Viterbo – Benvenuti nella savana. Benvenuti a Viterbo. La città è invasa dall’erba. Da nord, da sud, da est. In pieno centro. A ovest è sostanzialmente campagna. Come ti giri, ti giri. L’erba è dappertutto. Un orto botanico del degrado all’aria aperta.
Il comune, dal canto suo, dopo articoli e segnalazioni, si sta muovendo. I primi taglia a piazza della Rocca e piazzale Gramsci. Poi dovrebbe toccare a Pratogiardino. Qualcosa si muove anche a Santa Barbara. Per il resto, però, soprattutto in periferia, l’erbaccia cresce ogni giorno. Complice anche il mese di maggio, che è sempre piovuto. L’erba sta provocando anche problemi di visibilità sulla trasversale. Tant’è vero che all’imbocco di strada Bagni, direzione Vetralla, qualcuno ha schiacciato la vegetazione a terra. Per vedere chi arriva da sinistra senza doverselo ritrovare addosso.
Viterbo – Le case popolari al Carmine
La situazione peggiore è a sud. Quartieri Carmine e Salamaro in particolare. Le case popolari ne sono l’esempio più lampante. Qui l’abbandono è completo. L’erba comincia pure a superare l’altezza di un bambino. Vittime soprattutto le zone verdi, i parchi. Quelli dove si passa il tempo libero. Dove vanno i figli, adesso che è estate e la scuola è finita, a giocare nel pomeriggio. Per come sono ridotti, in alcuni casi le panchine dove sedersi, nemmeno si vedono. Al Carmine le siepi davanti agli alloggi popolari stanno diventando muri di “furasacchi”. A pochi passi da Pianoscarano, storico quartiere medievale, e dal centro.
Viterbo – Valle Faul
La vegetazione si riprende la città. In presenza di uomini e donne. Di solito avveniva quando uomini e donne, la città, l’avevano abbandonata. Come è successo a Chernobyl tra gli anni ’80 e ’90. Ma prima che la gente se ne andasse e la natura prendesse il sopravvento era esplosa una centrale nucleare. Stessa dinamica lungo il 38° parallelo, tra le due Coree. Dopo la guerra tra il nord e il sud del paese, tra il 1950 e il 1953. Addirittura, da quelle parti, sembrerebbero essere ritornate specie animali che si credevano estinte per sempre. Situazione simile, in tal caso in piena provincia di Viterbo, a Faleria. Qui un pezzo del centro storico ha visto la popolazione andarsi 30-40 anni fa. E adesso è completamente invaso dai rovi in modo quasi del tutto surreale. La città dei vivi affiancata da una città morta che, tuttavia, man mano avanza, strappando pezzi alla prima.
Viterbo – La zona delle case popolari a sud
Di fronte alle case popolari di via Luigi Petroselli un cartello messo lì dalla scuola primaria Alceste Grandori. “…e il bosco crescerà”, sta scritto. Si tratta del “bosco dei nonni e dei bambini”. Un progetto didattico che risale al 2002. Ragazzi e genitori avevano messo delle piante che probabilmente nessuno immaginava che quasi vent’anni dopo sarebbero state quasi sommerse dall’erba.
Anche le scuole in via Gustavo Adolfo sono circondate dalla vegetazione. E adesso che gli studenti se ne sono andati in vacanza il rischio di riparlarne a fine agosto, o dopo Santa Rosa, è concreto.
Viterbo – Valle Faul
L’erba non risparmia neanche quartieri dove si trovano alcune delle sedi istituzionali più importanti e prestigiose. Come università e palazzo di giustizia al Riello. Oppure il centro cittadino. Valle Faul in questi giorni è deserta. Machine parcheggiate a parte. Perché tutt’attorno c’è una piccola foresta che in qualche modo si estende fin verso l’ingresso dell’ascensore che porta al colle del duomo, attratto turistico di straordinaria importanza. Fiore all’occhiello della città. Persino il Gigante Seward Johnson, la scultura che si trova sempre a Valle Faul, piuttosto che emergere, sprofonda e vegeta.
Viterbo – Centro città
E dall’erba ai lati delle strade e all’interno dei parchi pubblici potrebbe uscire fuori di tutto. Insetti, vipere, serpenti e animali vari. Non si è ancora ai cinghiali ma poco ci manca.
Viterbo – Il parco tra il Pilastro e il Riello
Chi sta messo peggio di tutti è il piccolo parco pubblico a cavallo tra i quartieri Pilastro e Riello, vicino al centro commerciale. Il degrado è totale. L’erba è altissima e le piante stanno avvolgendo panchine e giochi destinati ai ragazzini. Almeno quelli che restano. Il resto di niente.
Daniele Camilli
La savana cittadina – Fotogallery: Centro – Nord – Sud – Est
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