Viterbo – Gianfranco e Rosa erano morti da due settimane. Alla fine di novembre, a circa un giorno di distanza l’uno dall’altra. Prima lui. Poi lei.
Sono i coniugi Fieno, i cui corpi senza vita avvolti nel cellophane sono stati ritrovati nella camera da letto della loro abitazione in via Santa Lucia lo scorso 13 dicembre.
Rosa e Gianfranco sono morti alla fine di novembre. E’ uno dei primi dati salienti che sarebbe emerso dall’autopsia cui i cadaveri di Rosa Rita Franceschini, 71 anni, e Gianfranco Fieno, 83, sono stati sottoposti dal professor Saverio Potenza dell’università di Tor Vergata.
A lanciare l’allarme sarebbe stato un vicino, che da diversi giorni non sentiva più i rumori della loro quotidianità provenire dall’appartamento al secondo piano della palazzina al civico 26.
Per duplice omicidio è stato arrestato a Ventimiglia il figlio Ermanno Fieno, 44 anni, mentre era in fuga verso la Francia. L’uomo, ancora detenuto nel carcere di Imperia, dovrebbe essere trasferito nei prossimi giorni a Mammagialla, per essere poi sentito dagli inquirenti.
Tra la scomparsa della coppia e l’allarme sarebbero dunque trascorse almeno un paio di settimane e due weekend, tra cui il ponte dell’Immacolata, durante i quali il figlio convivente, Ermanno Fieno, 44 anni, indagato per il presunto duplice omicidio dei genitori, avrebbe continuato a fare la vita di tutti i giorni, come se nulla fosse.
Per il momento, davanti ai magistrati liguri, il figlio si è avvalso due volte della facoltà di non rispondere, parlando solo coi difensori Samuele De Santis e Enrico Valentini, ai quali non si sa se abbia reso delle confessioni.
Secondo le poche indiscrezioni trapelate, tra la morte di Gianfranco e quella della moglie sarebbe trascorsa una notte. L’83enne sarebbe deceduto il giorno prima, secondo i primi accertamenti del medico legale per cause naturali.
La donna, invece, sarebbe stata uccisa il giorno successivo, colpita alla testa alle spalle, in cucina, con l’attizzatoio del camino del salone. Nessun dubbio, secondo i rilievi della polizia scientifica, che si tratti dell’arma del delitto.
Nessuno nell’arco di tempo che va da fine novembre al 13 dicembre, si sarebbero accorto dell’assenza dei coniugi, i cui corpi sarebbero rimasti per tutto il tempo in camera da letto, composti come per un funerale, non fosse per il cellophane.
Spetterà ora agli investigatori ricostruire i movimenti dell’unico indiziato, che proprio in quei giorni avrebbe telefonato a un’agenzia di pompe funebri, chiedendo un preventivo per un funerale, salvo fare marcia indietro dopo poche ore.
Lo spiedino di ferro, con palesi tracce di sangue evidenziate dal luminol, sarebbe stato sferrato dall’assassino con tale violenza da fracassare il cranio della 71enne che, sempre secondo il luminol, si sarebbe trovata in piedi o appena piegata nei pressi del tavolo della cucina. Nella stanza schizzi di sangue sarebbero stati ritrovati anche sulle pareti e sulle mattonelle, queste ultime chiaramente visibili a occhio nudo.
Di sicuro nei circa quindici giorni trascorsi prima del ritrovamento dei corpi il figlio, che secondo gli inquirenti sarebbe l’autore del delitto, ha avuto tutto il tempo di ripulire a fondo l’abitazione, trovata in perfetto ordine, pulita e perfino profumata, con dei deodoranti spray temporizzati ogni 15 minuti, posizionati strategicamente in camera da letto.
All’arrivo dei vigili del fuoco, i primi a intervenire verso le 22 del 13 dicembre, la serranda della stanza era totalmente abbassata, ma con la finestra aperta, il che avrebbe permesso di camuffare l’odore e occultare la presenza dei cadaveri perfino ai vicini.
Più difficile, invece, immaginare come il presunto omicida intendesse disfarsi dei corpi. Inizialmente si era pensato che la pellicola e la posizione a “elle” dei genitori fossero parte di un macabro rituale ispirato dal libro “Il grande dio Pan”, citato dal 44enne in un post su facebook del giorno precedente il rinvenimento dei cadaveri.
Le nuove risultanze, invece, porterebbero a dire che quel cellophane con cui ha avvolto i corpi dei genitori come fossero mummie, fissato con dello scotch da pacchi, fosse solo un espediente per conservarli meglio, in attesa di trovare un modo per occultarli.
Bocche cucite da parte del procuratore capo Paolo Auriemma e della pm Chiara Capezzuto. Massimo riserbo anche da parte dei difensori, che in merito alla presunta individuazione dell’ora della morte non rilasciano dichiarazioni: “In questa delicata fase delle indagini, non possiamo né confermare, né smentire”.
Ermanno Fieno, resosi latitante alla vista dei lampeggianti dei mezzi dei soccorritori e delle pattuglie della polizia, avrebbe avuto l’accortezza di cambiare la serratura, dal momento che le chiavi erano in possesso anche dei fratelli. E alla sorella, che gli chiedeva dove fossero i genitori, ha avuto la lucidità di rispondere “in una casa di riposo a Roma”. Forse per prendere tempo e prepararsi la fuga. Una fuga finita dopo 36 ore al confine di stato con la Francia, alla stazione di Ventimiglia, dove di lì a breve, se non fosse stato catturato appena in tempo, sarebbe salito su un treno diretto a Mentone.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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