Viterbo – Trecento tre morti causati dal lavoro in Italia nei primi quattro mesi dell’anno. Duecento quattro in occasione di lavoro e novantanove mentre c’andavano.
Il maggior numero di decessi si registra in Lombardia (35 morti), Lazio (23), Campania (19), Sicilia, Piemonte, Emilia Romagna e Veneto. In provincia di Viterbo i morti per lavoro nei primi quattro mesi del 2019 sono stati due. La Tuscia è ventiquattresima a livello nazionale. Casi di morte sul lavoro per provincia. Posizionamento triste. Una provincia, quella viterbese, che registra poi uno dei più alti indici di incidenza dei morti sul lavoro per occupati, il 17,1. Superiore a Roma (8,7) e di poco inferiore al sud della Sardegna (18,8).
Sono i dati resi noti dall’osservatorio sicurezza sul lavoro Vega Engineering su base dati Inail.
Un cantiere
Le province più colpite dagli infortuni mortali sono Roma (16), Milano (12), Palermo (7), Napoli e Verona (6). Sono 56 gli stranieri morti sul lavoro.
La fascia d’età più colpita dalle morti bianche è quella che va dai 45 ai 54 anni. Ma l’incidenza più elevata di mortalità si registra tra le persone che hanno più di 65 anni.
“La flessione della mortalità sul lavoro in Italia si è chiusa con i primi due mesi dell’anno – ha detto il presidente dell’osservatorio Vega, Mauro Rossato -. La stabilità, invece, con il terzo mese. Con aprile, purtroppo, le speranze di un miglioramento dell’emergenza ‘morti bianche’ sono state spazzate via dall’incremento della mortalità del 7,4% in occasione di lavoro”.
Viterbo – 68esima giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro – Il corteo dell’Anmil
“E’ davvero triste dover constatare come anche quest’anno – prosegue Rossato – il nostro Paese non sia in grado di rimarginare in alcun modo questa piaga sociale. Anzi, ogni anno la situazione sembra peggiorare”.
La maglia nera nella graduatoria delle vittime sul lavoro va alla Lombardia con 35 decessi, seguita dal Lazio (23), dalla Campania (19), dalla Sicilia (17), dal Piemonte (16) e dal Veneto ed Emilia Romagna (15). La graduatoria continua con la Toscana (13), la Puglia (9), l’Abruzzo (8), il Trentino Alto Adige (7), l’Umbria (5), la Basilicata, la Liguria e le Marche (4), il Molise e la Sardegna (3), il Friuli Venezia Giulia e la Calabria (2).
“Quando si tratta di incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa – spiega un comunicato dell’osservatorio Vega – al primo posto si trova il Molise con un indice pari a 28,6, più del triplo della media nazionale, seguito dalla Basilicata, dall’Abruzzo e dall’Umbria”.
Le province più colpite dagli infortuni mortali in occasione di lavoro sono Roma (16), Milano (12), Palermo (7), Napoli e Verona (6), Avellino, Bolzano, Brescia, Cuneo, Firenze, Mantova, Torino e Vicenza (5), Caserta, Foggia, Monza e Brianza e Perugia (4). Oltre la metà delle vittime aveva un’età compresa tra i 45 e i 64 anni. Le donne che hanno perso la vita nel primo quadrimestre del 2019 sono 26, quattro in occasione di lavoro e 22 in itinere.
Lavoro
A emergere anche nel primo quadrimestre 2019, è il dato sulle vittime straniere. Nei primi quattro mesi del 2019 il risultato è drammatico. Sono infatti 40 gli stranieri che hanno perso la vita nel nostro Paese in occasione di lavoro e 16 in itinere. A contare più vittime straniere è il centro Italia con 12 infortuni mortali in occasione di lavoro su un totale di 40.
I settori più colpiti sono quelli delle attività manifatturiere e delle costruzioni con 30 decessi ciascuno in occasione di lavoro. Seguono: trasporto e magazzinaggio (20) e commercio all’ingrosso e al dettaglio (11).
Il giorno in cui si è verificato il maggior numero di incidenti mortali in occasione di lavoro nel primo quadrimestre 2019 è il lunedì. Intanto, ad aumentare nel nostro Paese sono anche gli infortuni non mortali: dal primo quadrimestre 2018 al 2019 sono passati da 205.826 a 210.720. A Nordest il dato peggiore con 66.251 infortuni, seguito dal Nord Ovest (63.581).
Prima per numero di infortuni la Lombardia (40.099), seguita da Emilia Romagna (27.642) e Veneto (25.229).
Daniele Camilli
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