Aggressione a Vignanello - 24enne pestato e preso a cinghiate - Il responsabile di Casapound Cimini arrestato davanti a gip e pm per l'interrogatorio di garanzia - I pc e i cellulari sequestrati per individuare gli altri militanti non ancora identificati
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 Jacopo Polidori, presidente di Casapound Cimini |
 Vallerano – La manifestazione di Casapound contro la violenza |
Vignanello – Jacopo Polidori in procura.
Comparirà questa mattina davanti al gip Savina Poli e al pm Stefano D’Arma, il responsabile di Casapound Cimini arrestato con l’accusa di aver “preso a cinghiate” il 24enne di Vallerano Paolo. Alle 9,30 l’interrogatorio di garanzia per quello che la procura di Viterbo ritiene il “leader dell’azione punitiva” dell’11 febbraio scorso a Vignanello.
Polidori sarà accompagnato negli uffici di via Falcone e Borsellino dal difensore Domenico Gorziglia, avvocato anche dei due militati di Casapound indagati maggiorenni a piede libero: Alessandro Procaccioli e Luca Santini. Ascoltati mercoledì scorso, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
L’arresto e i fermi il 15 marzo, dopo che i carabinieri hanno perquisito e sequestrato i cellulari e i pc di Polidori, Procaccioli, Santini e degli altri giovani identificati. E se dalla perquisizione non sarebbe emerso nulla (si cercavano gli oggetti usati per aggredire il 24enne, ma non sono stati trovati), attraverso il materiale informatico gli investigatori sperano di risalire ai militanti non ancora identificati. All’aggressione infatti avrebbero preso parte in 15, tra cui molti minorenni e “tutti di Casapound”, secondo l’accusa.
Il pestaggio nella notte tra l’11 e 12 febbraio, fuori una pizzeria a Vignanello. Il ‘branco’ avrebbe avvicinato Paolo con fare minaccioso mentre si trovava con alcuni coetanei. Il 24enne, a fronte dei toni e dell’atteggiamento del gruppo, avrebbe cercato di scappare. Ma in tre lo avrebbero inseguito, bloccandolo e colpendolo prima con un pugno sul naso e poi con cinghiate sulla schiena. Polidori, in particolare, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe “ripetutamente percosso la vittima con la cinghia, dopo che era stata violentemente colpita al naso. Il ragazzo già sanguinava copiosamente, mentre veniva colpito con la cinta” dal militante. La colpa di Paolo? Aver condiviso su Facebook una frase goliardica che fa la parodia ai tipici manifesti neofascisti.
I 15, sempre secondo gli investigatori, prima di darsi alla fuga avrebbero anche ripetutamente intimato a Paolo di non offendere più il loro movimento politico. Per la vittima trenta giorni di prognosi, la rottura del naso, dell’incisivo inferiore sinistro ed escoriazioni sulla schiena. “Un’azione violenta e punitiva”, l’ha definita il procuratore capo Paolo Auriemma. Esercitata “con ostentata sfrontatezza”.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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