Viterbo – Fase 2 dell’emergenza Coronavirus. “E’ stata una rinascita. Una festa. Una seconda inaugurazione”.
Federico Biscetti dell’Amaris ha ragione. E ha colto in pieno l’aria che si respirava ieri, in giornata, per tutta Viterbo.
A partire da piazza Dante. Dove c’è il bar Biscetti. Il Greenwich village a est della città dei papi. Un po’ bohèmienne e un po’ beat. E un quartiere, tra il Corso e le mura che aprono alla Palanzana, attraversato da via Mazzini che, appena 24 ore fa, è stata un fiume di gente. In piena.
Viterbo – Federico Biscetti
Tra chi usciva da Intesa San Paolo, per il giorno delle pensioni e lo spazio dominato dall’edificio del liceo scientifico. In una zona, via di mezzo, fontanella del suffragio e via della volta buia dove si sta affacciando la nuova Viterbo. Con i suoi ritmi e le sue culture migranti.
Viterbo – Via Mazzini
E dove, senza aggiungere altro, in queste settimane, il senso di libertà è stato fortissimo. A tratti, potente. Coinvolgente.
“La riapertura – ha detto Biscetti – per me è stata un esperimento, una curiosità. Questa mattina sono venuto per attaccare la corrente e ho avuto un riscontro notevole da parte delle persone che mi hanno chiesto subito il caffè”. Quello che per più di 40 lune s’è dovuto prendere per forza in casa. “La gente è stata tanta. Scaglionata, ma c’è stata”. Ha concluso infine Biscetti. Con la mascherina celeste a pendergli da un orecchio. Lo sguardo placido e bonario. E al tempo stesso vigile e sottile. Sornione.
Una città che s’è risvegliata. Come il Gigante di Seward Johnson a Valle Faul. Con le macchine a riprendersi strade fino all’altro ieri vuote o poco trafficate. Al punto da sentire passeri e gabbiani che, all’improvviso, invece, sono spariti. La gente lungo il marciapiede, il volto coperto dalle mascherine e pochissimi con i guanti alle mani. In vista di un’estate che si prevede cupa, come la peggiore delle profezie. Senza Caffeina, eventi e movida. Forse, perfino, senza neanche Santa Rosa.
Viterbo – Donato Scorzosi
Anche i parchi hanno riaperto. Soltanto due restano chiusi. Il Lubich a porta della verità e pratogiardino.
Viterbo – Ragazzi scappano al parco Peppino Impastato
“Finalmente si vede un po’ di normalità – commenta Donato Scorzosi col cane al guinzaglio. Al parco Peppino Impastato, al Pilastro, di fronte all’iris Leonardo Da Vinci -. Spero tanto che la cosa si risolva. La quarantena mi è pesata molto, come tutti”.
Viterbo – Un autobus della Francigena
Tra il verde, gli alberi e i giochi per bambini, ragazzi che giocano, altri che amoreggiano sulle panchine. Spaventati però dalla macchina fotografica. Alcuni scappano, portandosi via il pallone. Memori probabilmente di spioni e delatori senza ritegno che in questi giorni di clausura hanno sbattuto sui social chiunque gli capitasse a tiro. Col dito puntato a invocare volgari linciaggi e repressioni. Ora in disparte, presi solo dalle loro frustrazioni.
Viterbo – Angelo Zena
Anche gli autobus hanno ripreso a viaggiare in mezzo a un traffico che, per un giorno, è tornato ad essere normale.
Viterbo – Cornelia Mitrache
“Sulla circolare B l’affluenza è stata abbastanza ridotta – racconta Angelo Zena, autista della Francigena -. Poca gente. Ogni carico sono state 4, 5 persone. Con le nuove norme ci troviamo abbastanza bene. Abbiamo eliminato alcuni posti a sedere e messo i cartelli con tutte le indicazioni. Tutti rispettano le norme. Distanziamento sociale e mascherina a bordo”.
Coronavirus – Viterbo – Pratogiardino Lucio Battisti
Anche il cimitero, a nord, verso Montefiascone, è tornato a respirare. “Certo – spiegano le sorelle Rita e Annamaria Apolloni – non si fa a cazzotti. Noi, non abbiamo incontrato nessuno. E la chiusura di questo posto non ci sembrava proprio necessaria. Qui al cimitero il rischio di assembramenti non c’è. Tranne il periodo dei morti, il 2 novembre. Ma sicuramente lo avranno chiuso come incentivo a restare a casa, perché lasciarlo aperto sarebbe stato un incentivo ad uscire”.
Viterbo – Rita e Annamaria Apolloni
“La gente c’è stata”, ha aggiunto invece Cornelia Mitrache, che al San Lazzaro fa la fioraia. Viene dalla Romania. Ha conosciuto la ginnasta Nadia Comăneci e il calciatore Hagi, quando giocava per la Steaua a Bucarest. Ha vissuto anche la rivoluzione. Quella che nell’ottantanove, 31 anni fa, buttò giù Ceaușescu e moglie dal trono. “C’è stata gente – ha poi, infine, spiegato -, perché non vedeva l’ora che si riaprissero i cimiteri. E’ stata una bella giornata. Per loro e per noi. Con tanto di sole. Persone contente, e noi abbiamo lavorato. Soddisfatti e sorridenti. La cosa positiva della giornata”.