Viterbo – Delitto del Suffragio, è stata una mattinata durissima quella di ieri per i genitori della vittima, presenti in aula all’udienza in cui è stata confermata la seminfermità mentale di Stefano Pavani. E’ il giovane di Corchiano che la notte tra il 21 e il 22 maggio dell’anno scorso ha ucciso in maniera efferata il figlio 42enne Daniele Barchi, che lo aveva ospitato nella sua casa nel centro di Viterbo.
Ancora in sospeso la fidanzata indagata per omicidio in concorso
Resta in sospeso, nel frattempo, la posizione dell’allora fidanzata Azzura Cerretani. E’ la ventenne viterbese che chiamando la polizia per una lite al Serpentone di Bagnaia, la sera del 22 maggio 2018, ha fatto scattare l’allarme, indicando il luogo dove a sua detta era stato commesso un delitto. All’arrivo degli agenti, il giovane avrebbe scalpitato per entrare a forza nell’appartamento dove la giovane era asserragliata assieme alla sorella. E’ stata lei a dire di Pavani: “Ha ucciso un uomo”. Proprio in virtù di questa consapevolezza è stata iscritta anche lei nel registro degli indagati per omicidio volontario in concorso.
“La posizione della ragazza deve essere ancora definita dal pm. Ad oggi non sono giunte ulteriori comunicazioni, né un avviso di fine indagini, né una richiesta di archiviazione”, spiega il difensore della cerretani, Fausto Barili.
“Ma noi siamo convinti – prosegue – che le indagini finora compiute non abbiamo messo in luce alcun elemento dal quale ritenere che vi sia stato un coinvolgimento della giovane, le cui iniziative hanno invece consentito agli organi investigativi di rinvenire il corpo e dare impulso a tutta l’attività”.
“Pavani soffre di un grave disturbo della personalità”
E’ ripartito dalle conclusioni dei sei psichiatri che in questi tredici mesi hanno visitato in carcere Stefano Pavani, il 32enne recluso a Mammagialla con l’accusa di omicidio volontario aggravato, il processo col rito abbreviato chiesto dal difensore Luca Paoletti per il suo assistito.
“In sostanza è stata confermata la relazione già depositata lo scorso autunno dalla dottoressa Cristiana Morera, la psichiatra nominata dal pubblico ministero Stefano d’Arma”, ha spiegato il difensore a margine dell’udienza.
La dottoressa Morera è stata la prima, lo scorso autunno, a parlare di parziale vizio di mente. Non concorda, la parte civile, sul fatto che Pavani, secondo la perita del pm, sia da ritenere soggetto socialmente pericoloso, avendo vissuto gran parte della propria esistenza nel totale ”impoverimento affettivo” e all’interno di una ”grave disgregazione socio-ambientale e familiare”.
“Pavani soffre di un grave disturbo della personalità, è seminfermo di mente, il disturbo incide in modo grave sulla sua capacità di intendere e di volere, è imputabile ma non pienamente capace”, ha proseguito Paoletti che già qualche anno fa, in seguito a una condanna per lesioni aggravate, aveva evitato il carcere al suo assistito col conforto di una perizia psichiatra che fu disposta dallo stesso tribunale. Nel giugno 2014, in un momento di furore, aveva accecato un sessantenne con una bottigliata in un occhio.
A processo con lo sconto di un terzo della pena e l’attenuante del parziale vizio di mente
Stabilita la parziale incapacità di intendere e di volere e non esclusa la punibilità di Pavani, si torna in aula il 4 luglio per la discussione, sulla quale peseranno le conclusioni degli esperti e il precedente del 32enne che, in caso di condanna, oltre allo sconto di un terzo della pena previsto dal rito, potrebbe essere dunque sottoposto a una pena alternativa alla reclusione in carcere e tesa alla riabilitazione dell’imputato.
Il vizio parziale di mente è pacificamente considerata una circostanza attenuante e si distingue dal vizio totale di mente in quanto l’infermità è idonea a limitare la capacità di intendere e di volere scemandola grandemente, mentre nel vizio totale di mente l’infermità è tale da escluderla completamente.
Silvana Cortignani
Multimedia: Uomo ucciso nel centro storico – Omicidio in via Fontanella del Suffragio – Video
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