Tuscania – La parola Coronavirus non riesce neppure a scriverla. Lo chiama mostro. “Il mostro mi ha preso e non mi abbandona. Mi sta bombardando i polmoni, mi ha reso debole e inerte. I dolori sono atroci. Non ho voglia di strillare e non ho più lacrime per piangere. Sono diventato una larva”. A raccontare la malattia, in tutta la sua crudeltà e durezza, è un uomo di Tuscania che vive in Francia. Lì è risultato positivo al Covid-19 e lì sta combattendo la sua battaglia. E proprio dalla Francia, prima di entrare in rianimazione, ha scritto due lettere al sindaco Fabio Bartolacci. Sono pugni nello stomaco.
La prima è datata 22 marzo. “Il mostro ha preso anche me, e mi ha reso debole e inerte. Non mangio più, mi sto disidratando e faccio sangue sopra e sotto. Queste sono battaglie che si vincono con la forza… che non c’è più. La speranza sta scomparendo. Mi passa avanti, nel silenzio più assoluto, tutto il film della vita. Nel bene o nel male. Rancori, dispiaceri, le giornate nei boschi, le grandi pescate… adesso sono sogni che stanno svanendo”.
Un racconto crudo. Ma c’è un motivo per il quale l’ha fatto. “La gente – spiega l’uomo – deve capire a cosa va incontro, perché quando lo prova ormai è troppo tardi. Non lo auguro a nessuno, anche perché dai dolori non si riesce nemmeno a piangere”.
Due giorni dopo, il 24 marzo, la seconda lettera. Scritta prima di entrare in terapia intensiva. “Mi stanno portando di nuovo in ospedale per intubarmi. Il mostro non mi abbandona. La febbre è svanita, ma i polmoni sono sotto bombardamento del mostro. I dolori sono atroci. Non ho voglia di strillare e non ho più lacrime per piangere. Sono diventato una larva”. Poi il saluto. “Se perderò, questo è un addio. Ma se vincerò è solo un ‘Ciao, a presto'”.
A più di una settimana dall’ultimo messaggio, l’uomo “sta ancora combattendo – afferma il sindaco Bartolacci – la sua battaglia per sconfiggere definitivamente il virus”.
Raffaele Strocchia
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