Viterbo – La chiesa delle donne. Quella di Pucciarella, la giovane di Bagnaia che con una sassata ammazzò il capo dei lanzichenecchi che nel 1527 avevano assaltato il borgo, salvandolo dalla caduta. Bagnaia, quell’anno lì, fu difesa dalle donne. Gli uomini stavano tutti a Roma, nell’esercito pontificio, e dai lanzichenecchi le avevano prese qualche settimana prima.
Viterbo – Il santuario della Madonna della Quercia
La chiesa delle donne, quella che ieri mattina era seduta ai banchi della Basilica della Quercia, alla fine della strada alberata e piena di splendide case lungo viale Trieste. Madri, mogli, donne che hanno conosciuto la guerra. Figlie.
Viterbo – La messa dei bagnaioli per la Madonna della Quercia
La processione, quest’anno, non c’è stata. Pioveva e non s’è fatta. “Ma la riconoscenza verso la Madonna della Quercia – come hanno detto Gabriella Belli e Paola Maugiatti -, quella non si tocca. Piove, nevica o tira vento. Noi veniamo qui a ringraziare”.
Multimedia – Fotogallery: La messa per la Madonna della Quercia – La basilica e i chiostri del santuario – Video: La chiesa delle donne – I chiostri del santuario della Quercia – L’intervento del vescovo Lino Fumagalli
Gabriella e Paola stanno sedute ai primi banchi, dispiaciute per la processione che non c’è stata. Sono entrambe di Bagnaia. “Bagnaiole doc”, precisano, “del gattaccio”, che è una zona di Bagnaia. “Il vigile ha parlato pure col prete – rivela una di loro – ma nun c’è stato verso”. Stavano comunque lì, venute giù a piedi. Aspettavano che il vescovo Lino Fumagalli iniziasse messa.
Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli
Una messa tradizionale, che alla Quercia si fa ogni martedì dopo Pasqua. Quindi a Viterbo c’è Pasqua, pasquetta e il martedì della Quercia, quando si rinnova la tradizionale processione di ringraziamento alla Madonna della Quercia da parte del popolo bagnaiolo.
La storia è questa. Dopo il sacco di Roma del maggio 1527, le truppe imperiali decimate dalla peste si ritirano verso il nord dell’Italia. Una delle prime tappe è Viterbo e una parte dei soldati lanzichenecchi di ritorno da Roma si ferma alla Quercia e pensa bene di assaltare Bagnaia.
Il punto è che a Bagnaia non c’era un uomo. Stavano tutti arruolati nell’esercito pontificio che i lanzichenecchi avevano già passato a fil di lama. A difesa di Bagnaia solamente donne, vecchi e bambini armati di bastoni, sassi, acqua bollente e macine per il grano. Ovviamente hanno la peggio. Ma a un certo punto si sente un grido. “Madonna de la Quercia salvatece”. E’ a quel punto che Pucciarella, una giovane di Bagnaia tira una sassata in testa al comandante dei lanzichenecchi uccidendolo, buttando tutto l’esercito nemico nel panico, salvando così Bagnaia. I Priori della comunità per ringraziare la Madonna della Quercia decidono di fare una solenne processione il secondo giorno dopo la Pasqua. Dal 14 aprile 1528.
“Noi, ogni anno, bono o cattivo, il tempo com’è, noi veniamo qui”, Gabriella Belli e Paola Maugiatti non hanno dubbi. Per loro, esserci, è importante. “E’ stata sospesa il tempo della guerra e dei bombardamenti”. La Madonna viene ringraziata anche per aver limitato i danni dei bombardamenti del ’44. “Ci sono stati solo 18 morti – commentano Belli e Maugiatti – la ringraziamo anche per questo. Il giorno dopo il bombardamento c’è stata la processione”. “Madonna della Quercia salvateci. E la Madonna c’ha salvato. Noi veniamo qui. Tutti gli anni. Un obbligo, un patto d’amore”.
