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Giallo di Ronciglione - Ieri nuovo sopralluogo per raccogliere ulteriori elementi per le indagini - L'avvocato di Andrea Landolfi: "Non è un ragazzo aggressivo"
Ronciglione – Altre cinque ore nella casa della tragedia. È iniziato poco dopo le 10 di ieri ed è finito intorno alle 15 il nuovo sopralluogo dei Ris nell’appartamento al civico 7, interno 4, di via Papirio Serangeli a Ronciglione. Dalle scale di quell’abitazione sarebbe caduta Maria Sestina Arcuri, la 25enne morta 24 ore dopo all’ospedale di Belcolle.
È il Giallo di Ronciglione, sul quale la procura di Viterbo ha aperto un fascicolo per omicidio. L’unico iscritto nel registro degli indagati è il fidanzato di Maria Sestina, il 30enne Andrea Landolfi. È a piede libero, e quello dei pm Paolo Auriemma e Franco Pacifici è un atto dovuto per poter disporre una serie di accertamenti.
È giallo perché da quelle scale, sedici gradini di marmo che portano al secondo piano, la 25enne potrebbe essere scivolata, come continua a ripetere il suo fidanzato, o potrebbe essere stata spinta, come continua a sostenere la sua famiglia. Ma la caduta avrebbe avuto una testimone oculare: la nonna 80enne di Landolfi Cudia. Proprietaria dell’appartamento, era anche lei nella casa dove il nipote e la fidanzata stavano trascorrendo il primo fine settimana di febbraio. “Mia madre – ha raccontato Roberta, la mamma del 30enne – ha visto Andrea e Sestina cadere dalle scale. È una donna di 80 anni, ha visto e non può mentire”.
Sulla tragedia gli inquirenti vogliono vederci chiaro e fugare ogni dubbio. Per questo ieri, dopo il primo sopralluogo del 12 febbraio, i carabinieri investigazioni scientifiche di Viterbo sono tornati nell’abitazione alla ricerca di nuovi elementi utili alla ricostruzione del dramma. I rilievi sono andati avanti per cinque ore. In totale, i Ris si sono intrattenuti nell’appartamento per più di dieci ore. La casa resta sotto sequestro, lo è dal 5 febbraio, come resta sotto sequestro la Mini One D utilizzata da Andrea e Maria Sestina per ritornare dal pub dove hanno trascorso la loro ultima serata: quella di domenica 3.
Secondo il racconto di Landolfi Cudia ai carabinieri, i due sarebbero rincasati intorno alle 2. Ma mentre salivano le scale sarebbero entrambi scivolati. Nonostante la caduta, Maria Sestina avrebbe insisto per andare a dormire. Ma avrebbe passato la notte tra dolori lancinanti e giramenti di testa. Finché non avrebbe iniziato a perdere sangue da naso e orecchie. All’alba la chiamata al 118. All’ospedale Belcolle di Viterbo la 25enne arriva in coma. Sottoposta a un lungo e delicato intervento chirurgico per far riassorbire l’ematoma cerebrale, muore dopo 24 ore di agonia.
Almeno dieci i Ris che ieri erano in via Papirio Serangeli. Con loro il pm Franco Pacifici, il comandante della compagnia dei carabinieri di Ronciglione Alfredo Tammelleo e il comandante del nucleo investigativo dell’Arma di Viterbo Marcello Egidio. Bocche cucite, il riserbo è massimo per una vicenda estremamente complessa e delicata. Al sopralluogo ha preso parte anche l’avvocato Luca Cococcia, difensore di Landolfi Cudia. “C’è qualche novità o è emerso qualcosa di importante? Non posso rispondere – ha affermato il legale -. Lasciamo le forze dell’ordine e la procura lavorare, anche perché questa fase delle indagini è molto particolare. Il mio assistito è ancora in una condizione di affanno psicologico. Non è una ragazzo aggressivo”.
Presunzione di innocenza Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.