Viterbo – “Si sono spenti due occhi pieni di speranza”. Ha solo 24 anni e il cuore straziato dal dolore. Michelangelo Luciani non riesce a darsi pace. Studente di medicina all’università La Sapienza di Roma, è uno dei migliori amici di Elisa Scarascia Mugnozza.
La studentessa è morta in un terribile incidente stradale a Tarragona, in Spagna. L’autobus sul quale viaggiava insieme a una cinquantina di studenti Erasmus, si è cappottato sull’autostrada Ap7 che collega la Catalogna alla Francia.
Tredici ragazze morte all’alba di domenica, forse per un colpo di sonno dell’autista. Tra le anime volate in cielo ci sono anche quelle di sette studentesse italiane che avevano partecipato alla Fiesta de las Fallas a Valencia e stavano tornando a Barcellona.
Dormivano tutti durante il viaggio, perché nessuno aveva chiuso occhio la notte prima. Alle sei del mattino la strage: prima la sbandata, il pullman che cappotta, poi lo schianto. L’autista è ora indagato per omicidio colposo plurimo e imprudenza.
“E’ una tragedia agghiacciante – dice Michelangelo -. Elisa era la ragazza più solare che conoscevo, sempre gentile e disponibile: il cuore pieno di voglia di fare e gli occhi colmi di speranza. La sua risata era contagiosa, coinvolgente e lei racchiudeva il meglio che c’è al mondo. Era un’amica preziosa”.
Elisa aveva solo 26 anni, ed era iscritta al quinto anno di medicina e psicologia all’università La Sapienza di Roma. Si sarebbe laureata a breve.
“Ci siamo conosciuti tra i corridoi dell’ospedale Sant’Andrea e la nostra amicizia è nata tra le corsie e le aule di lezione. Tra un anno e mezzo ci saremmo laureati ed Elisa aveva deciso di andare in Erasmus per capire se le sarebbe piaciuto lavorare all’estero o in Italia. Purtroppo non ne ha avuto il tempo, perché c’è stata la tragedia. Ancora non riesco a credere che se ne sia andata a un passo dal traguardo”.
Elisa aveva un’intera vita davanti, fatta di sogni e speranze, amori e desideri. Ragazza dagli occhi scuri e dai capelli castani, era bella, vivace e dall’animo sensibile. Le piaceva viaggiare: Vancouver, Londra, Istanbul e Barcellona. Ascoltava gli Oasis e i Coldplay. Adorava i film di Woody Allen e la saga di Indiana Jones. Leggeva Jane Austen e guardava Grey’s Anatomy, sognando di diventare brava come Meredith Grey.
“Adorava medicina – racconta Michelangelo -. In quest’università puoi riuscire bene solo se ti piace veramente, dura sei anni ed è tosta. Elisa era bravissima e nonostante avesse iniziato il tirocinio in chirurgia generale, trovava sempre tempo per gli amici. Le piaceva uscire, coinvolgere sempre più persone e fare serata”.
A febbraio la nuova avventura: quella dell’Erasmus, per fare nuove esperienze e imparare a ritagliarsi i propri spazi. “Era partita solo un mese fa. Ricordo l’ultima serata che abbiamo passato assieme. Eravamo in un pub sulla Cassia con tutti gli amici, le avevamo organizzato una festa prima della partenza. Elisa era felicissima e non vedeva l’ora di chiudere la valigia e prendere l’aereo.
Le piaceva mordere la vita e assaporare l’intensità di ogni istante. Era alla continua ricerca di stimoli, nuove conoscenze e amicizie. Desiderava imparare una nuova lingua, e in questi dieci mesi di Erasmus sono sicuro che ci sarebbe riuscita”.
Elisa viveva con la sua famiglia all’Olgiata, a Roma. Nata nella Capitale, era legata anche a Viterbo. Papà Giuseppe è professore all’università della Tuscia e direttore del dipartimento di Biologia, dove insegna selvicoltura ed ecofisiologia forestale. Il nonno, Gian Tommaso, è stato rettore e fondatore dell’ateneo viterbese.
L’Unitus piange la morte di Elisa e ferma alcune delle sue attività. Nei dipartimenti, bandiere a mezz’asta e alle dodici di questa mattina un minuto di silenzio per ricordare “la ragazza dal cuore tenero”.
Raffaele Strocchia
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