero e proprio “accerchiamento” da parte della lista civica sempre a sostegno di Mazzola.
Entrano i due consiglieri comunali di Viterbo Aldo Fabbrini e Mario Quintarelli, così come il primo cittadino di Montefiascone Luciano Cimarello e il collega Eugenio Stelliferi di Caprarola.
Nel Centrodestra unito, per Cataldi che entra superando la concorrenza civitonica e Micci in quota Ncd, restano fuori il sindaco di Montalto Sergio Caci, il collega di Bolsena Equitani. Nomi non proprio di secondo piano, quest’ultimo pure assessore provinciale e vice presidente uscente.
La lista civicofioroniana, invece, porta il capolista Maurizio Tofani in consiglio provinciale, insieme a Livio Treta e con loro anche Laura Voccia di Tarquinia, ma restano fuori Giovanale da Nepi e Scarnati da Fabrica.
Comunque un risultato di tutto rispetto. Quando tutti i conti sono fatti e Treta, uno dei tre eletti, esce dal seggio in via Saffi, ha tutte le ragioni per festeggiare.
Meno ragioni per festeggiare le hanno chi ha passato la giornata in attesa dei risultato. Scrutinio che doveva iniziare alle 8.30, ma partito molto più tardi, fra lentezze e incertezze. Al seggio, tutti dirigenti della provincia. Non proprio una bella prova.
Con la presidente molto attenta, invece, a far rispettare la regola. La stampa non può assistera allo spoglio. Fuori. Giusto. Ma molto più indulgente verso qualche assessore o politico. Nemmeno loro avrebbero potuto rimanere all’interno. Che vuoi che sia…
Giuseppe Ferlicca
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