Terni - Cadavere di neonato nel parcheggio - Interrogata dal gip in carcere la 27enne Giorgia Guglielmi - Per l'accusa ha agito con crudeltà e freddezza
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 Giorgia Guglielmi |
Terni – (sil.co.) – “Morto di asfissia dopo ore di agonia sotto il sole cocente”. Da brividi il risultato dell’autopsia sul neonato morto nel parcheggio del supermercato. La madre interrogata in carcere.
Il piccino, vivo e sano alla nascita, secondo il filmato della videosorveglianza che ha inquadrato la madre verso le 11 del 2 agosto, sarebbe rimasto chiuso nella busta di plastica sotto il sole rovente per una decina di ore prima che, verso le 20, lo ritrovasse ormai cadavere una cliente.
Potrebbe invece davvero non avere saputo niente della gravidanza il compagno, un muratore d’origine albanese, padre anche della primogenita di due anni. Nel frattempo il vescovo di Terni, monsignor Giuseppe Piemontese, ha proposto di chiamare Francesco, come il pontefice, il piccino, nato e morto il 2 agosto.
“Non l’ho ucciso io, volevo che fosse trovato vivo”. Nel frattempo Giorgia Guglielmi continua a negare di essere stata lei a provocare la morte del figlio partorito poche ore prima e abbandonato in una busta della spesa nel parcheggio dell’Eurospin di Borgo Rivo a Terni.
La donna, una 27enne già madre di una bambina di due anni, da lunedì è ristretta in isolamento in una cella del carcere femminile di Perugia con l’accusa di omicidio volontario aggravato dal legame di parentela con la vittima.
Secondo gli inquirenti il neonato sarebbe morto per asfissia dopo essere stato chiuso nella busta. E non sarebbe affatto vero che alla base del terribile gesto ci siano motivazioni economiche, perché la 27enne avrebbe potuto fare affidamento sui familiari.
Ore di agonia sotto il sole torrido
A tradire la 27enne sono state le immagini delle telecamere di sorveglianza che la inquadrano verso le 11 del 2 agosto mentre abbandona il figlioletto. “Ancora vivo”, come sostiene la stessa madre.
“L’accusa di omicidio volontario è una forzatura, io non l’ho ucciso, io volevo che venisse ritrovato”, avrebbe ribadito al difensore Alessio Pressi, che si appresterebbe a chiedere una perizia psichiatrica sull’indagata per valutare se fosse capace di intendere e di volere al momento dell’accaduto.
Nel frattempo c’è stato in carcere, dove è sorvegliata a vista 24 ore su 24, l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Natalia Giubelei, che il 6 agosto ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare richiesta dal pm Barbara Mazzullo.
La madre sostiene di avere fatto tutto da sola, partorendo in bagno e appoggiando il bimbo nel bidet per tagliare il cordone ombelicale, prima di infilarlo, con tutta la placenta, nella busta della spesa.
Poi si sarebbe fatta accompagnare con una scusa al supermercato, rimanendo in macchina e approfittando del momento per gettare l’involucro, con all’interno il bimbo vivo, nella siepe.
“Famiglia allargata senza problemi economici”
“Non era in stato d’indigenza”, secondo il gip. E ancora: “Non ha voluto salvare il bambino, provocandone la morte”.
Nell’ordinanza di arresto della 27enne Giorgia Guglielmi, dal 6 agosto nel carcere di Capanne, emergono le motivazioni che hanno spinto il gip Giubelei ad accogliere la richiesta di custodia cautelare avanzata dal sostituto procuratore Barbara Mazzullo.
Il giudice evidenzia che la giovane poteva contare su “un contesto familiare allargato”, formato dal compagno, dalla figlioletta di due anni, dai genitori e dai parenti in genere, in grado di aiutarla anche economicamente.
Motivo per cui alla donna non è contestato l’infanticidio in stato di abbandono materiale e morale, ma di omicidio volontario aggravato.
Freddezza e crudeltà nel farlo morire di asfissia
Il gip inoltre parla chiaramente di intento omicida e lo fa citando un terribile passaggio dell’autopsia, secondo cui il bimbo sarebbe rimasto vivo per diverse ore prima di morire per asfissia in quanto posizionato “in una busta di plastica chiusa esposta al calore”.
Secondo il giudice la giovane compiendo “un gesto crudele, non ha esitato a riporre il bambino vivo in un luogo non facilmente accessibile”. “Inverosimile il suo racconto – continua il gip – nella parte in cui dichiara di averlo lasciato in modo da farlo trovare da qualcuno”.
“Pur ammettendo gli addebiti – si legge ancora nell’ordinanza – l’indagata è dotata di freddezza pervicace”, avendo tra le altre cose nascosto la gravidanza al compagno, un muratore albanese padre di entrambi i figli, e ai parenti, che avrebbero potuto invece garantirle un sostegno.
La donna, specifica ancora il gip, era stata ripresa dalle telecamere dell’Eurospin di Borgo Rivo quando, giovedì della settimana scorsa, dopo aver partorito in casa, aveva abbandonato la busta con il neonato nella siepe che costeggia il parcheggio. Erano circa le 11. Il bimbo, ormai morto,è stato ritrovato da una cliente verso le 20.
“Non ho ammazzato mio figlio”
“Non ho ammazzato mio figlio. Volevo fosse ritrovato vivo”, lo avrebbe ripetuto più volte la donna all’avvocato difensore che mercoledì l’ha incontrata in carcere, respingendo l’accusa di omicidio. La ragazza avrebbe anche chiesto notizie dell’altra figlia minore, ora affidata ai familiari.
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