Viterbo – Omicidio Gianlorenzo, spunta il giallo del furgone bianco sul luogo del delitto. A bordo due uomini che avrebbero avvicinato il supertestimone di cui si sono perse le tracce. “Uno era alto, robusto, coi capelli brizzolati e pochi baffi”, avrebbe detto il pastore che tutti vogliono ascoltare in aula.
Lo avrebbe visto due volte il superteste dell’accusa, diventato nel frattempo uccel di bosco. Si tratta del pastore macedone che la mattina dell’omicidio, il 14 agosto 2016, mentre stava oltre il fiume Marta con un gregge di pecore, sarebbe stato richiamato da urla provenienti dal terreno in località San Savino della vittima, l’agricoltore 83enne Angelo Gianlorenzo, barbaramente ucciso nelle campagne tra Marta e Tuscania.
Riprende oggi davanti alla corte d’assise del tribunale di Viterbo il processo per omicidio al cognato Aldo Sassara, 73 anni, trasformatosi in un feroce assassino, secondo il pubblico ministero Massimiliano Siddi, per un banale litigio per la divisione di una multa da 50 euro, al culmine di anni di contrasti per motivi economici tra le rispettive famiglie.
Al termine dell’udienza dello scorso 16 dicembre, il tribunale ha disposto nuove ricerche del pastore macedone, un 41enne che all’epoca viveva con la moglie in un casolare vicino al luogo del delitto. Ma almeno per ora dell’uomo non sarebbe stata trovata traccia.
Sembrerebbe, però, che oltre ad avere udito le urla la mattina del 14 agosto, la sera stessa e poi di nuovo a ferragosto il pastore sia stato anche avvicinato da due persone, a bordo di un misterioso furgone bianco, che gli avrebbero posto strane domande, quindi da un uomo su una vettura grigia dopo una settimana. Nessuno di loro si sarebbe presentato. Semplici curiosi o altro?
Una lite, i lamenti e poi più niente: tutto in dieci minuti
“Una voce diceva ‘dai forza,vai, vai’, dopo di che ho sentito solo dei lamenti ‘ohi, ahi’, ripetuti più volte, per circa dieci minuti, provenienti da una sola persona che poteva essere stata picchiata, malmenata o che stava male”, ha raccontato il pastore agli investigatori il 23 agosto 2016, parlando del presunto litigio sfociato, secondo la procura, nell’uccisione di Gianlorenzo da parte del cognato.
La mattina del 14 agosto, il macedone sarebbe uscito verso le 6,30 per recarsi all’ovile, come sempre, portando il gregge a pascolare. Verso le 9,30, tornando con le pecore verso il casale costeggiando il fiume Marta per farle abbeverare, avrebbe sentito in lontananza le urla e gli strilli, durati una decina di minuti, come di persone che stavano litigando.
Le urla sarebbero state in italiano: “Ma ho sentito anche delle parole che non conoscevo, potevano essere in un’altra lingua o in dialetto”. Infine avrebbe sentito il calpestio e il frusciare di foglie come se qualcuno stesse scappando.
Un misterioso furgone bianco sul luogo del delitto
Il furgone bianco avrebbe fatto la sua comparsa in località San Savino la sera del delitto e poi di nuovo la sera successiva, il giorno di Ferragosto.
“Ho visto lo stesso furgone di colore bianco due volte, la sera del 14 e la sera del 15 agosto. Il 15 agosto sono stato avvicinato da un italiano sulla cinquantina, mai visto prima, sceso dal furgone, guidato da un altro uomo che però non ho visto. Quello che mi ha avvicinato era alto e di corporatura robusta, con i capelli brizzolati e un accenno di baffi”, avrebbe detto il macedone, sentito a sommarie informazioni dagli inquirenti e poi svanito nel nulla.
“Voleva sapere se avessi visto o sentito qualcosa il giorno precedente. Io gli o detto che avevo sentito le urla e gli strilli di un litigio, chiedendogli a mia volta perché lo volesse sapere. Allora mi ha detto che un uomo era stato ucciso con dei colpi inferti sulla nuca e sulla schiena”, avrebbe proseguito l’oggi introvabile 41enne.
E dopo una settimana arriva una macchina grigia…
A distanza di una settimana, il 22 agosto 2016, il macedone sarebbe stato ancora una volta avvicinato da uno sconosciuto che, come gli altri, sarebbe piombato nelle campagne isolate in località San Savino senza presentarsi.
“Un uomo mai visto prima è venuto al casale con una macchina di colore grigio, chiedendomi cosa fosse successo, ma siccome non riuscivo a farmi capire in italiano, ha imprecato e se ne è andato. Prima però ha fatto un paio di giri con l’auto nella zona”, ha concluso.
Silvana Cortignani
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