Viterbo – Striscioni, slogan e fumogeni. E almeno un centinaio di persone in piazza. Per la manifestazione organizzata da un comitato spontaneo di giovani e lavoratori contro il Dpcm del governo di Giuseppe Conte. Questa sera, a piazza del comune a Viterbo, sotto i palazzi dei priori e della prefettura.
Una manifestazione pacifica, ordinata e nel pieno rispetto della normativa Covid. Riconducibile, in termini organizzativi al mondo della destra sociale viterbese.
Viterbo – La manifestazione contro il Dpcm in piazza del comune
“La manifestazione di oggi – ha detto Umberto Ciucciarelli di associazione Tuscia sociale – si pone l’obiettivo di dare voce a tutti i cittadini e a tutti i lavoratori che hanno subito l’ennesima ingiustizia da parte di questo governo. Oggi siamo qui, davanti a questo comune, perché rifiutiamo queste nuove chiusure e questo finto lockdown”.
In piazza, assieme a Ciucciarelli, anche Claudio Taglia, sempre di Tuscia sociale.
“Non siamo negazionisti – ha poi aggiunto Ciucciarelli -. Non lo siamo in nessun modo. Noi vogliamo affermare un principio molto chiaro, che la colpa, la responsabilità della mala gestione dell’emergenza sanitaria non è del popolo italiano ma di questo governo”.
Viterbo – Umberto Ciucciarelli di Tuscia sociale
I manifestanti arrivano attorno alle 5 e mezza della sera, sparpagliandosi per tutta la piazza per evitare assembramenti. Poi, in fila, vanno sotto Palazzo dei priori, dove ha sede l’amministrazione comunale. Aprono gli striscioni e alzano le bandiere. Ciucciarelli prende subito la parola. A disposizione c’ha un megafono. Di fronte a lui un centinaio di manifestanti. Diversi i curiosi che si fermano ai lati della manifestazione. Altri sembrano ascoltare dal bar lì vicino. Il clima è rilassato, la disciplina massima. Nessun abbraccio o stretta di mano, con le mascherine che vanno a finire sotto al mento solo per fumare. A presidiare la piazza, polizia e carabinieri.
Viterbo – La manifestazione contro il Dpcm in piazza del comune
“Al popolo italiano sono stati chiesti sacrifici – ha proseguito Ciucciarelli -. Gli è stato chiesto di rispettare regole mai viste prima. Dovevano però potenziare il trasporto pubblico e non lo hanno fatto. Dovevano aumentare le terapie intensive e il numero previsto non è stato raggiunto. Per non parlare delle scuole. Alcune sono state chiuse, mettendo a repentaglio il futuro dei nostri ragazzi che hanno il sacrosanto diritto di ricevere un’istruzione. In altre scuole mancano ancora i professori. E non è stato potenziato il trasporto per gli studenti. La seconda ondata era ampiamente prevedibile. Cosa è stato fatto di concreto per contrastarla?”.
Viterbo – Claudio Taglia di Tuscia sociale
In piazza, dalle parti di via San Lorenzo, ci sono anche un paio di mamme, che all’apparenza non sembravano far parte delle realtà che hanno organizzato la manifestazione, che chiedevano la riapertura delle scuole e parlavano di libertà. Con tanto di cartelli in mano. Come negli anni ’60. Negli Stati Uniti. Tra i manifestanti si vede anche qualche commerciante. C’è pure qualche piccolo imprenditore. Tutti di Viterbo.
Viterbo – Le mamme in piazza del comune
Gli striscioni sono tre. “Sostegno alle imprese e ai lavoratori”, “Ristoro subito”, “No Dpcm, no lockdown”. A un certo punto viene acceso un fumogeno. Un paio in tutto. L’ultimo a fine corsa.
Oltre a Conte, i manifestanti puntano il dito anche contro il sindaco della città Giovanni Arena. Lo slogan “libertà, libertà” scandito a gran voce sotto palazzo dei priori è tutto per Arena. Per aver fatto chiudere le piazze e aver imboccato la linea dura.
Viterbo – Fabio Cima
Ciucciarelli non risparmia nemmeno la direzione della Asl di Viterbo. “Vorremmo sapere dal direttore Daniela Donetti – esordisce l’esponente di Tuscia sociale – come è possibile, a fronte di una carenza perenne di posti letto vere l’ambizione di trasformare l’unico nosocomio che abbiamo, il Belcolle, in ospedale Covid. Questa cosa, in un territorio come il nostro, non ha senso”.
Viterbo – La manifestazione contro il Dpcm in piazza del comune
Infine l’ultimo intervento. E’ di Fausto Cima, uno degli organizzatori. Un lavoratore. “Noi stiamo qui a sentirci dire che la colpa è nostra, che in estate siamo andati in vacanza, a giocare a calcetto, in discoteca, a prendere un aperitivo. Ma la colpa non è del popolo”.
“Altri mesi di chiusure forzate – ha poi aggiunto Cima – non ce li possiamo permettere. Questo devasterebbe l’economia della nostra città e del nostro paese. E a quel punto l’emergenza rischierebbe di trasformarsi in una vera e propria catastrofe sociale. Noi chiediamo, e abbiamo ogni diritto per farlo, soluzioni immediate e alternative alle chiusure da lockdown mascherato. Non esistono attività non essenziali. Esistono solo persone che hanno il diritto di lavorare e di portare il pane a casa”.