Farnese – (sil.co.) – Riprende il 15 gennaio con la testimonianza dell’ex sindaco Dario Pomarè e di altre quattro presunte vittime il processo al 78enne Antonio Pira e ai figli, accusati di avere massacrato a bastonate i cani dell’ex sindaco di Farnese e devastato il suo oliveto.
Nel frattempo il tribunale del riesame ha confermato la misura di custodia cautelare in carcere per i fratelli Marco e Paolo Pira. Sono i due allevatori d’origine sarda residenti a Farnese, indagati a piede libero per avere pianificato due rapine. La coppia è stata arrestata lo scorso 12 dicembre in seguito al sequestro all’interno di un ovile di un fucile con la matricola abrasa e di una decina di munizioni di cui non avrebbero saputo spiegare la provenienza.
Per i difensori Angelo Di Silvio e Giuseppe Picchiarelli l’arma sarebbe stata detenuta per difendere il bestiame da eventuali attacchi di lupi, particolarmente tenuti nelle campagne della zona. Per il pm Massimiliano Siddi, titolare delle indagini condotte dai carabinieri della compagnia di Tuscania, era destinata a mettere a segno i due colpi contro una coppia dell’Alta Tuscia e un uomo di Montefiascone, nelle cui abitazioni i fratelli Pira sarebbero stati sicuri di trovare decine di migliaia di euro in contanti. Con l’accusa di tentata rapina è indagato a piede libero anche l’unico dei presunti complici emersi dalle intercettazioni, un uomo di Valentano.
Cani uccisi sul terreno del sindaco Dario Pomarè
Disposta dal giudice Silvia Mattei, si terrà venerdì della prossima settimana un’udienza straordinaria per sentire le cinque presunte vittime dei fratelli Pira e del padre Antonio.
La vicenda ha fatto epoca. I tre Pira sono accusati di atti persecutori, furti aggravati, abigeato, detenzione e porto abusivo di armi clandestine, nonché uccisione di animali. All’ex sindaco Pomarè, in particolare, nel febbraio 2015, avrebbero abbattuto 160 olivi e massacrato a bastonate i cani. Arrestati il successivo 28 luglio dai carabinieri nell’ambito dell’operazione Terra Madre, avrebbero agito per vendetta.
Il primo avvertimento è arrivato il 19 febbraio 2015, quando all’ex sindaco è stato raso al suolo un intero oliveto, 160 piante abbattute e non solo. Gli è stato incendiato un casale agricolo, un trattore e un rimessaggio. Poi sono stati uccisi animali da cortile e due cani da caccia.
Dopo Pomarè, avrebbero potuto esserci altre vittime, ma l’intervento dei carabinieri lo ha impedito. I tre, sempre secondo l’accusa, avrebbero voluto compiere altri atti intimidatori nei confronti del resto dei firmatari della lista, una quarantina di persone in tutto da punire una per una, “colpevoli” di aver firmato la riforma, poi approvata, per la regolamentazione dei terreni a uso civico. Un provvedimento che avrebbe costretto i Pira a perdere circa 60 ettari di fondi agricoli a uso pascolo, di cui si erano appropriati nel tempo.
Un atto intimidatorio che non ha avuto precedenti in tutta la provincia. Le indagini sono state portate avanti grazie a intercettazioni ambientali che hanno permesso di orientare le indagini verso i tre pastori. Durante le perquisizioni sono stato trovati scanner, circa 500 cartucce a palla singola, quattro passamontagna, tre cartuccere, diversi pugnali del genere proibito, un puntatore laser notturno.
Al termine dell’inchiesta furono denunciate a piede libero altre tre persone, due per detenzione abusiva di armi e un’altra perché, secondo le investigazioni, avrebbe fiancheggiato i tre componenti in diverse occasioni legate agli atti intimidatori.
Presunzione di innocenza
Per indagato si intende semplicemente una persona nei confronti della quale vengono svolte indagini preliminari in un procedimento penale.
Nel sistema penale italiano vige la presunzione di innocenza fino alla sentenza definitiva. Presunzione di innocenza che si basa sull’articolo 27 della costituzione italiana secondo il quale una persona “non è considerata colpevole sino alla condanna definitiva”.