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Corte d'assise - Giallo di Ronciglione - Avrebbe dovuto deporre per la difesa di Andrea Landolfi - Rinviate anche le spontanee dichiarazioni del presunto femminicida
Ronciglione – (sil.co.) – Giallo di Ronciglione, ancora un colpo di scena. Non c’è pace per Andrea Landolfi, il pugile romano 31enne accusato di avere ucciso gettandola dalle scale di casa della nonna la fidanzata Maria Sestina Arcuri, 26 anni, la notte tra il 2 e il 3 febbraio 2019. Dopo l’interrogatorio, saltano anche le sue spontanee dichiarazioni. E salta l’intera udienza in cui avrebbe dovuto essere ascoltata, per la difesa, la criminologa Roberta Bruzzone.
Dopo il rinvio dell’interrogatorio chiesto lo scorso 8 gennaio dai difensori Daniele Fabrizi e Serena Gasperini per motivi legati alla salute del proprio assistito e dopo il no alla richiesta di differimento da parte del pm Franco Pacifici giunto lo scorso 27 gennaio inseguito alla visione del diario clinico del carcere di Regina Coeli (nonostante l’imputato fosse pronto in quella data a sottoporsi a esame), l’udienza in programma mercoledì 24 febbraio avrebbe dovuto essere destinata alle spontanee dichiarazioni del 31enne. Invece no.
Niente da fare. Le parti sono state informate ieri dal tribunale del rinvio a data da destinarsi a causa del legittimo impedimento del presidente della corte d’assise Gaetano Mautone a presenziare.
“Non sono mio figlio, sono Andrea”
Lo scorso 27 gennaio, nel frattempo, sono stati acquisiti i verbali di sommarie informazioni di un’altra vicina di casa di Mirella Iezzi, una quarantenne d’origine romena residente anche lei nella palazzina quadrifamiliare di via Papirio Serangeli, a Ronciglione, dove verso le due di notte si sarebbe consumato il delitto.
Sestina, sopravvissuta al volo da un’altezza di tre metri ma ancora viva, seppure in gravissime condizioni, secondo l’accusa sarebbe stata soccorsa troppo tardi da Landolfi, che ha chiamato il 118 solo verso le sei del mattino successivo.
La difesa, da sempre, sostiene che Sestina non fosse così grave da non potersi rialzare, dire du sentirsi bene e raggiungere la camera da letto, come sostiene l’imputato. La giovane si sarebbe aggravata nel corso della notte, sempre secondo la difesa, e la vicina, che si è svegliata all’alba per allattare, l’avrebbe effettivamente sentita ancora parlare con Andrea, verso le 5,30-5,45 del 4 febbraio.
“Mi fai male”, gli avrebbe risposto, mentre lui le avrebbe detto: “Non sono mio figlio, sono Andrea”. Landolfi si sarebbe preoccupato quando la 26enne avrebbe cominciato a straparlare e a dare letteralmente i numeri, non riconoscendolo più e cominciando a perdere sangue dalle orecchie. Circa un’ora dopo è giunta al pronto soccorso dell’ospedale di Belcolle.
“All’arrivo dei soccorritori, Sestina non era da intubare”
“Nessun ritardo di quattro ore. All’arrivo dei soccorritori a casa, Sestina non era da intubare, la situazione è precipitata successivamente, c’è stata un’escalation tipica dei traumi cranici”, secondo gli avvocati Fabrizi e Gasperini, che difendono landolfi anche dall’accusa di omissione di soccorso.
“L’infermiere dell’emergenza sanitaria, quando ha preso in carico la ragazza, l’ha presa a una scala del coma di Glasgow di 15 e non di 5 come ha erroneamente scritto. E 15 è il massimo punteggio. Si tratta di una scala di valutazione neurologica utilizzata da personale medico ed infermieristico per tenere traccia dell’evoluzione clinica dello stato del paziente in coma. Se fosse stata di 8, la ragazza avrebbe dovuto essere intubata, l’autista e l’infermiere non si sarebbero mai azzardati a trasportarla”, spiega.
“Valore 15, invece, vuol dire che il paziente è trasportabile, per cui Sestina è stata caricata sull’ambulanza, sulla quale il medico, che nel frattempo era partito, è salito quando si sono incontrati lungo la strada. Quando il medico è salito a bordo, la scala è 11 tendete al 10, lo stesso quando Sestina arriva al pronto soccorso dell’ospedale. E’ quando arriva in rianimazione che la scala è a 5 e la intubano”, dice la legale.
“Sestina ha avuto uno pneumotorace a Belcolle”
“Sestina ha avuto uno pneumotorace a Belcolle ed è stata intubata quando è arrivata in rianimazione”. “Tra le anomalie rilevate dalla nostra infermiera legale, che stranamente sembrano non interessare la parte civile, ci sono le sit (sommarie informazioni testimoniali, ndr) di due anestesisti: uno ha provocato a Sestina uno pneumotorace ed è dovuto intervenire un altro anestesista che ha dovuto fare un drenaggio per riparare il danno che aveva fatto la sua collega”, sottolinea.