Viterbo – (sil.co.) – Maxievasione nell’importazione di supercar dall’estero, maxisequestri e confische di immobili riconducibili a Elio Marchetti. Per oltre 4 milioni di euro tra la rivendita di via Mainella, un altro immobile e una piccola azienda di produzione alimentare. Come detto riguardano gli immobili, ma non le attività commerciali. Che quindi, a parte le limitazioni dovute alla serrata Covid, possono proseguire come prima.
Sono ancora conseguenti all’arresto per associazione per delinquere della primavera 2017 – operazione “Déjà vu” – i nuovi guai dell’imprenditore viterbese del settore auto Elio Marchetti.
“Un provvedimento non definitivo”, spiega la difesa, che potrà provare a ribaltare la situazione nell’udienza già fissata per il prossimo 13 luglio.
Il 46enne, ieri mattina di buonora, in piena emergenza Coronavirus, si è visto piombare finanza e stradale in tre immobili a uso commerciale secondo la procura a lui riconducibili ma, sotto il profilo prettamente giuridico, fittiziamente intestati a due distinte società di capitali.
Un provvedimento della sezione misure di prevenzione del tribunale distrettuale di Roma, su richiesta del procuratore Paolo Auriemma e dei pm Eliana Dolce e Stefano D’Arma. Un fulmine a ciel sereno per l’imprenditore e i suoi due storici difensori, avvocati Roberto Massatani e Marco Valerio Mazzatosta.
Che cosa è una misura di prevenzione? “Si tratta di un provvedimento non definitivo, temporaneo, eseguito con la formula ‘inaudita altera parte’ che non prevede quindi impugnazione da parte della difesa – spiega l’avvocato Mazzatosta – ma che sarà seguito da un’udienza già fissata per sentire ‘l’altra parte’, ovvero il destinatario Elio Marchetti, che tramite i suoi legali potrà fare le sue osservazioni”. L’udienza è stata già fissata davanti al tribunale di Roma per il prossimo 13 luglio.
A quasi tre anni di distanza, si tratta, come spiegato dagli inquirenti, dell’evoluzione dell’operazione “Déjà vu” del 3 maggio 2017.
All’epoca Marchetti fu arrestato assieme a cinque presunti complici, tra cui due dipendenti, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale sulle vetture di grossa cilindrata importate dall’estero. Il processo scaturito da quel blitz è tuttora in corso davanti al collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei.
Si tratta, formalmente di una confisca per sproporzione, non riconducibile a reati, altrimenti sarebbe sfociata nel penale: una “misura amministrativa di prevenzione”, in quanto Marchetti non avrebbe avuto la possibilità di acquistare questi immobili, se non utilizzando i proventi dei reati commessi.
Secondo l’accusa, l’organizzazione criminale di cui Marchetti sarebbe stato la mente avrebbe omesso il versamento a favore delle casse dell’erario di Iva dovuta pari a 5 milioni e 400mila euro e di un milione e mezzo di Ires. Per la procura, l’imprenditore 46enne avrebbe evaso il fisco per un decennio, dal 2007 al 2017. Risultando, ciononostante, formalmente pressoché nullatenente e indigente.
– Sequestri e confische per oltre 4 milioni di euro, ancora guai per l’imprenditore Marchetti
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