Viterbo – “I Pokemon Go ci hanno fatto impazzire. Alcuni ragazzi li andavano a cercare sui binari”. Ed è soltanto uno dei tanti pericoli che si corrono attraversando i binari del treno. Se non si fa attenzione. Soprattutto se si è giovani e con la testa da un’altra parte. Magari appresso alla musica, a un cellulare o a un gioco on line come appunto i Pokemon Go.
Pericoli raccontati uno ad uno dalla polizia ferroviaria ai ragazzi e alle ragazze dell’Istituto tecnico Leonardo da Vinci di Viterbo.
In campo due poliziotti. Giovanni Boccalato, sostituto commissario coordinatore della Polizia di stato. E Paolo Pasqualini, sovrintendente appartenente al compartimento polizia ferroviaria Lazio. Il progetto si chiama “Train to be cool!” ed è stato ideato dal servizio di polizia ferroviaria del dipartimento di pubblica sicurezza del ministero dell’interno assieme al ministero per la pubblica istruzione in collaborazione con l’università degli Studi La Sapienza di Roma.
Viterbo – La presentazione del progetto “Train to be cool!”
Viterbo – La presentazione del progetto “Train to be cool!”
Il merito è della scuola, dell’Itt Da Vinci nello specifico, che nel corso degli anni ha più volte dedicato incontri e lezioni al tema della legalità e dei comportamenti da tenere per evitare guai. “Una cura dello studente a tutto tondo – ha detto il dirigente scolastico Luca Damiani –. Insegnare significa anche educare gli studenti non solo alla professione ma anche alle regole che caratterizzano la vita in società. Non insegniamo soltanto ad essere professionisti bravi e preparati. Cerchiamo al tempo stesso di trasmettere agli alunni i valori necessari a fare di loro dei cittadini”.
Luca Damiani, dirigente scolastico dell’istituto tecnico tecnologico Leonardo da Vinci di Viterbo
Viterbo – Vera Brodo, vice preside dell’Itt Leonardo Da Vinci
A introdurre l’incontro, la vice preside Vera Brodo. “L’età degli studenti che si iscrivono a scuola è molto delicata. Sono adolescenti e a volte vivono le regole come una costruzione della propria libertà. Ma non esistono diritti e libertà senza regole. Anzi, sono proprio quest’ultime a garantire l’esercizio dei diritti e delle libertà. A volte trasgredire significa pagarne il prezzo, col rischio di farlo per tutta la vita”.
La ferroviaria è la specialità più antica della polizia, con oltre 100 anni di attività alle spalle. Garantendo la sicurezza in stazione e sui treni. In un paese con 2.500 stazioni e 16 mila chilometri di linea ferroviaria. Su cui viaggiano 8 mila treni e un milione e mezzo di passeggeri ogni giorno. Treni per andare al lavoro, a scuola o più semplicemente in vacanza.
I pericoli sono tanti e non sono legati solo alla possibilità di subire furti in treno oppure in stazione, evidenziati uno ad uno dai poliziotti intervenuti a scuola. I pericoli più grandi vengono soprattutto da tutto ciò che non si conosce.
Viterbo – Paolo Pasqualini e Giovanni Boccalato
Viterbo – Paolo Pasqualini, Vera Brodo e Giovanni Boccalato
“Sapete quanto impiega un treno a raggiungervi mentre siete in stazione? – hanno chiesto Boccalato e Pasqualini rivolgendosi agli studenti –. Tre secondi. Questo significa che non lo vedete arrivare, a meno che non prestate la dovuta attenzione”. Il che significa niente cuffiette alle orecchie e nessuna distrazione dovuta al cellulare, restandosene oltre la linea gialla che non sta lì a caso, ma serve a garantire l’incolumità delle persone.
Va meglio con l’udito? “No – rispondono i poliziotti – perché il treno si sente esattamente un secondo prima che vi arrivi addosso”.
Un altro pericolo poco noto sono i tempi di frenata. “Un treno che procede a 400 chilometri all’ora – spiegano Pasqualini e Boccalato –, ha un tempo di frenata di 4 chilometri e mezzo. Un treno che viaggia a 120 Km/h si ferma solo dopo 960 metri. Uno che va invece a 60 all’ora ci mette 600 metri”.
Viterbo – Giovanni Boccalato
Viterbo – Paolo Pasqualini
Restare dietro la linea gialla vuol dire poi salvarsi dai treni che entrano in stazione senza fermarsi, e senza rallentare. Come i Freccia rossa. La cui velocità di entrata oscilla tra i 150 e i 180 km/h. E arrivano provocano un vero e proprio spostamento d’aria che potrebbe risucchiare e trascinare con se le persone.
“Non solo – commentano gli agenti – ma il macchinista di un treno non è obbligato a guardare davanti. Tant’è che quando un impatto il macchinista di solito dice ‘ho urtato qualcosa ma non so cosa’. Poi si ferma, e dalle tracce lasciate sul treno prova a farsi un’idea di quanto accaduto”.
I morti a seguito di incidente ferroviario sono tanti. Nel 2015, secondo i dati forniti dai due dirigenti di Polizia, i treni in Italia hanno investito 60 persone. Molti i giovani coinvolti. E le cause sono diverse. Comportamenti a rischio da parte dei viaggiatori, sedersi nei pressi dei binari o non rispettare la linea gialla (17% delle morti). Presenza ingiustificata sui binari, utilizzati magari per tornare a casa dopo aver perso il treno oppure essere scesi alla stazione sbagliata (61%). Attraversamento dei binari (30%). Passaggi a livello scavalcati (6%).
Roma – Treni in stazione
Viterbo – Giovanni Boccalato
Ci sono comportamenti a rischio da evitare? “Assolutamente sì – sottolineano Boccalato e Pasqualini –. Innanzitutto evitare di utilizzare cuffiette e cellulari. Essere distratti nei pressi della sede ferroviaria. Oltrepassare la linea gialla. Sedersi sul marciapiede. Salire o scendere dal treno in movimento. Attraversare i passaggi a livello senza fare attenzione e starsene dietro alle sbarre quando sono chiuse, senza neanche tentare di superarle mentre si stanno per chiudere. Infine, non avventurarsi nelle aree interdette”.
Quando sta scritto “Vietato l’accesso agli estranei al servizio” è bene rispettarlo perché è possibile incappare, anche con una semplice asta di bandiera o con una canna da pesca, nelle linee elettriche. La corrente che alimenta i treni viaggia a 3 mila volt sulle linee ordinarie. Diventano 25 mila su quelle ad alta velocità. E si tratta di cavi che generano un campo magnetico. Quindi, per restare fulminati basta entrare nel suo campo d’azione che si può sviluppare anche a distanza di oltre un metro dal cavo stesso.
“Infine i Pokemon Go – hanno concluso Giovanni Boccalato e Paolo Pasqualini –. C’hanno fatto impazzire”. Si tratta di un app del cellulare. Un gioco che consiste nel trovare e catturare dei pupazzetti virtuali. “Abbiamo trovato diverse volte ragazzi che li andavano a cercare sui binari”.
Daniele Camilli
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