Viterbo – “Con la trasfusione avremmo peggiorato le cose”.
Il medico di Belcolle, Sabrina Inciocchi rilascia dichiarazioni spontanee davanti al giudice Silvia Mattei. La dottoressa è a processo per omicidio colposo, dopo la morte di un paziente 75enne all’ospedale viterbese.
La donna non è l’unica imputata. Di lesioni colpose risponde Fabio Angelucci, legale rappresentante del gruppo Ro.Ri. che gestisce la clinica Santa Teresa.
L’anziano muore il 24 aprile 2009. Al pronto soccorso era arrivato il 13, per una perdita di sangue dalla bocca. Da Belcolle viene portato nella struttura sanitaria privata per mancanza di posti letto: due giorni dopo, cade in bagno e si rompe il femore. Riportato in ospedale, muore la settimana successiva per emorragia.
Ieri, al processo, Inciocchi ha rilasciato spontanee dichiarazioni. “La notte del 24 aprile – spiega – sono stata chiamata dalle infermiere perché il valore dell’emoglobina del paziente era diminuito. Un’immediata trasfusione non solo sarebbe stata inutile, ma avrebbe potuto peggiorarne anche le condizioni. Era necessario attendere l’esito di ulteriori analisi”.
In aula la moglie e i tre figli dell’anziano, che si sono costituiti parte civili. Per loro ancora dolore, indignazione e shock: l’uomo era entrato al pronto soccorso sulle sue gambe, perdeva solo sangue dalla bocca. Mai avrebbero pensato che da lì non sarebbe uscito vivo.
In udienza hanno parlato anche due testimoni della difesa Angelucci: due operatrici sanitarie della clinica Santa Teresa che hanno ripercorso gli attimi successivi la caduta dell’uomo.
A giugno saranno ascoltati gli altri testimoni della difesa, citati sempre dal titolare della struttura sanitaria.
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