Milano – “Quel mondo non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord”. Alla commemorazione di Walter Mapelli, procuratore di Bergamo morto ad aprile, il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, commenta duramente lo scandalo della magistratura.
Parlando dei tempi del tirocinio svolto a Milano insieme a Mapelli, Greco ricorda quando compresero il metodo di assegnazione degli incarichi direttivi: “Abbiamo capito che le logiche sono altre. Sono quelle di un mondo che vive nel buio degli alberghi, nei corridoi e nelle retrovie della burocrazia romana e che non ci appartiene e non appartiene ai magistrati del Nord”.
Il procuratore ricorda le capacità di Mapelli: “la sua intelligenza capace di interconnettere saperi e culture diverse”, l’abilità nell’organizzare gli uffici e la sua “disponibilità e generosità”.
Tante le domande per ottenere un incarico da procuratore inviate da Mapelli a suo tempo, a Piacenza e altre procure, tutte respinte.
“Domande come le sue – sottolinea Greco – avrebbero dovuto portare i consiglieri del Csm a stappare bottiglie di champagne. Invece non è stato facile”. Per fortuna o per caso, la carriera di Mapelli è andata bene. Importanti inchieste a Monza e poi l’incarico di procuratore di Bergamo.
Non manca un momento di commozione per Greco quando afferma che “Walter vive ancora ed è un legame che non finirà mai”.
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