Un’alleanza tra donne per ricordare il dolore della guerra, respingerla e ripudiarla. La guerra degli uomini. La guerra che, invece, per una donna è soprattutto il momento in cui ci va il figlio. E con ogni buona probabilità, ci va a morire. Donne, oggi anziane, Gabriella e Paola sono della fine del ’30, che la guerra e le macerie se le ricordano bene. “Noi, ogni anno, bono o cattivo, il tempo com’è, noi veniamo qui”. E lo fanno anche per questo. Per ricordare e affidarsi ad altre due figure di donne. Maria, che ha conosciuto anch’essa, da madre, il dolore per la morte del figlio. Crocifisso come uno schiavo, pure lui nel bel mezzo di una guerra. L’altra donna è Pucciarella, una guerriera che dall’invocazione alla Madonna trae il proprio grido di battaglia, cacciando i lanzichenecchi. A sassate, e senza l’aiuto degli uomini.
Viterbo – La messa dei bagnaioli per la Madonna della Quercia
Il vescovo arriva alle dieci e mezza assieme a don Roberto. Entra dalla porta laterale e va dritto in sagrestia dove lo aspettano don Francesco, don Vittore e don Luigi. Poco più in là i due chiostri della Basilica della Quercia, splendidi e raramente visibili. Verranno aperti al pubblico dal 27 aprile al 5 maggio, per la manifestazione “La Quercia in fiore”, organizzata dalla Pro loco di Viterbo.
La processione non s’è fatta. “Oggi è tempo cattivo e il parroco ha detto no – ha ribadito Gabriella Belli – Se semo rimodernati”. Come a dire, pioveva poco e si poteva anche fare.
Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli
Davanti all’altare è pieno di ortensie, che una volta stavano in tutti i giardini. Almeno fino agli anni ’80. Una pianta arrivata in Europa solo nel XVIII secolo. Dalle ombrose foreste della Cina.
“La processione, quando si fa – continua a raccontare Paola Maugiatti – veniva giù larga dalla piazza di Bagnaia. Due di qua e due di là. Poi ci sono le bandiere, Sant’Antonio, San Rocco, le confraternite di Bagnaia. E si veniva giù tutti insieme. Quest’anno non si può fare, e c’è chi è venuto giù con la macchina e chi a piedi”.
Stavano tutte lì, sedute. Ad ascoltare il vescovo. A coorte, come quando da ragazze andavano a veglia per i cortili in campagna o tra le vie strette del centro medievale. Davanti a loro l’assessore comunale Paolo Barbieri. Tra le confraternite, il consigliere Antonio Scardozzi.
Viterbo – La messa dei bagnaioli per la Madonna della Quercia
Anche il vescovo si diverte. E durante l’omelia le stuzzica un po’, quando parla di abbandonare “l’uomo vecchio – ha detto appunto Fumagalli -. Colui che pensa solo a se stesso e mette al centro solo la propria esistenza. E’ colui che non accoglie gli altri”.
A un certo punto il vescovo si ferma, guarda le donne che ha di fronte e le chiama in causa. Le provoca. Come fossero un coro in una tragedia. “A Bagnaia siete tutti bravi e buoni?”, domanda Fumagalli. Brusio tra le donne. “A Bagnaia non criticate mai nessuno, vero?”, aggiunge Fumagalli. Il brusio aumenta. “Ah”, l’affermazione che arriva. “A Bagnaia non c’è pettegolezzo, no?”. “Ahhhhhh!!!”. Dai banchi. Netto. “A Bagnaia – incalza ancora il vescovo – accogliete tutti, pure gli immigrati”. “Ehhhh…”, si sente dire. Ma anche, “cerchiamo di fare quel poco che ci riesce”. Ed è sempre una voce femminile a dirlo.
L’argomento in questione era l'”uomo nuovo”, che agisce al servizio degli altri e per amore del prossimo.
Si divertono entrambi, il vescovo e le donne che ha di fronte. Però non scherzavano. E parlavano tutti di giustizia.
Daniele Camilli
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