Viterbo – “A nessuno deve mancare ciò che è necessario per fare una vita dignitosa”. Questa è l’indicazione della chiesa cattolica di cui il vescovo di Viterbo Lino Fumagalli s’è fatto portavoce. Ieri pomeriggio, alla Trinità, dell’ordine degli agostiniani al quartiere San Faustino. La linea per affrontare la Fase 2 dell’emergenza Covid, diventata, anche secondo Fumagalli, “un’emergenza lavorativa che penalizza soprattutto chi non ha un lavoro fisso oppure lavorava in nero”.
“Questi – ha proseguito Fumagalli – sono i più fragili e i più deboli. Dobbiamo darci tutti da fare perché a nessuno manchi ciò che è necessario per una vita dignitosa. Altrimenti non potremo più guardare in faccia i nostri fratelli. E questo vale per tutti”.
Viterbo – La Madonna liberatrice
L’occasione per il messaggio il vescovo l’ha colta ieri, durante la messa per la commemorazione della Madonna liberatrice. Gli anni scorsi si faceva la processione e la Madonna veniva trasportata da piazza del Plebiscito alla chiesa della Trinità dai Fedelissimi della liberatrice. Scortata dai cavalieri costantiniani di San Giorgio.
Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli
La Madonna, in trono con bambino che gioca con un uccellino, è un dipinto del XIV secolo chiuso, per la processione, all’interno di una macchina lignea del 17esimo. Una manifestazione che ricorda il pericolo di Pentecoste del 1320 quando Maria liberò Viterbo dai demoni.
Quest’anno, causa Coronavirus, la Madonna è stata accompagnata solo dai padri agostiniani che la custodiscono da sempre sul colle dove si sono insediati quasi 800 anni fa. Una delle comunità agostiniane più antiche al mondo. E dove il quadro di Maria liberatrice ha fatto ritorno. All’interno del chiostro, dove c’era la gente ad aspettare la messa del vescovo. Disposta come stabilito dai protocolli firmati da ministero dell’interno e Vaticano per riaprire di nuovo le celebrazioni religiose ai fedeli, tornati in libertà dopo oltre due mesi chiusi in casa e la Pasqua trascorsa via Facebook. Distanziamento sociale, pulizia delle mani all’ingresso e niente stretta di mano per il segno di pace.
Viterbo – La Madonna liberatrice
“Preghiamo la Madonna liberatrice – ha poi aggiunto Fumagalli – affinché ci liberi dalla pigrizia. Dal guardare il mondo dalla finestra, dando magari i nostri giudizi per poi metterci sul divano ad aspettare. Dobbiamo sentirci parte viva della chiesa e della società. Affinché le ricchezze di ciascuno sino messe al servizio dell’intera comunità. Per costruire una chiesa e una società migliori”.
Viterbo – La messa per la Madonna liberatrice
Il vescovo richiama, tutti quanti, credenti e laici, ad una vita e a una chiesa militanti che scelgono i poveri, gli ultimi, i precari e chi lavora in nero come punto di riferimento della propria azione. “Famiglie – ha detto il vescovo – che prima avevano due stipendi per tirare avanti e adesso non hanno più niente”. Licenziati, cassa integrati, operai, braccianti. Chi ha pagato subito la crisi e chi, dopo aver lavorato in silenzio per tutta la Fase 1, rischia di subire più pesantemente le conseguenze economiche dell’emergenza. In un mondo in bilico come non lo era mai stato in precedenza.
Viterbo – Il vescovo Lino Fumagalli
Il vescovo Fumagalli sta sotto a un baldacchino. Davanti a lui le telecamere piazzate da don Emanuele Germani di Villanova per la diretta social. Ciascuno ha la sua sedia. A distanza di oltre un metro dagli altri. Tra loro anche il sindaco di Viterbo Giovanni Arena. Assieme al priore degli agostiniani di Viterbo, padre Juraj Pigula.
Viterbo – Padre Juraj Pigula
Attorno le scene affrescate della vita di Sant’Agostino. Sotto ai portici i frati agostiniani seduti in circolo. Ognuno con un compito ben preciso. Giovanissimi. Come fra’ Daniel, slovacco, che ha suonato la chitarra. Studenti dell’istituto teologico che a Viterbo ha sede dai cappuccini vicino piazza Crispi e dai giuseppini a porta San Pietro.
Viterbo – La messa per la Madonna liberatrice
Fumagalli traccia una linea di continuità tra quanto sta accadendo oggi e la vita degli apostoli subito dopo la morte di Gesù. “Da persone timorose e paurose – ha sottolineato il vescovo – chiuse nel cenacolo, hanno spalancato le porte e annunciato con coraggio il messia figlio di Dio”.
Viterbo – Fra’ Daniel, agostiniano della Trinità
“Gli apostoli, in 12 – ha commentato Fumagalli – con tutte le difficoltà degli spostamenti e della comunicazione, in trent’anni hanno fatto conoscere Cristo risorto in tutto il mondo. Pagando di persona, e realizzando il più radicale cambiamento nella storia dell’umanità. Sia a livello religioso che civile”.
Viterbo – Fra’ Giuseppe, agostiniano della Trinità
Un esempio che, per Fumagalli, i cattolici oggi sono chiamati a ripetere. Una nuova testimonianza. Dalla parte degli ultimi. “Con coraggio – ha detto Fumagalli – dobbiamo essere costruttori di una chiesa migliore in un mondo migliore. Preghiamo affinché Maria ci liberi tutti dalla pigrizia e dal riflusso nel privato. Rendendoci capaci di essere responsabili costruttori di una Chiesa e di una società migliore”.
Viterbo – L’orto e la chiesa della Trinità
Una società, quella descritta subito dopo da Fumagalli, fondata sui valori della solidarietà e sullo spirito di servizio. “Per il bene comune – ha evidenziato Lino Fumagalli – e non per il proprio vantaggio personale, di gruppo e di appartenenza. Serve unità nella varietà. E la varietà non è ostacolo di vita, ma ricchezza per l’unità. A patto che parliamo la stessa lingua”.
Viterbo – Un frate agostiniano della chiesa della Trinità
E la lingua che un cattolico oggi deve parlare è “quella del servizio e della collaborazione per il bene di tutti – ha chiarito il vescovo -. Se vogliamo essere costruttori di un futuro migliore dobbiamo sentirci tutti protagonisti e capaci di camminare insieme, portando avanti quanto stabilito con generosità e coraggio. Dove l’altro viene vissuto non come un pericolo, ma come una ricchezza. E’ necessaria una visione globale in un mondo poliedrico”.
Viterbo – Il sindaco Giovanni Arena
“Il futuro non sarà più come prima – ha proseguito Fumagalli -. Ma se abbiamo imparato la lezione, dobbiamo costruire allora un futuro migliore. Nell’essenzialità della vita e nella solidarietà che deve diventare stile di vita”.
Viterbo – La messa per la Madonna liberatrice
Infine un richiamo a chi governa. “La varietà – ha concluso il vescovo Lino Fumagalli – non è mai in contrasto con la ricchezza. Dobbiamo camminare uniti, collaborando nel bene di tutti e di ciascuno. Chi ci governa deve essere in grado di ricondurre tutto a sintesi, all’unità. Senza dimenticare nessuno”.