Tribunale - In aula il racconto di come i carabinieri hanno sventato una rapina e un pestaggio a martellate
di Silvana Cortignani
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 Un attentato incendiario di mafia viterbese – Nei riquadri Manuel Pecci (a sinistra) e il boss Giuseppe Trovato  Il maggiore Federico Alfonso Lombardi  Il pm antimafia Fabrizio Tucci  L’avvocato Fausto Barili |
Viterbo – Mafia viterbese, il 13 dicembre saranno passati esattamente tre anni dal blitz del boss Giuseppe Trovato e del parrucchiere Manuele Pecci al ristorante del cliente insoddisfatto di un trattamento estetico per convincerlo, secondo l’accusa con metodo mafioso, a più miti consigli nel timore di azioni legali.
Quella giornata del 13 dicembre 2017 – che i viterbesi ricordano perché è il giorno in cui sono stati trovati i cadaveri nascosti dal figlio dei coniugi Fieno a Santa Lucia – è stata ricostruita ieri in aula, assieme alle precedenti e alle successive, dal comandante della compagnia dei carabinieri di Viterbo, maggiore Federico Alfonso Lombardi.
E’ ripreso così il processo davanti al collegio presieduto dal giudice Gaetano Mautone a Manuel Pecci, Emanuele Erasmi e Ionel Pavel, accusati a vario titolo di estorsione, furto e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso e tutti presenti in aula, dove a condurre l’esame dell’ufficiale dell’arma è stato il pm antimafia Fabrizio Tucci, titolare delle indagini col collega della Dda di Roma Giovanni Musarò.
Saranno nel frattempo trascritte integralmente, come chiesto dai difensori Carlo Taormina e Fausto Barili prima dell’esame degli imputati, le intercettazioni ambientali effettuate tramite una cimice nascosta sull’auto di Trovato, che verso l’ora di pranzo è andato a prendere Pecci per recarsi dal ristoratore.
Il boss chiede informazioni a Pecci sul presidente della Viterbese
Subito è spuntato un particolare inedito. “Durante l’andata, Trovato chiede a Pecci informazioni sul presidente della Viterbese Piero Camilli e suoi suoi due figli. Poco prima dell’arrivo, invece, parlano del ristoratore e Trovato dice che dovrà parlare col suo avvocato, che conosce in quanto corregionale”, ha esordito il teste dell’accusa, spiegando di avere coordinato le attività investigative col comandante del nucleo operativo, il colonnello Marcello Egidio. Pecci, parlando con Trovato, avrebbe usato sempre il plurale: “Gli dava del voi, alludendo al suo gruppo”.
Trovato minaccia ritorsioni contro la vittima
“Dopo l’incontro, risalgono in macchina e mentre Trovato riaccompagna Pecci al centro estetico di San Faustino, durante i circa dieci minuti del percorso, dicono che il ristoratore è stato irriverente e irriguardoso verso Trovato, che si lamenta perché lui era andato per mettere pace”. Poi la conversazione prende una brutta piega: “Trovato parla con Pecci degli attentati alla coppia di titolari di un compro oro e ipotizza di bruciare la macchina del ristoratore. Poi dice di aggredirlo, dargli le botte, prenderlo a martellate e mandarlo in ospedale. Al che Pecci sembra preoccupato, mentre Trovato dice che chiamerà l’avvocato del ristoratore per farlo retrocedere”.
“Il ristoratore ha bisogno di un’addrizzatina”
Alle 14,30 del 13 dicembre 2017, Trovato telefona al legale e gli chiede un appuntamento, del quale (intercettato) parla in auto col sodale Spartak Patozi. Guarda caso la sera stessa, alle ore 22, il boss riceve una telefonata da parte del ristoratore: “Non fa che chiedergli scusa, gli dice che non voleva mancare di rispetto a nessuno e via dicendo”. Il 14 dicembre, Trovato racconta gli sviluppi della vicenda alla commessa Martina Guadagno (anche lei tra i 13 arrestati del blitz del 25 gennaio 2019) e commenta: “Il ristoratore ha bisogno di un’addrizzata”.
Per punizione una rapina e un pestaggio a martellate
Il ristoratore nel frattempo si confida con un carabiniere che frequenta la sua stessa palestra, mentre Trovato, sempre spiato dagli investigatori, decide di concretizzare quanto promesso in auto a Pecci, progettando due spedizioni punitive contro il ristoratore: una rapina la sera del 16 dicembre e un pestaggio “a martellate” la sera del 20 dicembre 2017. “Temendo il peggio, li abbiamo fermati noi con la scusa di un controllo – ha spiegato il maggiore Lombardi – il 16 mentre Trovato, che doveva colpire con Ismail Rebeshi e Spartak Patozi, pedinava l’auto del ristoratore. Quattro giorni dopo, invece, li abbiamo fermati mentre erano appostati in un parcheggio nei pressi del locale, pronti a prendere a martellate la vittima. Sull’auto avevano due martelli, tre passamontagna e tre paia di guanti, come avevamo sentito dalle intercettazioni”.
Per capodanno il caso è chiuso
Passa Natale e il 29 dicembre 2017 il ristoratore telefona al boss per invitarlo il giorno dopo a pranzo (Trovato ci andrà col barista-sodale Luigi Forieri), dicendogli che per lui la vicenda è chiusa. Il 3 gennaio 2018 parla nuovamente col carabiniere in palestra: “Ma quando poi lo abbiamo invitato a venire in caserma non ha voluto sporgere denuncia. Era spaventato, temeva conseguenze, era in evidente stato di assoggettamento”.
Parrucchiere “disponibile” a incontrare il figlio di Piero Camilli
Pungolato dal difensore Fausto Barili, il maggiore Lombardi ha poi ammesso di non sapere di pregressi rapporti tra Pecci e Trovato, aggiungendo però – ulteriore particolare inedito – che tra i due ci sarebbero stati ulteriori contatti telefonici. “Il 19 aprile 2018, Trovato ha chiesto nuovamente informazioni a Pecci sulla famiglia di Piero Camilli e Pecci si è detto disponibile a incontrare il figlio di Camilli nel suo centro estetico, dandone conto anche alla compagna Fouzia Oufir (ndr, anche lei tra i nove condannati per associaizone di stampo mafioso lo scorso 11 giugno)”.
In compenso è emerso che Pecci avrebbe offerto 180 euro al ristoratore, il quale li avrebbe rifiutati. Ma non la prova che il ristoratore volesse un risarcimento da Pecci. “Dalla telefonata di Trovato all’avvocato del ristoratore non si capisce che tipo di azioni avessero in mente, né il contenuto della lettera dell’11 dicembre alla famiglia Pecci. Ma anche se Trovato resta sul vago, il legale capisce subito di cosa sta parlando”.
Riguardo, invece, alla tentata rapina del 16 dicembre e allo sventato martellamento del 20 dicembre, il comandante Lombardi ha replicato a Barili che gli chiedeva se Pecci sapesse: “Trovato glielo aveva detto che voleva prendere il ristoratore a martellate”.
In primavera la discussione
Entro primavera forse la sentenza. Salvo imprevisti la discussione dovrebbe cominciare ad aprile.Nel frattempo il collegio ha fissato le prossime tre udienza. Si torna in aula il 7 gennaio, il primo febbraio e il primo marzo. Il primo febbraio, a dire la verità, il processo proseguirà a Mammagialla, per ascoltare in videoconferenza dalle rispettive carceri, i coimputati Giuseppe Trovato, Ismail Rebeshi e Spartak Patozi.
Silvana Cortignani
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