Viterbo – Che sfiga Cesare Dobici. Non gli dice bene. Per niente. Sia con la via che col monumento che gli sono stati dedicati in città e a pratogiardino. Entrambi invasi dalle erbacce. Come un po’ tutta Viterbo.
Mal comune mezzo gaudio. Anche per il compositore e musicista nato da queste parti nella seconda metà dell’ottocento e morto a Roma nel 1944. Un paio di mesi prima che la capitale fosse liberata dalle truppe d’occupazione nazifasciste.
Viterbo – Pratogiardino – Il monumento a Cesare Dobici
In città, dove ti giri ti giri, gli spazi verdi pensati per tirare un po’ il fiato e passare il tempo libero sono diventati invece piccole savane. Erba alta, complice pure la pioggia, maggio, grano e vegetazione d’ogni specie.
Viterbo – Piazza della Rocca
In via Ascenzi, la statua di Santa Rosa è circondata. Pure la fermata dell’autobus è messa male, manca un pezzo. Al Sacrario la vista su palazzo dei papi e valle Faul è chiusa da “furasacchi” alti almeno una sessantina ci centimetri.
Viterbo – Via Ascenzi
Poi piazza della Rocca. Davanti al museo nazionale dell’Albornoz e in mezzo all’isola pedonale di fronte alla fontana, i fili d’erba hanno preso il sopravvento, e le rose messe lì a mala pena si vedono.
Viterbo – Piazza della Rocca
Stessa situazione sotto le mura di piazzale Gramsci, così come a pochi passi dall’Università o lungo via del Pilastro. Ancora per metà chiusa al traffico nonostante le difficoltà che da mesi provoca ai commercianti.
Viterbo – Piazza della Rocca
Cespugli ai lati delle case, che sbucano fuori dalle pareti o tra una pietra e l’altra. In pieno centro storico. Con i turisti a prendere il gelato. Tanto che non ci si fa più nemmeno caso. Neanche all’erbetta che viene su dai sampietrini, talmente verde che di notte sembra illuminarsi. Ma, probabilmente, è solo gas di scarico.
Daniele Camilli
Fotogallery: La città invasa dall’erba
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