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Commerciante ucciso in via San Luca - Intervista alla parrucchiera entrata per prima nella jeanseria di Norveo Fedeli dopo l'omicidio: "Sono terrorizzata, in città servono più controlli" - VIDEOINTERVISTA, PARLA LA DONNA CHE HA SCOPERTO IL DELITTO
Viterbo – Omicidio in via San Luca – Il negozio di Norveo Fedeli sotto sequestro
Viterbo – Omicidio in via San Luca
Viterbo – La porta del negozio semiaperta, nonostante l’orario di chiusura fosse passato da un po’. Che “qualcosa non quadrasse” la parrucchiera di via San Luca lo ha capito subito. “Ho pensato che Norveo si fosse sentito male o che gli avessero scassinato il locale – racconta -, ma mai avrei immaginato una tragedia del genere”. La donna è stata la prima a entrare nella jeanseria dopo l’omicidio del titolare: Norveo Fedeli, di 74 anni. “Ho visto il sangue, tantissimo, e sono scappata via. Sono ancora terrorizzata”.
Lei è stata la prima a entrare nel negozio dopo l’omicidio… “Sì, mi ha insospettito il cancello non chiuso come lo chiudeva lui. Ho prima suonato al citofono di casa, che è lì vicino, ma non mi ha risposto nessuno. Ho poi chiamato la moglie che era fuori per lavoro e mi ha detto che anche lei non riusciva a mettersi in contatto con il marito dalle 13 e 5. Norveo era una persona metodica: all’una in punto chiudeva il negozio per la pausa pranzo. Prima i cancelli delle vetrine e poi quello della porta d’ingresso. Ma ieri i laterali erano aperti e quello centrale solo accostato”.
Così ha deciso di entrare… “Eravamo io, una mia collega e un altro signore. Credevamo che Norveo si fosse sentito poco bene e che per un malore avesse perso i sensi. Ho anche pensato che gli avessero scassinato il locale. Qualcosa che non quadrava c’era, ma mai avrei immaginato una tragedia del genere”.
Fedeli era stato ucciso… “Abbiamo visto il sangue, siamo scappati fuori dal negozio e abbiamo chiamato la polizia. Il corpo di Norveo non l’abbiamo visto, ma tutto quel sangue mi ha terrorizzata”.
Tra le ipotesi degli investigatori c’è il tentativo di rapina finita male. Ha notato se la boutique era stata svaligiata? “All’interno c’era disordine. Era a terra tutto ciò che solitamente era sopra al bancone, e sul pavimento c’erano pure delle buste per i vestiti”.
La cassa, invece, era stata aperta? “Non ci ho fatto caso”.
Come è possibile che nessuno abbia visto o sentito qualcosa? “Io non ho sentito nulla perché i nostri negozi non sono vicinissimi e perché le porte sono tutte insonorizzate. Forse, si può avvertire solo un boato. Poi con il rumore dei fon… non ho sentito niente. Ma nessuno ha sentito qualcosa. Neppure chi abita sopra o di fronte alla jeanseria”.
Rapine nella zona, nel quartiere San Faustino, ci sono mai state? “Che io ricordi, no. Furti negli appartamenti, invece, parecchi. Anche di mattina o comunque in pieno giorno, ma sempre quando non c’era nessuno in casa. Certo, dà fastidio, ma almeno non si rischia che ti facciano del male. Adesso deve farci riflettere il fatto che ci sia pure chi va ad ammazzare la gente nei negozi all’ora di pranzo, quando i bambini e i ragazzi escono dalla vicina scuola. I delinquenti non hanno più paura di niente”.
È sconvolta? “Sono terrorizzata. Mi sono trasferita da Roma per cercare un po’ di tranquillità, ma ultimamente qui sto peggio”.
Questa mattina aprirà il suo salone? “Sì, non posso fare altrimenti. Devo lavorare per forza”.
Per lunedì è in programma un corteo silenzioso per le vie del centro… “Va bene per ricordare Norveo, morto lavorando dopo una vita di sacrifici. Morto per mano di un bastardo che gli ha tolto la vita, che ha tolto un marito alla moglie e un padre ai figli. Ma contro i delinquenti il corteo non basta, bisogna usare le maniere forti. In questa zona le forze dell’ordine sono solo di passaggio, e questo non vuol dire controllare. Devono girare di più. Più forze dell’ordine sulla strada a tutelare cittadini e lavoratori, che guardie del corpo ai politici”.
Che ricordo avrà di Fedeli? “Quello di una persona d’oro. Era un gran lavoratore: casa, negozio e famiglia. Ora ho nel cuore la moglie e i figli, anche per le circostanze in cui Norveo è morto. Ammazzato per il furto di 100 euro o di un paio di vestiti. Lo conoscevo da undici anni, ma lui aveva l’attività da più di quaranta. Ormai era diventato un’istituzione. Non solo in via San Luca, non solo a San Faustino, ma in tutta Viterbo”.