Elio Marchetti
Viterbo – Supercar col trucco, processo bis per Elio Marchetti e altri quattro tra cui la sorella.
Nuovi guai giudiziari per l’imprenditore viterbese, anzi vecchi, visto che si tratta di un altro procedimento scaturito dall’operazione Déjà vu, sfociata il 3 maggio del 2017 in sei arresti da parte della guardia di finanza e della polstrada, tra cui il suo, con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale sulle vetture di grossa cilindrata importate dall’estero.
Il processo “Déjà vu due” a Marchetti e altri quattro imputati si sarebbe dovuto aprire ieri davanti al collegio Mattei che però si è astenuto, avendo già sentenziato nel “Déjà vu uno”. E si è astenuto anche dal “Déjà vu tre”, un ulteriore procedimento, quest’ultimo a carico del fornitore tedesco di Marchetti.
Secondo l’accusa, l’associazione a delinquere di cui Marchetti sarebbe stato la mente avrebbe omesso il versamento a favore delle casse dell’erario di Iva dovuta pari a 5 milioni e 400mila euro e di un milione e mezzo di Ires. Ma la presunta parte offesa, ovvero l’agenzia delle entrate, non si è costituita parte civile né oggi, né in passato.
Per quella vicenda, lo scorso 10 luglio, il noto imprenditore viterbese del settore auto è stato condannato in primo grado a cinque anni e quattro mesi in quanto promotore della presunta associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale sulle vetture di grossa cilindrata importate dall’estero.
E’ stato invece condannato a due anni e sei mesi in quanto partecipe (e non anche lui promotore come sosteneva l’accusa) un altro dei presunti complici, l’imprenditore pugliese Domenico Sordo, titolare di un’agenzia di pratiche auto di Foggia.
“Déjà vu bis”, cinque gli imputati
A emettere sei mesi fa la sentenza di condanna di Marchetti è stato il collegio presieduto dal giudice Silvia Mattei (Elisabetta Massini e Giacomo Autizi a latere) che, proprio in quanto ha già espresso un giudizio sui fatti contestati, ieri non ha potuto fare altro che astenersi, rinviando gli atti alla presidente del tribunale Maria Rosaria Covelli perché nomini un’altra terna di magistrati, che non sarà facile trovare, perché tutti o quasi quelli disponibili hanno avuto a che fare con il caso.
Cinque gli imputati del Déjà vu bis. Oltre a Elio Marchetti anche la sorella maggiore Rosalba Marchetti (entrambi difesi dallo studio Massatani e da Marco Valerio Mazzatosta), poi la dipendente Emilia Tiveddu (avvocati Francesco Massatani e Michele Ranucci, Giuseppe De Lucia (Michele Vaira del foro di Foggia) e Domenico Sordo (Francesco Paolo Ferragonio anche lui del foro di Foggia).
“Déjà vu ter”, alla sbarra il fornitore tedesco
Sempre ieri, si sarebbe dovuto inoltre aprire un altro processo legato all’operazione Déjà vu. E anche in questo caso il collegio presieduto dal giudice Mattei si è astenuto per gli stessi motivi di cui sopra. Due gli imputati, nuovamente la dipendente Tiveddu, mentre l’altro è il presunto complice tedesco di Marchetti, a suo tempo indagato a piede libero dalla procura della repubblica di Viterbo.
Si tratta di Adrian Glowats, difeso dall’avvocato Anna De Cesare, gestore della First Trade e referente di Marchetti per la Germania, del quale si è saputo essere destinatario di un avviso di fine indagini nell’aprile 2019.
E’ il fornitore di vetture di lusso di Marchetti, che le importava tramite società cartiere, servendosi di un’agenzia di pratiche auto di Foggia per le immatricolazioni, tramite l’agenzia delle entrate del capoluogo pugliese.
Secondo la difesa per fare prima, secondo l’accusa per eludere il fisco.
Silvana Cortignani
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