Viterbo – (sil.co.) – Ci si è messo di tutto, dal Covid ai problemi di salute di un coimputato all’impianto elettrico in tilt del palazzo di giustizia. Tutti fuori dal tribunale, stop alle udienze programmate e uffici giudiziari chiusi, già a partire dalla prima mattinata di ieri, a causa di un guasto che ha fatto danni. Col risultato che la discussione del processo a Elio Marchetti è stata nuovamente rinviata. Salvo ulteriori imprevisti al 10 luglio.
E’ il processo giunto da tempo a un passo della conclusione, a tre anni dall’operazione Déjà vu del 3 maggio 2017, sfociata in sei arresti, tra cui quello dell’imprenditore Elio Marchetti, 46 anni, per una presunta maxi evasione fiscale sulle auto di lusso importate dalla Germania e rivendute presso la concessionaria di via Mainella al Poggino.
Al centro dell’inchiesta finirono 92 veicoli, tutte supercar, tra le quali Mercedes, una Land Rover e una Jeep da 25mila euro che, secondo il pubblico ministero Stefano D’Arma, sarebbero state importate col trucco in Italia per evadere l’Iva.
Ieri, come se non bastassero i precedenti rinvii, è stata la volta di un maxi guasto elettrico, che ha costretto il collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei a fissare per l’attesa discussione la data di venerdì 10 luglio, quando per primo parlerà il pm Stefano D’Arma e poi toccherà alle difese dei tre imputati del processo (tre posizioni sono state stralciate).
Marchetti deve rispondere di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale sulle vetture di grossa cilindrata importate dall’estero in concorso con con la dipendente Carla Corbucci e l’imprenditore pugliese Domenico Sordo, titolare dell’agenzia di pratiche auto di Foggia coinvolta nell’inchiesta.
Lo scorso 20 maggio, nel frattempo, sono stati sequestrati beni per 4,5 milioni di euro riconducibili all’imprenditore, una misura di prevenzione in quanto, tra il 2007 e il 2017, avrebbe accumulato un notevole debito verso l’erario tramite numerose persone giuridiche di comodo a lui riconducibili. Tra i beni oggetto di sequestro ci sono 100 autoveicoli, 50 motocicli e un’imbarcazione da diporto del valore di circa 400mila euro, nonché quote di società operanti in svariati settori, dal commercio di autoveicoli, commercio di motocicli alle attività immobiliari. Un altro sequestro analogo, per oltre 4 milioni di euro, aveva riguardato, a fine aprile, la rivendita di via Mainella, un altro immobile e una piccola azienda di produzione alimentare: soltanto gli immobili, non le attività commerciali, operative come prima.
Una evoluzione dell’operazione “Déjà vu”. Secondo l’accusa, l’associazione a delinquere di cui Marchetti sarebbe stato la mente avrebbe omesso il versamento a favore delle casse dell’erario di Iva dovuta pari a 5 milioni e 400mila euro e di un milione e mezzo di Ires. Risultando ciononostante Marchetti formalmente pressoché nullatenente e indigente.
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