Viterbo – È passata una settimana dal macabro ritrovamento di Daniele Barchi, riverso sul pavimento della sua abitazione. Cadavere, al civico 16 di via Fontanella del Suffragio. In quel monolocale i poliziotti della questura di Viterbo li ha indirizzati la 25enne Azzurra Cerretani. La fidanzata di Stefano Pavani, il 31enne che fino a poche ore fa era l’unico sospettato del feroce omicidio.
Multimedia: Uomo ucciso nel centro storico – Omicidio in via Fontanella del Suffragio – Video
In questa settimana Azzurra Cerretani è stata ascoltata tre volte dagli inquirenti. La prima, come persona informata sui fatti, martedì sera. E il suo racconto negli uffici di via Mariano Romiti è finito solo a notte fonda. “Credo che il mio fidanzato abbia ammazzato un uomo. Perché quell’uomo non respira più”, ha rivelato agli agenti che poco prima erano intervenuti al Serpentone di Bagnaia perché il fidanzato stava tentando di aggredirla.
L’ultimo interrogatorio, sabato mattina. Questa volta come indagata, ed è andato avanti per tre ore davanti al pm Stefano d’Arma. La procura di Viterbo le contesta l’omicidio volontario. La stessa accusa che è in capo a Pavani. Da sei giorni rinchiuso nel carcere di Mammagialla, sta valutando la possibilità di potersi rivolgere al tribunale del Riesame. La ragazza è invece a piede libero, ma fin dalla prima ora gli inquirenti hanno avuto il sospetto che anche lei avesse avuto un ruolo nel delitto. Quale, lo svelerà solo l’autopsia che ieri è durata più di tre ore all’obitorio del cimitero di san Lazzaro. Tre i medici legali. Maria Rosaria Aromatario, nominata dalla procura, e due consulenti di parte. Fabio Ricci per Pavani e Alessandro Pinnavaia per Cerretani.
Bisognerà aspettare sessanta giorni per sapere la data della morte di Daniele Barchi e se il 42enne sia stato torturato per quasi due giorni. Massacrato con calci, pugni e schiaffi fino a morire. O se sia stato finito con quella forchettata al collo i cui segni, come altri graffi ed escoriazioni, erano ancora visibili al momento del ritrovamento del cadavere. E se quei cazzotti e quegli schiaffi, che gli hanno tumefatto il volto e gli hanno reso livido il corpo, siano stati inferti solo da una mano maschile o anche da una femminile.
La salma di Barchi è stata restituita ai familiari, che ieri erano a Viterbo per il triste rito del riconoscimento. “Siamo provati – fanno sapere i genitori -, nei nostri cuori c’è rabbia e dolore”. I funerali del 42enne, nato a Novi Velia (Salerno) il 10 luglio del ’76, si terranno a Gaeta (Latina), dove ha vissuto per anni prima di trasferirsi a Viterbo. L’addio nella chiesa di santo Stefano alle 16, poi la tumulazione nella cappella di famiglia nel cimitero di Gaeta.
Copyright Tusciaweb srl - 01100 Viterbo - P.I. 01994200564Informativa GDPR