Vignanello – Jacopo Polidori verso il Riesame.
Il responsabile di Casapound Cimini, arrestato con l’accusa di aver “preso a cinghiate” il 24enne di Vallerano Paolo, impugnerà l’ordinanza del gip Savina Poli che lo ha fatto finire ai domiciliari con l’accusa di lesioni aggravate e minacce. La speranza della difesa è di riuscire, davanti al tribunale della libertà, a far revocare o almeno alleggerire la misura di custodia cautelare.
Ieri interrogatorio lampo davanti al giudice per le indagini preliminari e il sostituto procuratore Stefano D’Arma. Polidori, accompagnato dal suo difensore, si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha chiesto il permesso di potersi recare al lavoro. Il gip si è però riservato di decidere nelle prossime ore. E sempre nelle prossime ore potrebbe arrivare sul tavolo del giudice la richiesta della procura di Viterbo di ascoltare la vittima in incidente probatorio. L’obiettivo dell’accusa sarebbe quello di cristallizzare il prima possibile la versione del 24enne, così da poterla usare in un ipotetico e futuro processo contro gli autori del pestaggio.
La procura, in particolare, ritiene Polidori “leader dell’azione punitiva” della notte tra l’11 e 12 febbraio a Vignanello, fuori una pizzeria. In 15, tra cui molti minorenni e “tutti di Casapound”, avrebbero avvicinato la vittima con fare minaccioso mentre si trovava con alcuni coetanei. Paolo, a fronte dei toni e dell’atteggiamento del gruppo, avrebbe cercato di scappare. Ma in tre lo avrebbero inseguito, bloccandolo e colpendolo prima con un pugno sul naso e poi con cinghiate sulla schiena.
Polidori, in particolare, stando alla ricostruzione degli inquirenti, avrebbe “ripetutamente percosso la vittima con la cinghia, dopo che era stata violentemente colpita al naso. Il ragazzo già sanguinava copiosamente, mentre veniva colpito con la cinta” dal militante. La colpa di Paolo? Aver condiviso su Facebook una frase goliardica che fa la parodia ai tipici manifesti neofascisti.
Il ‘branco’ sempre secondo gli investigatori, prima di darsi alla fuga avrebbero anche ripetutamente intimato al 24enne di non offendere più il loro movimento politico. Per la vittima trenta giorni di prognosi, la rottura del naso, dell’incisivo inferiore sinistro ed escoriazioni sulla schiena. “Un’azione violenta e punitiva”, l’ha definita il procuratore capo Paolo Auriemma. Esercitata “con ostentata sfrontatezza”.
L’arresto di Polidori, mercoledì scorso. All’alba di tre giorni fa i carabinieri hanno anche fermato altri due militanti maggiorenni, indagati a piede libero: Alessandro Procaccioli e Luca Santini. Ascoltati lo stesso 15 marzo, anche loro si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.
I militari hanno anche perquisito e sequestrato i cellulari e i pc dei tre e degli altri giovani identificati. E se dalla perquisizione non sarebbe emerso nulla (si cercavano gli oggetti usati per aggredire il 24enne, ma non sono stati trovati), attraverso il materiale informatico gli investigatori sperano di risalire ai militanti non ancora identificati.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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