Viterbo – “E’ il Quarto stato della Tuscia”. Il segretario generale della Uil Viterbo Giancarlo Turchetti l’ha definito così. “Proletari” senza falce, ma col martello dell’edile, il metallo delle manifatture e la spazzola della parrucchiera. Gli artigiani. Un mondo infinito con scarse tutele.
Ieri pomeriggio, nella sala riunioni della Camera di commercio di Viterbo, in via Fratelli Rosselli, il coordinamento nazionale della Uil artigianato. Doveva esserci anche il segretario confederale Carmelo Barbagallo. Assente perché chiamato di corsa dal governo per affrontare il caso Ilva di Taranto con la proposta di AncelorMittal che ha chiesto di mandare a casa 4700 lavoratori per restare in Italia. Proposta respinta dai sindacati. Strada in salita.
Viterbo – Mauro Sasso e Giancarlo Turchetti
Ieri invece, in Camera di commercio, s’è discusso di artigiani. Precari anch’essi. Piccoli e piccolissimi imprenditori messi in seria, serissima crisi dai terremoti economici degli ultimi 10 anni.
Viterbo – Il coordinamento nazionale della Uil artigianato
“Nel 2009 – spiega il segretario generale della Camera di commercio Francesco Monzillo – le imprese artigiane della Tuscia erano circa 9000. Nell’ultimo decennio, da quando è iniziata la crisi economica, si sono ridotte del 12%. E non era mai accaduto prima”.
“Siamo la casa delle imprese e dei lavoratori – ha poi evidenziato Monzillo nel suo intervento -. Le imprese senza i lavoratori possono poco, e viceversa”.
Viterbo – Francesco Monzillo
A raccontare il mondo dell’artigianato, al tavolo della presidenza, c’era Mauro Sasso, coordinatore nazionale Uil artigianato. In sala il segretario regionale della Uil Roma e Lazio, Alberto Civica, il segretario generale di Viterbo Giancarlo Turchetti e i rappresentanti di tutte le categorie sindacali della Uil della Tuscia.
“Un incontro – commenta Turchetti – che abbiamo voluto a Viterbo perché è un territorio dove l’artigianato è molto presente, assieme all’agricoltura e al terziario. I lavoratori dell’artigianato sono i più deboli, perché il welfare italiano nei loro confronti è tra i più deboli in assoluto. E questo per le poche tutele che garantisce”.
Viterbo – Mauro Sasso
Su 35 mila imprese nella provincia di Viterbo, 8 mila sono artigiane. Il 40% sono imprese di costruzione, indotto incluso. Il 20% attività manifatturiere, alimentari, vetri, metalli, legno. Il 14% servizi personali, ossia parrucchieri, estetisti, barbieri.
Viterbo – Antonio Biagioli e Silvia Somigli
Il focus dell’incontro voluto dalla Uil è la bilateralità, “che serve a promuovere – spiega Turchetti – iniziative a favore dei lavoratori e delle imprese artigiane. E a diffondere gli strumenti per dare assistenza e diritti”.
Infatti, se un artigiano vuole andare in pensione e camparci, oppure campare bene e magari avvalersi dei servizi sanitari, ha bisogno di aiuto e strumenti che vadano ben oltre quelli messi a disposizione dallo stato sociale italiano. Per gli artigiani, ben poca roba. Ecco perché i sindacati si organizzano sviluppando, in questi ultimi anni, e quasi su tutti i fronti, un welfare parallelo, fatto di accordi e soprattutto di compartecipazione economica tra lavoratore e datore di lavoro per dar vita a fondi che poi aiutino sia l’operaio sia l’imprenditore. Quest’ultimo, in molti casi, operaio di se stesso.
Viterbo – Giancarlo Turchetti, Francesco Monzillo e Mauro Sasso
“Il vero tessuto sociale della Tuscia – ha dichiarato il segretario della Uila Viterbo, Antonio Biagioli – è fatto da agricoltori e artigiani. Sono persone che creano ricchezza. La Tuscia é piena di artigiani. Idraulici, lavorazione carni, meccanici, elettricisti, parrucchieri. L’artigianato, dalle nostre parti, è un mondo vastissimo”.
Viterbo – Giancarlo Turchetti
“I lavoratori dell’artigianato – ha esordito Sasso – hanno bisogno di due risposte. La prima, è una risposta contrattuale. La seconda, è invece una buona bilateralità per vivere in modo positivo gli accadimenti della vita e avere sicurezze”.
La Uil artigianato si è messa in moto già da qualche tempo. “Abbiamo realizzato il fondo di sostegno al reddito – ha proseguito Sasso – una specie di cassa integrazione per far fronte ai momenti di crisi. C’è poi un fondo di sanità integrativa per dipendenti e imprenditori. Un accompagnamento per accedere alle prestazioni sanitarie. Si tratta di fondi dove a metterci i soldi sono imprenditori e lavoratori. C’è inoltre il fondo artigianato che si rivolge anche ad altre categorie. Un fondo interprofessionale per formare i dipendenti”.
Per chiudere il cerchio, la Uil artigianato pensa infine “a realizzare – ha aggiunto Sasso – una pensione complementare per gli artigiani. Una pensione stampella, lo sguardo lungo del sindacato rispetto a quello che ci aspetta”.
Daniele Camilli
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