Viterbo – (s.m.) – Chi l’ha detto che Viterbo Ambiente non è stata sanzionata?
Tra disservizi vari, la ditta aggiudicataria del contratto di nettezza urbana col comune di Viterbo sarebbe stata multata per 96mila euro da Palazzo dei Priori. Lo dichiara Giovanni Labate, avvocato di Ernesto Dello Vicario, il dirigente comunale arrestato nell’inchiesta “Vento di maestrale”.
Dello Vicario è tornato libero tre giorni fa. Libero, ma comunque sospeso cautelativamente dal settore ambiente e assegnato ad altri uffici comunali, in attesa che l’indagine di carabinieri, Noe e polstrada segua il suo corso.
L’accusa è di aver fatto primariamente gli interessi di Viterbo Ambiente, anziché quelli del comune. In che modo? Mettendo in atto strumenti idonei a garantire risorse immeritate a una società che non lavorava come avrebbe dovuto.
Questione di calcoli
Secondo i calcoli dell’accusa, Viterbo Ambiente potrebbe aver messo in tasca un milione e duecentomila euro in più del dovuto. Calcoli sui quali lo stesso pm Massimiliano Siddi andava con i piedi di piombo, durante la conferenza stampa convocata per illustrare i dettagli dell’operazione di mercoledì scorso: “E’ una cifra ancora approssimativa”, precisava il magistrato titolare dell’inchiesta. E la difesa mette in discussione quei conteggi.
Dalle 400mila euro di mancate penali, sul cui importo, secondo l’avvocato di Dello Vicario, ci sarà da discutere, all’ormai famoso Pef, Piano economico finanziario. Nient’altro che un piano di previsione che, secondo il dirigente comunale, da solo non avrebbe potuto comportare un innalzamento delle tariffe pagate dai cittadini. Né si trattava di un atto esecutivo, stando a quanto riferito da Dello Vicario davanti al gip e, quindi, non poteva immediatamente dare via libera allo stanziamento di altri fondi a beneficio di Viterbo Ambiente. “L’azienda non ha preso un euro in più di quanto dovuto da contratto – spiega l’avvocato Giovanni Labate -. Addirittura il comune risultava inadempiente per alcuni aspetti. Non sono stati dati soldi in più a Viterbo Ambiente né per effetto del Pef, né per i servizi non erogati, come previsto dal capitolato speciale d’appalto, perché per i quattro mesi di mancato spazzamento delle strade con le spazzatrici elettriche, è stata attivata una procedura di detrazione delle somme pagate dal comune alla ditta”.
Parte di quello che per gli inquirenti è il ‘maltolto’, insomma, dovrebbe ritornare al comune, una volta conclusa la procedura.
“M’è venuta un’idea da stronzo…”
Ma, oltre a quei quattro mesi di mancato spazzamento con i macchinari di Viterbo Ambiente, da febbraio a maggio del 2014, gli inquirenti avrebbero prova che le strade non sarebbero state pulite con le spazzatrici automatiche almeno fino a novembre dell’anno scorso.
Un’intercettazione, a questo proposito, è sibillina: “M’è venuta un’idea da stronzo…”, dice Maurizio Tonnetti, nel cda di Viterbo Ambiente, al responsabile tecnico commerciale Francesco Bonfiglio, che gli risponde che ‘non aveva dubbi’. L’idea è di chiedere maggiori costi di personale per sostenere di aver spazzato manualmente, anche se non meccanicamente. E Bonfiglio e Tonnetti discutono al telefono di quanti operai potrebbero “buttarci dentro”, facendo brutali equivalenze sul valore economico del personale per presentare il conto al comune: “tre o quattro persone so 10mila euro al mese…”.
Intanto, i gps piazzati sulle spazzatrici non monitoravano il percorso delle macchine: semplicemente erano stati spenti, per non consentire i controlli, secondo gli investigatori. Una porzione di indagine che riguarda più i vertici di Viterbo Ambiente, che non il dirigente comunale.
“Avvocati diversi per comune e Viterbo Ambiente”
Per la difesa di Dello Vicario, non corrisponderebbero al vero i pareri legali chiesti dal dirigente allo stesso avvocato di Viterbo Ambiente: “Vero è, semmai che l’assessore al ramo Andrea Vannini, nominato dopo Raffaela Saraconi, aveva incaricato un legale per avviare trattative con la società su alcuni nodi particolarmente delicati del contratto, che ponevano problemi di interpretazione. Un legale naturalmente diverso da quello della società”.
Casale Bussi, tutti ai domiciliari
Ieri, intanto, è arrivato il parere del gip Salvatore Fanti sul filone Casale Bussi. Oltre ai cinque arrestati per il contratto con Viterbo Ambiente, ai domiciliari erano finiti anche i quadri dirigenziali di Ecologia Viterbo, la società che gestisce gli impianti di Casale Bussi, tra i quali il braccio destro di Manlio Cerroni, Francesco Zadotti. L’accusa più grave è associazione a delinquere finalizzata alla frode in pubbliche forniture, per le scarse quantità di combustibile da rifiuto (cdr) prodotte, a fronte di tariffe consistenti sborsate dalla Regione Lazio per ogni tonnellata di cdr.
Contrariamente all’altro filone d’inchiesta, che aveva visto la revoca dei domiciliari a Dello Vicario e al presidente di Viterbo Ambiente Carlo Rosario Noto La Diega, il gip non avrebbe liberato nessuno degli arrestati per Casale Bussi: i quattro arrestati restano tutti ai domiciliari. Sarà probabilmente corsa al tribunale del Riesame, che dovrà valutare i ricorsi degli indagati per decidere sia sulle misure cautelari che sulla solidità dell’impianto accusatorio.
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