Viterbo – “Truffa, furto e falso” nel passato di Ermanno Fieno, il figlio dei coniugi trovati morti e avvolti nel cellophane nel loro appartamento a Santa Lucia, in carcere con l’accusa di omicidio volontario per aver cagionato la morte di entrambi i genitori. Emerge dal casellario giudiziale del 44enne e da un’informativa inviata in procura dai poliziotti della squadra mobile di Viterbo, documenti poi finiti nel corposo fascicolo d’inchiesta per duplice omicidio.
Due le sentenze ai danni di Ermanno Fieno per “falsità materiale commessa da pubblico ufficiale in atti pubblici”. La prima, con cui è stato condannato a “tre mesi e 20 giorni di reclusione”, risale al febbraio 2004. Il reato sarebbe stato commesso l’anno prima, il 20 febbraio 2003, presso lo studio notarile di Vetralla in cui il 44enne avrebbe lavorato fino a una decina di anni fa, per poi essere licenziato. La seconda sentenza, con cui il 44enne è stato condannato a “cinque mesi di reclusione”, risale ai primi giorni del 2009, e il reato sarebbe stato “commesso in epoca anteriore e prossima al 27 febbraio 2006 a Viterbo”.
Ma nel suo casellario giudiziale, ovvero il certificato che contiene i provvedimenti di condanna definitivi, c’è anche una “insolvenza fraudolenta in concorso” per cui nel 2008 è stato condannato dal gip di Bologna a una “multa di 200 euro” per non aver pagato, dal 13 marzo al 9 maggio 2008, il soggiorno presso un albergo di Imola.
Ma nell’informativa inviata in procura dopo il ritrovamento dei cadaveri dei coniugi Fieno, i poliziotti della mobile segnalano che “l’indagato (Ermanno Fieno, ndr) risulta avere notizie di reato (anche per) furto aggravato”. Il 23 novembre scorso il 44enne sarebbe stato sorpreso a rubare una confezione di fette di tacchino dal banco frigo del supermercato Conad di via Garbini, e per questo sarebbe stato denunciato a piede libero. Non sarebbe stata la prima volta, e i commessi lo avrebbero tenuto d’occhio a lungo.
Il furto ha anticipato di sei giorni l’omicidio della madre. È la mattina del 29 novembre. Gianfranco Fieno, il padre di Ermanno, giace senza vita sul letto della camera matrimoniale. È morto da almeno dodici ore, nel pomeriggio del giorno precedente. Per cause naturali. Il medico legale Saverio Potenza, nella relazione inviata in procura dopo l’autopsia, indica come causa del decesso “un’insufficienza cardiocircolatoria e respiratoria acuta”.
Ermanno sarebbe riuscito a convincere la madre a non chiamare i fratelli, almeno per una notte. Ma la mattina successiva, nonostante i rapporti con i figli Anna Maria e Luciano fossero conflittuali da anni, la donna vuole smetterla di temporeggiare. Li vuole contattare, per annunciare loro la morte del padre. Potrebbe aver litigato con Ermanno per questo, ma alla fine Rosa avrebbe comunque alzato la cornetta del telefono. A quel punto il figlio va in salotto, prende l’attizzatoio e torna in cucina. Rosa sta digitando il numero, è di spalle, vicino al tavolo da pranzo. Ermanno la colpisce due o più volte alla testa. Con una violenza tale da far piegare quell’attizzatoio di ferro.
Rosa potrebbe essere caduta faccia a terra. Ma nonostante quei colpi così violenti, avrebbe continuato a respirare. Ermanno sarebbe tornato in salotto e avrebbe riposto l’attizzatoio accanto al camino: lì gli investigatori lo hanno trovato la sera del 13 dicembre, ancora sporco di sangue e capelli. Ma accanto al camino c’è un divano. Ermanno avrebbe visto uno di quei cuscini, potrebbe averlo preso, essere tornato in cucina e averlo premuto sulla testa della madre, schiacciandole il volto contro il pavimento. Fino a che la donna ha smesso di respirare. Poi sarebbe tornato in salotto e l’avrebbe rimesso al suo posto.
E il dottor Potenza, nella relazione inviata in procura subito dopo l’autopsia, lo scrive: “Rosa Franceschini è morta per trauma cranico encefalico ed emorragia cerebrale”, ma anche per “insufficienza cardio respiratoria acuta”. Ma risposte certe sulle cause, le modalità e il giorno della morte di Rosa, 76 anni, e Gianfranco, ottantatré, le daranno solo gli esiti dell’esame autoptico. Scaduti i sessanta giorni di tempo per gli accertamenti, a breve potrebbero finire sulla scrivania del procuratore capo di Viterbo Paolo Auriemma e del sostituto Chiara Capezzuto.
Multimedia: video: La testimonianza di una conoscente – I funerali dei coniugi Fieno – Le testimonianze dei vicini – La polizia al lavoro – Trovati morti in casa – Fotocronaca: L’addio a Gianfranco Fieno e Rosa Rita Franceschini – L’arresto di Ermanno Fieno – Delitto di Santa Lucia, la polizia al lavoro – Tragedia in via Santa Lucia – Coppia uccisa in casa
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
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