Appalti - "Genio e sregolatezza" - Il giudice Turco lascia il tribunale di Viterbo - Un'intera vicenda giudiziaria rischia di ricominciare da capo
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 Il giudice Eugenio Turco |
 Appaltopoli in aula, il processo Genio e sregolatezza |
Viterbo – (s.m.) – Un processo appeso a un filo.
“Genio e sregolatezza” rischia di saltare. Anzi: è matematico che salterà.
Le voci che si rincorrevano da giorni sono diventate ufficiali: il presidente del collegio dei giudici Eugenio Turco lascerà Viterbo per un incarico all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione di Raffaele Cantone. Subito dopo prenderà il volo per Belgrado, nell’ambito del protocollo d’intesa firmato con l’autorità anticorruzione serba. Un progetto comunitario per rafforzare le normative su anticorruzione e conflitto di interessi, in cui il giudice Turco avrà un ruolo di coordinamento. Nel suo curriculum vanta analoghe esperienze importanti in Albania.
Calabrese, pm a Foggia all’inizio della carriera, è rimasto a Viterbo per vent’anni. Umano, preparato, veloce, ha fatto parte come presidente o giudice a latere dei più delicati processi celebrati davanti al collegio o alla Corte d’Assise viterbese. Dal giallo di Gradoli fino all’appaltopoli di “Genio e sregolatezza”. Che adesso ha un futuro più incerto che mai.
“Ho cercato di portare avanti questo processo nel modo più veloce possibile, ma sono stato trasferito”, ha annunciato il magistrato in aula all’ultima udienza di “Genio e sregolatezza”.
Un processo dalla gestione estremamente complicata.
Complicata la vicenda. Complicata la genesi. Complicata la situazione in cui versa il tribunale di Viterbo, dove, dagli ultimi anni a questa parte, trovare tre giudici per formare un collegio è un’impresa titanica. Basta che un magistrato abbia firmato un qualsiasi atto, tra indagini e udienza preliminare, per escluderlo dal processo. E’ l’annoso problema delle incompatibilità, riversatosi inevitabilmente anche su “Genio e sregolatezza”.
Iniziato il 7 maggio 2013, di fatto, il processo ha impiegato un anno e sette mesi per trovare una sua solidità ed entrare nel vivo: dopo quattro giudici sostituiti, tra incompatibilità, astensioni e trasferimenti, il collegio attuale si era insediato solo il 4 dicembre 2014. E per tredici udienze di fila aveva retto, arrivando fino agli ultimi testimoni della difesa. Ora il presidente che se ne va e le voci di un possibile trasferimento anche di uno dei giudici a latere, Angela Damiani.
Dibattimento punto e a capo. E il bivio che si profila è solo apparente, perché se anche in teoria gli avvocati potrebbero dare il consenso all’utilizzo delle testimonianze raccolte finora, in pratica non lo faranno, perché non si allinea all’ottica del diritto di difesa: mai si consentirebbe che il nuovo giudice, anziché ascoltare i testimoni con le sue orecchie, legga le trascrizioni delle udienze precedenti.
Il risultato sarà comunque due anni di udienze buttati al vento. Centinaia di testimoni convocati di nuovo uno a uno davanti ai giudici. E quella fine che sembrava vicina, visto che il processo era in fase avanzata, rimandata alle calende greche.
“Genio e sregolatezza” esplode nel 2012. L’indagine del Nipaf della forestale per corruzione e turbativa d’asta fa finire in manette 13 persone nel doppio blitz tra l’ottobre e il novembre di tre anni fa. Gli indagati di punta sono i funzionari del Genio civile Roberto Lanzi e Gabriela Annesi, accusati di intascare tangenti in cambio della distribuzione di appalti a un gruppo ristretto di imprenditori. Un’oligarchia delle gare da cui molti restavano esclusi, ma che trascina mezza imprenditoria viterbese nel registro degli indagati, per un totale di 63 inquisiti, oggi sparpagliati in mille rivoli processuali, con una decina di archiviazioni.
Ma “Genio e sregolatezza” è anche uno dei tentacoli dell’indagine “Dazio”, partita nel 2008: la madre di tutte le inchieste, perché almeno sei fascicoli sono nati da lì.
In otto, tra cui Lanzi, Annesi, amministratori e alcuni imprenditori, sono attualmente a giudizio nel filone portante. Quello che rischia di non vedere nemmeno la sentenza di primo grado, nonostante la corsa contro il tempo dei pm Fabrizio Tucci e Stefano D’Arma che, almeno per uno dei tanti filoni di “Genio e sregolatezza”, avevano chiesto e ottenuto il giudizio immediato: processo subito senza udienza preliminare. Ma dai fatti più vecchi sono già passati sei anni.
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