Ronciglione – Il terzo sopralluogo dei Ris (a destra, il pm Franco Pacifici)
Ronciglione – La scala da cui Maria Sestina Arcuri è precipitata
Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, i difensori di Landolfi
Tribunale – Nonna Mirella col difensore Gianluca Fontana
Ronciglione – Morte di Maria Sestina Arcuri, riprende giovedì 17 settembre il processo per omicidio volontario, omissione di soccorso e lesioni gravi a Andrea Landolfi Cudia.
E’ il pugile 31enne romano in carcere dal 25 settembre dell’anno scorso con l’accusa di avere ucciso la fidanzata 26enne gettandola dalle scale di casa della nonna, in via Papirio Serangeli a Ronciglione, durante l’ennesima lite, la notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019.
L’ultima udienza è quella celebrata lo scorso 2 luglio, quando per la prima volta in aula è risuonata la voce di Sestina, della quale sono stati ascoltati alcuni messaggi vocali inviati tramite la chat di Whatsapp a Landolfi durante i circa quattro mesi della loro relazione, iniziata con un colpo di fulmine a ottobre e sfociata nel giro di poche settimane nella convivenza.
Messaggi che per il pm Franco Pacifici dimostrerebbero i dubbi e le riserve della giovane nei confronti del 31enne, incline all’alcol, la quale, sempre secondo l’accusa, avrebbe deciso di darci definitivamente un taglio la sera del presunto delitto.
Per i legali di Landolfi, Daniele Fabrizi e Serena Gasperini, non c’è alcuna disperazione nei messaggi di Sestina, ci sono state una serie di forzature, sono state estrapolate solo delle liti di una coppia fresca e gelosa, con lui che esce e lei che non vuole, non è stato ascoltato nemmeno un audio di Andrea, sarebbero state omesse prove a discarico addirittura non facendole inserire nelle annotazioni. Durissimo il botta e risposta tra accusa e difesa,mediato dal presidente della corte d’assise Gaetano Mautone.
E giovedì si ricomincia. Davanti alla corte d’assise presieduta dal giudice Gaetano Mautone sfileranno altri cinque testimoni citati dall’accusa.
Tra loro una ragazza romana di 26 anni, amica della ex convivente e madre del figlioletto dell’imputato. Il bimbo – testimone chiave della procura – aveva cinque anni e stava trascorrendo il weekend con il padre e la vittima nell’abitazione viterbese della bisnonna Mirella Iezzi la sera della tragedia. La 26enne sarà sentita sui rapporti tra l’imputato e la ex, con l’obiettivo di delinearne la personalità e fornire un quadro quanto più preciso dell’indole del 31enne.
Per chiarire, invece, le condizioni della nonna, che dopo la caduta di Sestina si è allontanata a piedi dall’abitazione recandosi prima all’ospedale Sant’Anna di Ronciglione e poi al pronto soccorso del San Filippo Neri, sarà ascoltata la dottoressa del nosocomio capitolino in merito agli accertamenti e alle lesioni riscontrate su Mirella Iezzi. L’ottantenne avrebbe riportato la frattura di tre costole con una prognosi di oltre 30 giorni, secondo il pm Franco Pacifici, in quanto colpita dal nipote mentre cercava di soccorrere la fidanzata. motivo per cui il 31enne è imputato anche di lesioni gravi e compare nel processo come parte offesa. La donna, che si è costituita parte civile e non ha perso un’udienza, ha sempre negato la presunta aggressione.
Gli altri tre testimoni sono dei “tecnici”. Uno è lo psichiatra Alberto Trisolini, in merito al profilo sanitario di Landolfi durante la permanenza presso la casa circondariale di Viterbo. Gli altri due sono ex consulenti di parte della difesa, sostituiti dagli attuali avvocati di Landolfi, i legali Serena Gasperini e Daniele Fabrizi. Si tratta dell’ingegnere forense Luca Scarselli (in merito alla relazione tecnica sulla dinamica dei fatti) e del medico legale Luigi Bonaccorso (in merito alla relazione tecnica sulle cause e i mezzi che hanno determinato la morte di Maria Sestina Arcuri).