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Violenza sessuale al pub di CasaPound - Nessun risarcimento in sede penale alla 36enne - Il difensore di parte civile contro la decisione - Per il giudice sono "congrui"i i 40mila euro versati dagli imputati - Chiricozzi e Licci condannati a 5 anni e 10 mesi in due
Viterbo – L’arresto di Riccardo Licci e Francesco Chiricozzi di CasaPound
Il magistrato Elisabetta Massini
Il sostituto procuratore Michele Adragna
L’avvocato Franco Taurchini
Viterbo – (sil.co.) – Stupro al pub di CasaPound, condannati a tre anni il 19enne Francesco Chiricozzi e a due anni e dieci mesi il 21enne Riccardo Licci. “Cinque anni in due agli stupratori e nessuna provvisionale alla vittima, faremo ricorso”, annuncia il difensore della 36enne.
Sette mesi di reclusione, cinque in carcere e due mesi ai domiciliari, Licci e Chiricozzi li hanno già scontati. Per ora restano agli arresti, ma la detenzione a occhio, fatte le dovute sottrazioni, non dovrebbe essere ancora lunga.
Non riuscirebbe invece ancora a uscire di casa da sola la vittima, il cui avvocato di parte civile ha prodotto un certificato medico che dimostra come da sette mesi sia in psicoterapia e come le sue condizioni invece che migliorare siano addirittura peggiorate.
Per lei, che deve ancora rimettersi in sesto e ha 36 anni, secondo il giudice, che non ha accordato alcuna provvisionale, quarantamila euro di risarcimento da parte di Licci e Chiricozzi possono bastare. In attesa della sentenza c’era chi, nell’entourage degli imputati, faceva la conta degli articoli usciti sulla vicenda: qualcuno ha detto di averli contati e fotocopiati “ben 96”, ma forse gli sono sfuggiti quelli comparsi sui giornali, i telegiornali e le trasmissioni nazionali.
Meno di sei anni in due per uno stupro filmato col telefonino, la notte tra l’11 e il 12 aprile all’Old Manners Tavern di piazza Sallupara. Uno stupro il cui video è stato condiviso in chat poche ore dopo con gli amici, mentre la vittima era prima in ospedale a farsi medicare e poi in questura a sporgere denuncia.
Hanno chiesto scusa per la prima volta ieri, durante il processo celebrato davanti al gip a porte chiuse, l’ex consigliere comunale di Vallerano Francesco Chiricozzi e il militante di estrema destra, espulsi entrambi dal movimento subito dopo l’arresto del 29 aprile. Ma nel farlo avrebbero ribadito che all’inizio della serata la 36enne era consenziente e che dopo loro non avrebbero capito che non lo era più. “Ci vergogniamo per quello che è successo, chiediamo scusa”, avrebbero detto in aula, rilasciando spontanee dichiarazioni davanti al giudice.
Solo “parzialmente soddisfatto” della sentenza il pm Michele Adragna, che aveva chiesto una pena decisamente più alta: quattro anni e tre mesi per Chiricozzi che avrebbe sferrato il pugno che ha tramortito la vittima e quattro anni e 20 giorni per Licci, con lo sconto di un terzo dell’abbreviato. Di avviso decisamente più mite il giudice Elisabetta Massini che, sentiti i difensori Giovanni Labate, Domenico Gorziglia e Marco Valerio Mazzatosta, ha assolto entrambi gli imputati dall’accusa di lesioni aggravate e li ha condannati per la sola violenza sessuale.
Il giudice Massini ha inoltre ritenuto congruo il risarcimento di ventimila euro a testa già versati dagli imputati alla vittima, per un totale di quarantamila euro, negando una provvisionale alla 36enne, il cui difensore di parte civile Franco Taurchini aveva chiesto complessivamente 300mila euro di risarcimento per lo stupro, per averla filmata durante lo stupro e per la successiva diffusione del video dello stupro, che “a quanto ci è dato sapere, potrebbe circolare ancora in rete”.
“Una sentenza del tutto ingiusta – il commento rilasciato a caldo dall’avvocato Taurchini – soprattutto perché questi signori hanno rovinato questa ragazza per tutta la vita ed è difficile calcolare un danno, ma calcolarlo così è decisamente al di sotto dei limiti di giustizia, per cui probabilmente faremo un appello per ottenere una riforma di questa parte della sentenza”.
“La pena tiene presumibilmente conto che si tratta di ragazzi molto giovani e quindi in qualche modo ha considerato questa cosa come un’attenuante, diciamo così. Ma nella parte economica non riconosce il danno quale nella realtà è stato, per cui faremo ricorso proprio su questo punto”, la conclusione del legale.