Viterbo – Picchiata, violentata e filmata nel pub di Casapound. Ma non ricorda nulla. “Potrei essere stata stordita con la droga dello stupro”, avrebbe detto la vittima agli investigatori. O forse potrebbe essere stato un micidiale mix di alcol e psicofarmaci a minorarne la difesa.
Hanno nel frattempo trascorso la loro prima notte in cella a Mammagialla il 19enne Francesco Chiricozzi, consigliere comunale di minoranza per Casapound a Vallerano e il 21enne Riccardo Licci, viterbese, anche lui attivista del movimento.
Oggi i due militanti, arrestati all’alba di ieri dalla squadra mobile e dalla Digos su richiesta del pubblico ministero Michele Adragna, compariranno davanti al giudice per le indagini preliminari Rita Cialoni che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e lesioni personali aggravate.
Difesi dagli avvocati Domenico Gorziglia, Marco Valerio Mazzatosta e Giovanni Labate, potrebbero avvalersi della facoltà di non rispondere. Secondo i legali, la donna sarebbe stata consenziente, facendo intendere la sua disponibilità a un rapporto sessuale a tre. Secondo l’accusa, la 36enne si sarebbe fidata, ingannata dall’aspetto da bravi ragazzi e dai modi gentili dei suoi presunti aguzzini.
I due giovanissimi avrebbero intercettato la vittima, che non è una militante di Casapound e non avrebbero conosciuto prima, in un altro pub di Viterbo, situato nell’immediata periferia del capoluogo, a due passi dal centro, il Toto’s Pub di via Genova. Era la sera di giovedì 11 aprile.
Dopo avere bevuto insieme e familiarizzato, il 21enne e il 19enne avrebbero convinto la vittima a seguirli fino alla vicina piazza Sallupara, distante sì e no un chilometro a piedi, tra piazza della Rocca e piazza San Faustino, subito dentro Porta Fiorentina.
E’ lì che si trova l’Old Manners Tavern, il circolo privato di Casapound, di cui Chiricozzi avrebbe avuto le chiavi.
La scusa sarebbe stata farle vedere il locale e continuare a scambiare quattro chiacchiere con calma davanti a un boccale di buona birra. Una volta entrati, le avrebbero offerto da bere e poi l’avrebbero stuprata, filmando la violenza con il cellulare. Sarebbero stati tutti alticci.
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“Potrebbero avermi stordita con la droga dello stupro”
Il corpo pieno di lividi ed ematomi, il volto irriconoscibile allo specchio, un occhio praticamente chiuso per le botte prese. Un massacro. Eppure la 36enne, la mattina di venerdì 12 aprile, si sarebbe svegliata addolorata nel suo letto senza sapere nemmeno chi l’avesse ricondotta a casa.
“Potrebbero avermi stordita con la droga dello stupro”, avrebbe detto ai sanitari del pronto soccorso di Belcolle e agli inquirenti la 36enne, corsa in ospedale subito dopo il brusco risveglio della mattina successiva.
“Mi sono alzata con la sensazione che qualcuno avesse spento e poi riacceso all’improvviso l’interruttore”, avrebbe spiegato, senza riuscire a ricostruire con esattezza quelle ore, ma con la certezza di avere vissuto un incubo.
Avrebbe cancellato tutto di quella notte. Ad eccezione di pochi particolari.
Tra questi, ricorderebbe nettamente che i suoi presunti aguzzini, una volta giunti nel locale di piazza Sallupara, le avrebbero offerto della birra. Uno dei due si sarebbe recato a spillarla al bancone, mentre l’altro giovane avrebbe continuato a chiacchierare. Poi il vuoto.
Al momento dell’aggressione si sarebbero trovati nel seminterrato dell’Old Manners Tavern.
“E’ successo tutto dopo che ho bevuto quella birra, da quel momento in poi, fino a quando mi sono svegliata nel mio letto senza sapere come ci sono arrivata, ricordo solo che io non volevo e che loro mi hanno colpito con un pugno in faccia, poi più niente fino al mattino”, avrebbe detto la vittima agli inquirenti.
Un vuoto di memoria, che la vittima non sarebbe più riuscita a colmare. Da qui il sospetto che possa avere assunto, suo malgrado, sostanze in grado di stordirla, come la cosiddetta droga dello stupro.
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La vittima non sapeva nulla dei filmati, prova regina dello stupro
Soccorsa dai sanitari di Belcolle e subito sentita dagli investigatori della questura, la 36enne avrebbe effettuato nell’immediatezza il riconoscimento fotografico dei ventenni, indicando senza esitare Licci e Chiricozzi.
La polizia sarebbe quindi piombata nell’abitazione dei due giovani, sequestrando nel corso della perquisizione i cellulari dei ragazzi sui quali sarebbero stati rinvenuti i filmati, considerati la prova regina della violenza sessuale subita dalla 36enne, la quale avrebbe saputo solo allora di essere stata ripresa. I filmati sarebbero stati rinvenuti nella galleria. Il 19enne e il 21enne non avrebbero neanche provato a cancellarli.
Una prova inconfutabile. I filmati estrapolati e i referti medici, assieme alle foto del corpo e del volto della 36enne massacrata di botte, sarebbero alla base della richiesta di custodia cautelare in carcere del pm Adragna accolta dalla gip Cialoni.
Un filmato, in particolare, incastrerebbe Licci e Chiricozzi. Chiaro. Nitido, Inequivocabile. Non lascerebbe spazio a dubbi.
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Il precedente di Chiricozzi, un pestaggio per un post ironico su Facebook
È il sindaco di Vallerano, Adelio Gregori, a ricordare il precedente di Francesco Chiricozzi, coinvolto l’11 febbraio 2017, a Vignanello, in un’aggressione a cinghiate ai danni di un giovane che aveva pubblicato su Facebook un post ironico nei confronti del movimento di estrema destra.
“Il processo è in corso e non sono io a dover giudicare, ma che Vallerano torni alla ribalta per questi argomenti non fa piacere”, commenta Gregori.
Chiricozzi è uno dei tre minorenni che con due maggiorenni, condannati a 2 anni e 8 mesi con l’abbreviato per lesioni, aggredì a cinghiate un giovane di sinistra per un post sul popolare social network. La prossima udienza davanti al tribunale per i minori di Roma sarà a luglio.
Silvana Cortignani
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino al terzo grado di giudizio. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.
Video: Violenza di gruppo, l’arresto dei due giovani
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