Viterbo – Tanto rumore per nulla. E’ proprio il caso di dire. Pratogiardino liberato da tossici e spacciatori. Pratogiardino ora completamente abbandonato e nel degrado.
Basta farci un giro. Persino le oche escono dal laghetto e vanno a spizzicare il cibo in mezzo a pozzanghere e fratte. Le prima le ha lasciate la pioggia di maggio, che non ha smesso un secondo. Il secondo l’incuria, di chi dovrebbe dargli una pulita e non lo fa. Come del resto in quasi tutta quanta la città.
Viterbo – L’abbandono di Pratogiardino Lucio Battisti
Pratogiardino è dedicato a Lucio Battisti, il cantautore. Risale però al Trecento per diventare, alla fine dell’Ottocento, un vero e proprio monumento al Risorgimento. All’ingresso c’è Giuseppe Mazzini, un busto tirato su a spese del II circolo operaio mazziniano alla fine del XIX secolo per celebrare la repubblica e i suoi miti, con in fasci siciliani in corso. A destra e sinistra, Garibaldi, celebrato come “L’eroe dei due mondi” e Camillo Benso di Cavour. Alle spalle di Mazzini Vittorio Emanuele II, il re che ha unito l’Italia.
Viterbo – L’abbandono di Pratogiardino Lucio Battisti
Un monumento, anche per come sono distribuite le statue, dedicato all’ala più radicale del movimento risorgimentale che si inserisce lungo una traiettoria verde, e liberty, che da villa Brannetti, complesso settecentesco che sta alle spalle di pratogiardino, passa appunto per il prato e viale Trieste fino alla Quercia.
Viterbo – L’abbandono di Pratogiardino Lucio Battisti
Un prato diventato savana. L’erba è alta e dappertutto. S’inerpica su per i monumenti e sta ormai per invadere completamente i piazzali di ghiaia. In mezzo anche i resti di un albero tirato giù da un fulmine. E’ il parco pubblico cittadino più importante di Viterbo. Sotto i monumenti a Mazzini e Vittorio Emanuele due scritte di benvenuto, fatte con piante diventate irriconoscibili. Sotto al primo stava scritto “Città di Viterbo”, sotto al secondo l’anno in corso. La prima scritta non si legge più. La seconda a malapena. E quel poco che si vede riporta l’anno 2017. Indietro di due. Metafora d’una città.
Viterbo – L’abbandono di Pratogiardino Lucio Battisti
La zona nasce come area verde della Dogana del patrimonio. Successivamente parte della Rocca Albornoz e utilizzato per esercitazioni militari, tra il ‘400 e la fine del ‘700 passa di mano in mano tra le famiglie Monaldeschi, Gatti, Baglioni, Marsciano, Chigi-Montoro e Ubaldino-Renzoli che lo utilizzarono invece come pascolo per il bestiame. Fra le specie arboree presenti, leccio e platano sono le più rappresentate. Ci sono poi ippocastani, aceri, cipressi, oleandri, pungitopo e ligustri. Una bellezza storica e naturalistica.
Viterbo – L’abbandono di Pratogiardino Lucio Battisti
In giro per pratogiardino, in tarda mattinata, ma un paio d’ore buone prima di pranzo, non c’è quasi nessuno. Le giostre deserte e il bar interno chiuso. Abbandonata a se stessa anche la vecchia pista di pattinaggio. Crepe sul pavimento e foglie ammassate ai lati.
Pratogiardino liberato dagli spacciatori ma lasciato morire.
Daniele Camilli
Multimedia – Fotogallery: Il degrado di Pratogiardino Lucio Battisti – Video: L’abbandono di Pratogiardino
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