Tuscania – Omicidio di Ferragosto nelle campagne di Tuscania, chiuse le indagini. Per la procura la vittima fu uccisa dal cognato, accusato di omicidio volontario.
Aldo Sassara, 75 anni, difeso dagli avvocati Marco Valerio Mazzatosta e Danilo Scalabrelli, è stato raggiunto dal temuto 415 bis, l’avviso di fine indagine che prelude alla richiesta di rinvio a giudizio.
A distanza di quindici mesi, per la procura di via Falcone e Borsellino, il caso può dirsi chiuso. Adesso non resta che aspettare che il tribunale fissi l’udienza preliminare.
Risale alla mattina del 14 agosto 2015 l’efferato delitto in cui ha perso la vita l’agricoltore di 83 anni Angelo Gianlorenzo. Fin dalla primora i sospetti degli investigatori sono caduti sul cognato sul quale convergerebbero tutti gli indizi.
Indizi senza riscontri, ha sempre sostenuto la difesa, visto che nei suoi confronti non sono state mai spiccate misure di custodia cautelare. A parte il sequestro di indumenti, attrezzi agricoli e un motorino, passati al setaccio dal Ris come il suo casolare, restituiti dopo quasi un anno all’indagato.
Pronto a costituirsi parte civile con l’avvocato Giovanni Bartoletti il figlio. Fu lui, che per trovare l’assassino ha chiesto aiuto anche a Chi l’ha visto, a rinvenire il cadavere del padre nelle campagne isolate di Tuscania, in località Castellaccio.
Lo zio – convocato tre volte dagli inquirenti per essere interrogato, l’ultima il 18 luglio – si è sempre avvalso della facoltà di non rispondere. Tramite i suoi legali, Sassara si è sempre proclamato innocente. E in paese tutti si sono schierati dalla sua parte.
Di sicuro Gianlorenzo è morto di morte violenta, barbaramente ucciso, assassinato, durante la mattinata della vigilia di ferragosto.
Per il resto è giallo. L’arma del delitto non è mai stata né ritrovata, né individuata. Il colpo mortale potrebbe essere stato sferrato con un grosso sasso, o comunque un “grosso oggetto contundente”, secondo la perizia della dottoressa Maria Rosaria Aromatario, il medico legale della Sapienza incaricato dalla procura di eseguire l’autopsia.
“E’ da ritenere – scrive il medico legale – che si sia trattato di un unico mezzo di offesa utilizzato in rapida sequenza, quando la vittima era in movimento, in fase di caduta e mentre era a terra”.
Evidenti i segni di colluttazione: “Ci sono lesioni compatibili con l’uso di mezzi di offesa naturali quali mani e piedi e in parte con impatti nell’atterramento della vittima al suolo”. Sono particolari cruenti e crudi quelli che emergono dalla relazione appena depositata in procura. Che poco spazio lasciano alla fantasia.
Per la Aromatario, la vittima è morta di crepacuore dopo un pestaggio devastante. La morte sarebbe avvenuta tra le 9 e le 11. Ferite da corpo contundente alla testa. Il volto tumefatto. Segni sulle braccia, come se si fosse strenuamente difeso dal suo aggressore. Lo sterno letteralmente fracassato per la violenza dei colpi ricevuti.
Neanche una costola sana: “A livello di torace un importante complesso fratturativo della gabbia toracica con fratture plurifocali di tutte le coste bilaterali e simmetriche”.
“A livello cranico – si legge nella relazione – sono state rilevate multiple ferite lacerocontuse del cuoio capelluto, distribuite sulla superficie cranica, dalla regione frontotemporale, a quella parieto-occipitale”.
Nessuna lesione, invece, agli organi interni, nè emorragie. Causa del decesso, il creapacuore. “Verosimile – dice la Aromatario – che il decesso sia stato causato da un evento cardiovascolare acuto, nell’ambito di una patologia preesistente”. Di sicuro non si può escludere che “la dinamica aggressiva possa avere avuto un ruolo concausale nell’induzione e/o evoluzione della fisiopatologia della morte”.
“In particolare è plausibile che lo stato di alterazione psico-fisica (sforzo fisico violento, emozione intensa, in risposta all’aggressione subita possa avere avuto un ruolo di fattore stressogeno acuto sia pure col concorso di altri fattori”.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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